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I “gravi errori” del tycoon. E quelli dello Zar


I "gravi errori" del tycoon. E quelli dello Zar

Definire «un grave errore» lo spaventoso massacro di civili ucraini compiuto domenica dai russi a Sumy è solo l’ultimo dei gravi errori di Donald Trump. Negare goffamente l’infame realtà di due missili sparati nello stesso punto a distanza di pochi minuti, con l’evidente intento di far strage anche dei soccorritori, sostenendo che l’azione non fosse intenzionale, è molto peggio: perché rende manifesta l’intenzione di Trump di evitare l’unica definizione corretta dell’accaduto («crimine di guerra»), facendosi beffe della verità. La spiegazione è ovvia: se parlasse di crimine, se accettasse l’invito di Zelensky a venire in Ucraina per accertarsi con i suoi occhi di quello che i russi stanno facendo mentre parlano di pace, il suo disegno di ricostruire normali relazioni con Vladimir Putin verrebbe meno e con esso l’obiettivo principe di ricominciare a guadagnarci una montagna di dollari. Quello di Trump è un grave errore perché il suo disegno è irrealizzabile. Putin infatti non si fida di Trump: lo sa uguale a sé nel totale disprezzo delle regole, lo considera troppo imprevedibile e, più ancora, non lo giudica alla sua altezza come statista. E così lo prende in giro: Trump ha mandato l’incompetente mediatore Witkoff a stringergli la mano perché spera di condizionarlo, ma mentre Witkoff gli parla di pace, Putin fa massacrare donne e bambini ucraini con le sue bombe. Non vuole la pace (come del resto Zelensky, per opposte ragioni) perché punta a vincere sul campo con l’aiuto di un presidente Usa che infila figuracce una dopo l’altra: chiamiamoli pure errori, se così preferiamo, ma la sua è solo incapacità. Non c’è nessuna strategia, soltanto avidità di denaro e vanità personale, da soddisfare cingendosi il capo con l’alloro di una pace imposta all’Ucraina. Anche Putin fa grossi errori. S’illude che la Russia sia la superpotenza che non ha i mezzi per essere. Sbaglia, soprattutto, quando crede che gli ucraini se davvero Trump li abbandonerà al loro destino alla fine si sottometteranno. La lotta invece continuerebbe per anni, grazie alle armi prodotte in proprio oltre a quelle fornite da un’Europa che ha capito che lasciar vincere Putin sarebbe un suicidio. Concetto chiarissimo ai tre soggetti che dispongono di armi e risorse (Starmer, Macron e Merz) e tanto basterà per impedire a Putin, che sta già grattando il fondo del barile dell’economia del suo Paese, di cantar vittoria. Ma l’errore più imperdonabile è quello che commette chi, in America come in Europa e in Italia, crede che una pace firmata Trump & Putin sia conveniente. A costoro sfugge che gli ucraini conoscono alla perfezione il destino orrendo di persecuzioni genocidarie e di asservimento coloniale che li attenderebbe sotto l’occupazione russa. Le basi per una convivenza pacifica tra russi e ucraini non esistono.

A una pace ufficiale subita da Kiev seguirebbe l’incrudimento di una sorda e inestinguibile guerriglia, feroce al di là dell’immaginabile, che continuerebbe a vederci coinvolti. È incredibile l’ottusità di chi non comprende questa evidenza.


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