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I raid di Trump contro gli immigrati metton o in ginocchio le imprese Usa

«Sono un sostenitore di Trump, ma non credo che le retate contro gli immigrati siano una soluzione. Anzi, qui stanno facendo solo danni: dopo ogni azione degli agenti dell’Ice gli operai scompaiono, i cantieri si svuotano e il lavoro si ferma. Sto perdendo decine di migliaia di dollari». Robby Robertson, dirige un cantiere nella città di Mobile in Alabama, sul Golfo del Messico, dove si sta costruendo un grande centro ricreativo: un progetto da 20 milioni di dollari per 8mila metri quadrati. Per lui le azioni durissime volute da Donald Trump contro gli immigrati sono un problema per l’attività economica. Non ne fa, insomma, una questione ideologica o di diritti umani, ma conta le perdite in bilancio.

«Nel mio cantiere lavoravano a pieno ritmo oltre 100 operai, in gran parte provenienti dal Messico e dall’America Centrale: ora – spiega – almeno la metà se ne sono andati e non trovo chi li sostituisca, non so davvero come andremo avanti». A fare sparire gli operai di Mobile è stata un’irruzione che gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement hanno fatto a fine maggio a Tallahassee, in un cantiere della Florida, a circa 370 chilometri di distanza. Gli arresti, a decine, e le successive deportazioni hanno spaventato gli immigrati cosiddetti illegali e anche quelli con regolare permesso di soggiorno, in tutti gli Usa. «Hanno paura anche quelli che hanno il visto – dice con rassegnazione – perché hanno l’aspetto giusto per essere presi, a causa del colore della loro pelle».

Senza operai immigrati si fermano i cantieri in Alabama

Nel cantiere manca la squadra di addetti alla copertura del tetto, non ci sono elettricisti, idraulici, muratori. Quasi impossibile rimpiazzarli in uno Stato come l’Alabama dove la disoccupazione è al 3,2%. «Eravamo in linea con i tempi di consegna, ma ora – spiega Robertson – siamo indietro di almeno tre settimane: ci costerà almeno 84mila dollari, 4mila per ogni giorno di ritardo».

Le costruzioni sono l’esempio forse più drammatico delle ripercussioni negative che le misure contro i migranti stanno avendo sulle imprese: i raid, dettati dal fervore dell’amministrazione, hanno colpito ovunque, dal Tennessee allo Stato di Washington, dal Texas a New York, in tutti i settori. «Vengono fermati e deportati – spiegano all’American Immigration Council – persone che nella gran parte dei casi non hanno precedenti penali, nemmeno processi in corso, persone che negli Usa lavorano da decenni con un contratto legale, pagano le tasse e versano i contributi, anche se non hanno un visto regolare».

Negli Usa almeno 8,3 milioni di lavoratori immigrati senza visto

La guerra scatenata dalla destra populista contro i migranti sta mettendo in ginocchio un crescente ventaglio di business. I numeri rivelano quanto siano determinanti i cosiddetti clandestini, gli immigrati senza documenti, per l’economia Usa. Jennifer Van Hook, docente di sociologia e demografia alla Pennsylvanya State University, calcola che dei 51,3 milioni di abitanti nati all’estero, il 49% ha la cittadinanza americana, il 19% circa ha un permesso di residenza permanente, il 5% ha comunque un visto regolare, mentre il restante 27% non ha documenti validi. Almeno 14 milioni di persone per Trump e i suoi ministri, sono dunque irregolari, anche se in quasi un caso su due sono negli Usa da almeno vent’anni, e sono sempre più integrate nelle comunità.


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