Emilia Romagna

I Punti nascita sottodimensionati non riapriranno, la Regione “non transige”


“Tenere aperti i punti nascita dove non c’è un sufficiente numero di parti è un rischio per le donne e i bambini. Su questo non transigeremo”. Con queste parole il neo assessore regionale alla sanità Massimo Fabi durante una seduta della commissione assembleare ha marcato in maniera netta la linea della Giunta sul tema dei punti nascita. Un tema che riguarda da vicino il territorio modenese, dove negli anni scorsi sono stati chiusi, come noto, i punti di Pavullo prima e di Mirandola poi.

La decisione della Regione Emilia-Romagna raccoglie il plauso anche del virologo Roberto Burioni, che oggi sui social rilancia le dichiarazioni dell’assessore. E condivide: “Un reparto di ostetricia con poche nascite è un rischio per la madre e per il neonato. Bisogna chiuderlo perché non è solo una spesa inutile, ma è una spesa dannosa”. Secondo Burioni, questa “non è una scelta politica, non è una questione di destra o di sinistra, ma una decisione sensata e scontata che si basa su solidissimi dati scientifici”.

Per cui, esorta il medico, “basta proteste e basta strumentalizzare questa sacrosanta razionalizzazione della spesa sanitaria. Per fortuna la medicina non è più quella degli anni ’50, nei quali si costruiva un ospedale in ogni cittadina”, conclude Burioni.

Di tutt’altro avviso il Segretario Provinciale della Lega Guglielmo Golinelli: “Il PD, per bocca del suo assessore “tecnico” Massimo Fabi, getta finalmente la maschera sulla questione dei punti nascita periferici. Non che avessimo mai avuto dubbi: bastava leggere le relazioni tecniche della Regione Emilia-Romagna per capire che non c’era alcuna volontà di riaprirli. Si è solo fatto polemica politica con il governo centrale, cercando di addossargli responsabilità che non ha”.

“La chiusura dei punti nascita in molte realtà periferiche non è una conseguenza inevitabile, ma una scelta politica ben precisa del PD e della Regione, tant’è che in Lombardia sono ancora aperti punti nascite come Pieve di Coriano nel mantovano, o Chiari  provincia di Brescia. Lo dimostra il caso di Mirandola, dove nel 2022 il punto nascita è stato “sospeso” con il pretesto della mancanza di personale. Ma chi decide di non far ruotare i medici e gli operatori all’interno delle strutture provinciali? La Regione stessa. È evidente quindi che si è voluto scientemente privare il territorio di questo servizio essenziale, senza nemmeno provare a trovare soluzioni alternative – chiosa Golinelli – La sanità è fatta di scelte politiche, di attenzione ai territori e di servizi garantiti a tutti, non solo a chi vive nelle città. Il PD ha dimostrato, ancora una volta, di non avere alcun interesse nel tutelare le comunità periferiche. La Lega continuerà a battersi affinché la sanità regionale sia davvero accessibile a tutti, senza discriminazioni tra cittadini di serie A e di serie B”.


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