Trentino Alto Adige/Suedtirol

I caffè di periferia: «Sugli aumenti teniamo duro» – Cronaca



BOLZANO. Dietro il bancone del bar Sole di via Parma, Yuexiang Fan, In Italia dal 2017, ha fotografato perfettamente l’aumento del prezzo del caffè negli ultimi sette anni. «Ho iniziato a 90 centesimi – racconta, sorprendendosi lui stesso – poi, mano a mano, il prezzo è dovuto salire… 1 euro… 1 euro e 10… e 20… e 30». 

Poi stop, «per ora», ai rialzi. In centro storico la tazzina – salvo alcuni rari esempi di consumi al bancone – è tra l’uno e sessanta e l’uno e ottanta da ormai un anno. La media bolzanina, con i prezzi più alti d’Italia, è di 1,43 euro: dal 2021 quasi il 20% in più. A dirlo sono i dati del Centro di formazione e ricerca sui consumi. Il costo della materia prima lo scorso autunno è lievitato di due euro al chilo, e purtroppo è destinata a crescere ancora. 



Tra le principali cause c’è la crisi climatica, unita ad altri fattori, come la difficoltà nei trasporti e le spese di produzione. Girando tra i caffè bolzanini s nota che c’è un abisso tra i prezzi del centro e quelli della periferia. «Li capisco – spiega Giada Wang, del bar Halley – hanno degli affitti molto alti». Nei rioni, d’altra parte, i rialzi sono recepiti molto peggio dall’utenza: se il centro può contare sui turisti, alzando le differenze di prezzo tra caffè al banco e al tavolo, i cittadini dei quartieri si rivoltano anche di fronte a dieci centesimi in più. Per questo motivo nel quadrante via Resia, via Parma e via Sassari il prezzo del caffè rimane a 1,30 massimo 1,40, per gli esercenti che all’ennesimo rincaro hanno deciso di resistere e non aggiornare il listino. Come reagiscono i clienti ai rialzi dei prezzi? «Ogni aumento è una rivolta», spiegano al bar Torre. 

«Qui vengono clienti storici, gli stessi da dieci anni – prosegue Fan del bar Sole – ho pensato di salire a 1,50 euro per rientrare nelle spese – oltre al caffè, che è salito di più del 20% in pochi mesi, c’è il prezzo del latte, l’acqua, la corrente – però per loro sarebbe stato un aumento troppo alto. Per ora rimaniamo così, per fedeltà alla nostra clientela». Lo stesso al caffè Firmian, dove il giovane gestore Erivan Esposto, dietro il bancone da tre anni, racconta di essere salito da 1.20 euro a 1.30 con l’obiettivo di «rimanere così». «Nei quartieri popolari è difficile riversare l’aumento della spesa sui clienti – racconta Federico Intini del bar Malù – C’è un altro tipo di percezione del bar. Noi cerchiamo finché è possibile di mantenere gli stessi prezzi, poi però bisogna adeguarsi. Avevamo resistito anche all’aumento della birra fino a un paio di mesi fa, ma poi abbiamo dovuto alzare di venti centesimi. In centro alcuni locali possono aumentare il prezzo e calare la quantità, noi abbiamo una clientela più abituale e quindi più attenta». 

Il rischio del caro-tazzina è che si vada a perdere il rito del caffè al bar. Momento che genera incontri, scambi di opinioni e che unisce la comunità di quartiere. «Quando abbiamo aumentato il prezzo, in tanti ci hanno detto che avrebbero cominciato a bere il caffè solo a casa – spiega Sabrina Geracitano del bar Murphy’s – Va bene, però è un peccato. Dietro il prezzo di una tazzina molti non capiscono che c’è il servizio, la lettura del giornale, l’uso del bagno se serve». Ma soprattutto, c’è il sorriso del barista, l’atmosfera del locale. Sarebbe un peccato se si perdesse tutto questo, soprattutto nei rioni.




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