Economia

I dazi di Trump affossano le Borse europee, colpite auto e farmaceutica

Continuano a traballare le Borse mondiali, scosse dall’incertezza legata alle parole e alle azioni di Trump, e preoccupate dal loro impatto sulla crescita. Ieri è stata l’Europa a cadere, in una prima parte di giornata dominata dallo spettro di una recessione Usa e dalla nuova escalation tariffaria annunciata dal presidente nei confronti del Canada, poi rientrata in serata. Mentre Wall Street, reduce da un lunedì nero, è andata sulle montagne russe, aprendo male, provando a riprendersi dopo l’ipotesi di cessate il fuoco in Ucraina e poi chiudendo in perdita, anche se più limitata del giorno precedente (S&P 500 a -0,8%, Dow a -1,1%, Nasdaq a -0,2%).

Automotive e farmaceutica in rosso

A penalizzare i listini del Vecchio Continente, con le 600 maggiori società che hanno bruciato 279 miliardi di capitalizzazione, è soprattutto il nuovo affondo sui dazi. Non a caso i titoli più colpiti sono quelli dell’auto, molto esposti al commercio Nordamericano al centro del botta e risposta tra Trump («farò chiudere definitivamente la produzione in Canada») e il nuovo leader vicino di casa Carney. Stellantis ha perso il 6%, Volkswagen il 3,2, Mercedes e Porsche oltre il 2,5. Male anche la farmaceutica, grande esportatrice oltre Atlantico. Piazza Affari ha lasciato sul campo l’1,38%, in linea con gli altri listini europei.

Summers: “Gli Usa in recessione al 50%”

I mercati vanno su e giù ma noi dobbiamo ricostruire questo Paese, ha detto ieri Trump, confermando che – almeno per ora – non pare curarsi degli effetti delle sue politiche sull’economia finanziaria. Boccheggia anche quella reale però, con i dati di febbraio che confermano il terzo mese consecutivo di calo della fiducia delle piccole imprese americane. Ieri l’ex segretario al Tesoro Larry Summers (democratico) ha detto che la possibilità che gli Stati Uniti vadano in recessione sono del 50% e oggi tutti gli occhi saranno puntati sulla lettura dell’inflazione, per capire se confermerà una temibile ripresa dei prezzi. Dopo il crollo di lunedì ha recuperato qualcosa almeno Tesla (+5%), con Trump che ha soccorso l’alleato Musk comprando e facendosi consegnare una delle sue elettriche a favore di fotografi.

La divergenza europea

Nonostante il calo di ieri le aspettative sull’Europa restano un po’ più rosee, o almeno meno grigie e incerte rispetto a quelle sugli Stati Uniti. Lo conferma l’ulteriore apprezzamento dell’euro, tornato a 1,09 nel cambio con il dollaro, su livelli che non vedeva da quattro mesi. La domanda è se questa divergenza potrà continuare. Si vedrà come oggi i listini del Vecchio Continente reagiranno alla prospettiva di una tregua in Ucraina, emersa dopo che le contrattazioni erano già chiuse. Ma molto dipenderà anche dal destino dei piani di spesa, militare e non, europei e tedeschi. E da quello che succederà il 2 aprile, quando Trump dovrebbe far scattare le tariffe contro il Vecchio Continente. Manca un’eternità, durante la quale il presidente americano dirà tutto e il suo contrario.


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