I dazi al 100% sui chip non spaventano: promesse ed esenzioni salvano i big tecnologici
MILANO – Minacce da una parte, promesse dall’altra. Così Paesi e aziende provano a mitigare l’effetto delle parole delle sortite di Donald Trump in tema di guerra commerciale. L’ultima è la minaccia di dazi al 100% sull’importazione di chip negli Usa. Evitabile, secondo Trump, con l’impegno a portare produzioni direttamente sul suolo americano.
Si spiega così la reazione tutto sommato blanda sui mercati asiatici, vasta area di produzione di semiconduttori, all’annuncio Usa. Salva – benché non direttamente produttrice di chip- anche Apple, che proprio ieri ha annunciato un maxi investimetno da 100 miliardi di dollari negli Usa. Lo scambio è stato reso manifesto dalla stesso Trump: “Imporremo dazi molto elevati su chip e semiconduttori, ma la buona notizia per aziende come Apple è che se producete negli Stati Uniti, o avete preso un impegno concreto a farlo, non ci saranno costi aggiuntivi,” ha detto il presidente ai giornalisti.
Salve anche Tsmc e Samsung
Al riparo anche Tsmc, colosso taiwanese dei chip, che nei mesi scorsi aveva già annunciato massicci investimenti sul suolo Usa. Lo ha confermato anche il ministro del Consiglio per lo Sviluppo Nazionale di Taiwan, Liu Chin-ching, spiegando che l’azienda sarà esente dai dazi statunitensi, anche se alcune aziende locali ne saranno colpite. Il ministro del Commercio sudcoreano Yeo Han-koo ha riferito alla rete SBS che né Samsung né SK Hynix pagheranno quei dazi, visto che entrambe hanno investito negli USA.
Da Apple a Microsoft, le promesse delle aziende in chiave anti-dazi
L’annuncio di ieri di Apple, che integra l’impegno monstre da 500 miliardi di dollari comunicato già alla Casa Bianca, si inserisce nel solco di altri annunci fatti nel corso dei mesi dalle grandi aziende con l’obiettivo di scongiurare i dazi di Trump. Dai 200 miliardi promessi da Nvidia a i 40 di Microsoft, passando per gi impegni del settore auto, 21 miliardi da Hyundai e 5 miliardi da Stellantis, società controllata da Exor, la holding proprietaria anche di Repubblica attraverso Gedi.

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