I videogiochi alleati dell’apprendimento: nuove evidenze scientifiche per l’educazione digitale
“Dal punto di vista della psicologia cognitiva esiste ormai un corpus di evidenze piuttosto solido sui lati positivi di queste tecnologie”, afferma l’esperta. Lo studio “Learning and Transfer: A Perspective From Action Video Game Play” ha analizzato videogiochi commerciali, non creati ad hoc per la ricerca, rivelando risultati sorprendenti. I giochi d’azione sviluppano la rotazione mentale degli oggetti, il tracking visivo degli stimoli in movimento e, soprattutto, la capacità di “apprendere come apprendere”.
Applicazioni terapeutiche nella scuola e nella sanità
L’innovazione tecnologica ha generato videogiochi terapeutici con finalità specifiche. EndeavorRx, approvato nel 2020 dalla FDA statunitense, rappresenta il primo esempio di gaming digitale destinato ai bambini con sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). La realtà aumentata e la realtà virtuale ampliano ulteriormente le possibilità di intervento.
Linee guida per un uso educativo responsabile
La supervisione genitoriale rimane fondamentale per trasformare il gaming in strumento educativo. L’esperta suggerisce di monitorare gli effetti sui ragazzi, osservando come si sentono prima e dopo ogni sessione di gioco. Il dosaggio rappresenta l’elemento cruciale: “La norma potrebbe essere 30-40 minuti al giorno, massimo 3 volte la settimana”, precisa la ricercatrice.
Le fasce d’età determinano modalità diverse di approccio. Fino ai 2 anni ogni dispositivo va evitato, tra i 6 e i 12 anni è possibile iniziare con controllo dei contenuti, mentre dai 13 ai 18 anni il ragazzo può sviluppare un uso più autonomo. La ricerca conferma che un consumo massivo resta dannoso, ma un utilizzo moderato e guidato può trasformare i videogiochi in preziosi alleati dell’apprendimento digitale.
Source link