“I Radiohead non suoneranno più in Israele finché ci sarà il regime Netanyahu”. Jonny Greenwood dissente

Mentre cresce l’attesa per il loro ritorno in tour dopo 7 anni, tutti e cinque i membri dei Radiohead hanno partecipato a una lunga intervista con Jonathan Dean per The Sunday Times. Nel corso della conversazione, Thom Yorke è tornato sulla controversa decisione della band di esibirsi a Tel Aviv nel 2017 e sulle polemiche che ne seguirono. “Ero in hotel,” ha ricordato, “quando un tipo – chiaramente ben collegato ai vertici – si è avvicinato per ringraziarmi. Mi ha davvero sconvolto. Mi sono reso conto che il concerto era stato strumentalizzato. A quel punto ho capito, in parte. All’epoca pensavo che suonare lì avesse un senso, ma non appena quell’uomo si è avvicinato ho pensato: portatemi via da qui, subito”. 
Quando Dean gli ha chiesto se oggi si esibirebbe di nuovo in Israele – precisando che l’intervista è avvenuta prima dell’ultimo cessate il fuoco tra Israele e Hamas – Yorke è stato netto: “Assolutamente no. Non vorrei trovarmi a 8.000 chilometri dal regime di Netanyahu. Ma Jonny ha radici lì, quindi lo capisco”. Yorke ha da tempo espresso posizioni critiche nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del suo governo.
Jonny Greenwood, sposato con l’artista israeliana Sharona Katan e collaboratore del musicista Dudu Tassa, ha espresso un punto di vista opposto: “Rispetto Thom, ma non sono d’accordo,” ha detto. “Penso che un boicottaggio finisca solo per rafforzare il governo, che può dire: ‘Tutti ci odiano, quindi facciamo ciò che vogliamo’. Ed è proprio questo il pericolo maggiore”.
Yorke ha poi affrontato la questione delle pressioni provenienti dai sostenitori della causa palestinese, incluso il movimento BDS (Boycott, Divestment and Sanctions), che accusano i Radiohead di complicità con la politica israeliana a Gaza. “È una cosa che mi tiene sveglio la notte,” ha confessato. “Mi dicono cosa ho fatto della mia vita, cosa dovrei fare ora e che tutto ciò in cui credo non ha valore. Vogliono cancellare qualcosa che significa moltissimo per milioni di persone. Ma ciò che ho creato non appartiene a loro, e non credo di essere una cattiva persona”.
L’anno scorso Yorke è stato interrotto sul palco da un manifestante pro-palestinese. “Di recente mi è capitato che mi gridassero ‘Free Palestine!’ per strada,” ha raccontato. “Una volta mi sono fermato a parlare con un ragazzo. Mi ha detto che dovrei prendere le distanze da Jonny. Ma io gli ho risposto: ‘Noi due qui, a urlarci addosso a Londra? I veri criminali, quelli che dovrebbero essere davanti alla Corte Penale Internazionale, se la ridono vedendoci litigare sui social o in strada, mentre continuano a uccidere nell’impunità’. Tutto questo è solo impotenza. È una specie di caccia alle streghe in miniatura. Capisco la rabbia, ma è strano trovarsi dall’altra parte”.
Greenwood, che ha affrontato forti critiche per aver suonato a Tel Aviv nel pieno della guerra del 2024, ha aggiunto: “È la rappresentazione perfetta della sinistra: cerca traditori, mentre la destra cerca convertiti. Ed è deprimente che noi siamo il bersaglio più vicino che trovano.” Il chitarrista ha rivelato di essere al lavoro su un nuovo album con musicisti israeliani e mediorientali – un progetto nello spirito di Jarak Qaribak del 2023 – ma ha ammesso di sentirsi “spaventato anche solo a dirlo”. “Eppure questo, per me, è ciò che significa essere progressisti,” ha concluso. “Fischiare a un concerto, quello non mi sembra né coraggioso né progressista”.
Anche il chitarrista Ed O’Brien ha detto la sua sulla questione, dichiarando: “Avremmo dovuto suonare anche a Ramallah, in Cisgiordania. Non ho intenzione di giudicare nessuno,” ha aggiunto, riferendosi alle posizioni dei suoi compagni di band. “Ma la verità cruda è che, anche se un tempo eravamo molto uniti, ormai non parliamo quasi più tra di noi – e va bene così”.
Il batterista Philip Selway ha aggiunto: “Quello che il movimento BDS ci chiede è impossibile. Vogliono che prendiamo le distanze da Jonny, ma questo significherebbe la fine del gruppo, e Jonny agisce partendo da un principio morale molto forte. Però è strano essere emarginati da artisti con cui, in generale, ci siamo sempre sentiti affini”.
In passato, Yorke aveva risposto alle polemiche sul concerto della band a Tel Aviv affermando: “Suonare in un Paese non significa appoggiarne il governo. Non sosteniamo Netanyahu più di quanto sosteniamo Trump”.
I Radiohead si preparano dunque a tornare sul palco dopo sette anni di assenza.
L’attesa dei fan è naturalmente concentrata anche sulla scaletta dei live. 
Thom Yorke e compagni hanno svelato i primi dettagli sulla scenografia e sulla struttura dei concerti. Il palco, spiegano, sarà collocato al centro dell’arena, con il pubblico disposto tutt’intorno per garantire una visibilità totale a 360 gradi. Un’idea non del tutto inedita per i Radiohead: come ha ricordato il batterista Philip Selway, già nel 1993 la band aveva sperimentato una soluzione analoga durante un tour in Canada, quando apriva per i Ned’s Atomic Dustbin.
Per quanto riguarda la scaletta, il gruppo ha deciso di affidarsi a una sorta di “comitato artistico” interno, composto da Thom Yorke, Ed O’Brien e dallo stesso Selway. I tre, a quanto pare, stabiliranno la sequenza dei brani poche ore prima di ogni concerto, promettendo variazioni significative di serata in serata. La rosa dei brani tra cui scegliere è stata ridotta a circa 65 titoli.
In precedenza il bassista Colin Greenwood aveva rivelato: “Suoneremo qualsiasi cosa, in qualsiasi ordine, in qualsiasi momento. Abbiamo un atteggiamento da buskers nei confronti della setlist dei Radiohead. Credo che sarà la prima volta che faremo concerti senza nuovo materiale in lavorazione, ma non si sa mai: potrebbero esserci delle sorprese, oppure no”.
Il calendario online sul sito ufficiale prevede anche più concerti consecutivi in ciascuna città. Ecco le date:
- Madrid (Movistar Arena) – 4, 5, 7, 8 novembre
- Bologna (Unipol Arena) – 14, 15, 17, 18 novembre
- Londra (The O₂ Arena) – 21, 22, 24, 25 novembre
- Copenaghen (Royal Arena) – 1, 2, 4, 5 dicembre
- Berlino (Uber Arena) – 8, 9, 11, 12 dicembre
L’ultimo album dei Radiohead, “A Moon Shaped Pool“, risale al 2016. L’anno successivo, la band ha pubblicato una riedizione per il 20º anniversario del fondamentale Lp “OK Computer“, intitolata “OKNOTOK 1997 2017“, e nel 2021 ha rilasciato “Kid A Mnesia“, una raccolta per l’anniversario contenente le tracce di “Kid A“, “Amnesiac” e materiale inedito. Da allora, però, Yorke si è concentrato su The Smile, progetto che ha creato con Greenwood e il batterista Tom Skinner.




