Cultura

I “Better Times” di Lee “Scratch” Perry

Nel panorama musicale giamaicano dell’estate 1971, un nome risuonava con particolare intensità negli studi di registrazione di Kingston: Lee “Scratch” Perry. Il geniale produttore, ormai riconosciuto come una delle menti più creative dell’isola, stava forgiando un suono che avrebbe definito un’intera epoca. Oggi, grazie alla meticolosa opera di recupero della Doctor Bird, possiamo immergerci nuovamente in quel periodo magico con “Better Times – The Jamaican Upsetter Singles 1971 Chapter II”, una doppia compilation pubblicata da Cherry Red Records.

Il nuovo capitolo di questo mastodontico progetto di riscoperta e valorizzazione arriva a pochi mesi di distanza dal precedente volume “Lee Scratch Perry Presents Confusion”, di cui abbiamo già parlato qui su Indie For Bunnies. Questa nuova raccolta ci ritrasporta nel cuore pulsante della Upsetter Records in quel prodigioso 1971, quando il reggae stava attraversando una fase di straordinaria evoluzione.

Nei mesi analizzati dalla compilation Perry, già attivissimo nelle vesti di produttore indipendente, si avvaleva principalmente dei servizi di una delle band più raffinate dell’isola, ovvero The Now Generation. Con questi talentuosi session men creò un suono più sofisticato rispetto alle sue produzioni precedenti, pur mantenendo intatto il suo approccio sperimentale alla musica.

Le tracce raccolte in questi due CD fotografano un momento cruciale: il reggae manteneva ancora forti legami con rocksteady, ska, soul, pop e R&B, ma aveva già sviluppato caratteristiche mature e inconfondibili, con la comparsa di quelle prime, timide atmosfere “rarefatte” che sembravano suggerire l’avvento del dub.

Il valore di questa compilation risiede non solo nella qualità delle registrazioni, ma anche nella loro rarità: molti singoli qui inclusi, infatti, vedono per la prima volta la luce su CD, mentre altri risultavano introvabili da tempo immemore.

Tra i gioielli della raccolta spicca “Ginalship” di Max Romeo, un brano che testimonia l’evoluzione artistica dell’interprete. Romeo, già frontman del trio vocale The Emotions, aveva in parte assaggiato il successo internazionale con la provocatoria “Wet Dream”, ma si stava sempre più orientando verso tematiche impegnate. “Ginalship”, termine giamaicano che si traduce approssimativamente come l’arte dell’inganno o corruzione, rappresenta perfettamente questa sorta di svolta in chiave roots reggae.

Non meno affascinante è “Zion” di Danny & The Flames, che esemplifica la capacità di Lee “Scratch” Perry di catturare l’essenza spirituale del nascente sound reggae, mentre “Alpha and Omega” di Dennis Alcapone dimostra come il toasting stesse già trovando la sua forma definitiva nelle mani del visionario produttore. “Trying My Faith” dei Bleechers completa questo poker di eccellenze, mostrando la versatilità di un catalogo che spaziava dalle cover di successi soul e pop ai primi esperimenti roots.

La compilation rivela anche collaborazioni meno note ma ugualmente preziose, come quelle con Paul Freeman e Donald Smythe, due cantautori tra i più “oscuri” del periodo, o con Hortense Ellis, sorella del più celebre Alton, che sotto la supervisione di Perry reinterpretò in chiave reggae classici come “Piece Of My Heart”, “Suspicious Minds” e “Right On The Tip Of My Tongue” (curiosamente accreditati sotto lo pseudonimo di Mahalia Saunders, secondo la consuetudine di Perry di ribattezzare i suoi artisti).

“Better Times – The Jamaican Upsetter Singles 1971 Chapter II” si rivela dunque un tassello fondamentale per comprendere l’evoluzione del reggae e del genio creativo di Lee “Scratch” Perry. La raccolta, seppur priva di vere e proprie sorprese, rappresenta un passaggio consigliato a chiunque voglia approfondire la conoscenza del sound giamaicano. In fondo, come dimostra ogni traccia di questa preziosa compilation “archeologica”, nel laboratorio sonoro di Perry il tempo non scorre mai invano: si cristallizza in melodie eterne, pronte a rivelarci ancora una volta perché quelli erano davvero “tempi migliori”.


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