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I dazi al 30% di Trump, il braccio di ferro transatlantico e l’imbarazzo di Meloni: tra Usa e Ue è guerra commerciale

E la Casa Bianca ha anche avvertito: ogni eventuale contromisura europea comporterà un ulteriore aumento delle tariffe

La lettera inviata da Donald Trump a Ursula von der Leyen ha scosso Bruxelles e le capitali europee: dal 1° agosto 2025 gli Stati Uniti imporranno una tariffa doganale del 30% su tutti i prodotti dell’Unione Europea esportati negli USA. Una mossa che supera di gran lunga le aspettative di un compromesso al 10%, scenario su cui aveva lavorato la Commissione europea nelle ultime settimane.

Trump non si è limitato a minacciare i dazi, ma ha anche avvertito: ogni eventuale contromisura europea comporterà un ulteriore aumento delle tariffe. La Casa Bianca chiede inoltre che l’Europa apra completamente i propri mercati ai prodotti americani e rimuova tutte le barriere tariffarie e non tariffarie, in particolare quelle sanitarie che limitano l’accesso di cibi e beni statunitensi.

La reazione europea: tra dialogo e minaccia di contromisure

La risposta di Ursula von der Leyen è arrivata in tempi rapidi: la presidente della Commissione europea ha espresso “ferma disapprovazione” e ha sottolineato come dazi di questa portata “sconvolgerebbero le principali catene di approvvigionamento transatlantiche, a scapito di imprese, consumatori e pazienti su entrambe le sponde dell’Atlantico”.

L’Unione Europea mantiene aperta la porta al negoziato fino all’ultimo minuto utile, ma prepara un arsenale di contromisure calibrate, pronte a scattare già dal 1° agosto in assenza di un accordo. Tra le misure allo studio: dazi su beni-simbolo degli Stati Uniti come Harley-Davidson, Levi’s, burro d’arachidi e prodotti agricoli, per un valore stimato di 21 miliardi di euro, e un secondo pacchetto che potrebbe colpire la tecnologia e l’automotive fino a 72 miliardi. In coda, il “bazooka” delle sanzioni alle Big Tech americane.

Italia tra prudenza e polemiche politiche

Il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, adotta una linea di prudenza: si punta a evitare polarizzazioni e a mantenere la freddezza nei 19 giorni che restano prima della scadenza del negoziato. Palazzo Chigi sostiene pienamente gli sforzi della Commissione europea e auspica un “accordo equo” che rafforzi l’Occidente, evitando uno scontro commerciale che non avrebbe senso nello scenario attuale.

All’interno della maggioranza, però, non mancano le tensioni. La Lega punta il dito contro Bruxelles e la “trazione tedesca” dell’Europa, sostenendo che sarebbe stata più vantaggiosa una trattativa bilaterale con Washington. Claudio Borghi e Alberto Bagnai sottolineano che l’UE decide i dazi sulle merci estere, ma non su quelli che subiscono le nostre merci negli USA. Il governo, tuttavia, ribadisce che la politica commerciale è competenza esclusiva europea e che la linea resta quella della responsabilità e della cautela.

L’attacco delle opposizioni: “Governo incapace e ininfluente”

Le opposizioni attaccano duramente l’esecutivo. Elly Schlein (PD) denuncia la “follia autarchica” americana e chiede a Meloni una “presa di posizione netta e forte”. Giuseppe Conte parla di “trattativa assurda, da dilettanti” e di svendita dell’interesse nazionale. Matteo Renzi auspica che gli imprenditori italiani si sveglino dalla “cotta” per un governo “incapace e ininfluente”, mentre Carlo Calenda stigmatizza la “strategia di strisciare ai piedi di Trump”. Nicola Fratoianni definisce il presidente USA “un gangster” e chiede una risposta europea immediata, soprattutto sulle Big Tech. Angelo Bonelli invita il governo a bloccare gli acquisti di GNL e armi dagli USA e chiede a Meloni di riferire in Parlamento.

Francia e Germania: falchi e colombe nell’UE

Il presidente francese Emmanuel Macron guida la linea dura, evocando la necessità di “contromisure credibili” e persino la cosiddetta “arma nucleare” delle sanzioni commerciali, attraverso il meccanismo anti-coercizione che autorizza misure unilaterali, restrizioni agli investimenti e agli appalti pubblici per aziende di Paesi ostili. Germania e Paesi Bassi, invece, invitano alla prudenza e all’unità, sottolineando la necessità di negoziare pragmaticamente una soluzione con gli USA.

Rischio escalation e impatto economico

Il rischio di una guerra commerciale è reale e preoccupa sia le istituzioni europee che il mondo delle imprese. La minaccia di dazi al 30% rappresenta un duro colpo per le esportazioni europee, in particolare per l’Italia, che secondo alcune stime potrebbe perdere fino a 35 miliardi di euro. Nel frattempo, gli USA vedono aumentare le entrate doganali, ma restano le incognite su inflazione, rincari interni e reazione dei mercati finanziari.

Il confronto tra falchi e colombe proseguirà nelle prossime settimane, con il Coreper (il comitato degli ambasciatori UE) pronto a valutare l’attivazione delle contromisure. Il dialogo resta possibile, ma la tensione è alle stelle e la partita si giocherà tutta nei prossimi giorniCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA




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