Hydrogen Valley in Italia: “Molti progetti a rischio”
Più di 2,5 miliardi di euro stanziati dal Pnrr per l’idrogeno, ma una quota significativa delle risorse non è stata assegnata a causa della scarsa partecipazione delle aziende ai bandi. Inoltre, per quanto riguarda le Hydrogen Valley, una parte rilevante dei progetti approvati rischia di non essere portata a termine.
È l’allarme lanciato oggi nel corso del tavolo di lavoro promosso da Teha Group, in collaborazione con Wave (We Add Value), per esplorare le priorità e le prospettive di sviluppo delle Hydrogen Valley in Italia. L’incontro ha riunito 15 tra le principali iniziative nazionali, al fine di individuare azioni di advocacy efficaci e avviare il percorso per la creazione di un osservatorio permanente sulle Hydrogen Valley. L’obiettivo è definire priorità chiare e pragmatiche, promuovendo un dialogo tra istituzioni e industria, e concentrare le risorse disponibili sui progetti a più alto potenziale di ritorno, che siano in grado di generare un impatto concreto sulle filiere industriali nazionali, affinché le Hydrogen Valley si trasformino in un vero e proprio motore di sviluppo per il Paese.
A titolo esemplificativo, il monitoraggio avviato da Teha e Wave sullo stato di attuazione delle Hydrogen Valley, evidenzia che, tra le 57 iniziative ammesse a finanziamento per 532 milioni di euro, alla data odierna e da informazioni estratte da banche dati di libera consultazione, 9 Hydrogen Valley hanno finalizzato il processo autorizzativo e di procurement, per un totale di 132 milioni di euro di finanziamento (circa 25%).
Tutti i progetti, compresi quelli che hanno già attuato il processo di procurement finanziato, si trovano ad affrontare un mutato scenario rispetto alla domanda di idrogeno. Molti degli accordi stipulati tra produttori e consumatori in fase di presentazione dei bandi, infatti, non hanno trovato attuazione.
Questa situazione rischia di compromettere la realizzazione dei progetti Pnrr, con la conseguenza che i fondi allocati potrebbero rimanere inutilizzati (11 iniziative hanno già rinunciato ufficialmente ai fondi) o essere spesi in modo inefficace per infrastrutture prive di una reale ricaduta industriale e territoriale. Questo scenario comporterebbe un rilevante rischio politico e reputazionale per l’Italia.
L’analisi che Teha e Wave mette in luce che sarebbero necessarie risorse marginali rispetto a quelle previste nel Pnrr e a quelle che rischiano di rimanere inutilizzate per garantire l’operatività di questi progetti e il consumo dell’idrogeno. A tal fine, il settore dei trasporti può generare rapidamente poli di consumo significativi, influenzando positivamente le filiere nazionali. Con un contributo Capex inferiore a 100 milioni di euro e un contributo Opex annuale di circa 20 milioni di euro, è possibile mettere in circolazione circa 200 mezzi pesanti (autobus, camion, mezzi off-road) e garantire l’utilizzo di circa 1.500 tonnellate di idrogeno verde non allocate dalle Hydrogen Valley. Una cifra notevolmente inferiore rispetto agli oltre 2 miliardi di euro di fondi Pnrr che rischiano di non essere spesi. Sebbene di entità ridotta, tali risorse potrebbero svolgere un ruolo strategico nel sostenere le filiere industriali nazionali, attenuando le attuali incertezze e favorendo lo sviluppo di un ecosistema più solido e integrato.
Ragionamenti analoghi potrebbero emergere dalla valorizzazione e dall’estensione dei progetti che prevedono la miscelazione dell’idrogeno in rete, così come nella produzione di combustibili alternativi, come l’Hvo (Hydrotreated vegetable oil). Per questo, come già evidenziato da Teha a inizio 2024, sarebbe auspicabile un cambio di paradigma nei modelli di remunerazione e di incentivo ai sistemi di trasporto, con l’obiettivo di favorire la creazione di una domanda stabile e sostenibile per l’idrogeno.
Tra le evidenze condivise durante la riunione, è emersa anche l’assenza di una governance nazionale complessiva sull’idrogeno che sia in grado di garantire un coordinamento strategico delle iniziative, superando l’attuale frammentazione nella filiera dell’idrogeno. Di conseguenza, gli sviluppatori di Hydrogen Valley operano senza adeguata visibilità sullo sviluppo delle stazioni di rifornimento e in un contesto privo di stimoli nei confronti del trasporto privato.
In parallelo, le politiche di rinnovo del trasporto pubblico, gestite dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) in collaborazione con le Regioni, non sembrano aver prioritizzato un utilizzo strategico dell’idrogeno in maniera coordinata con le Hydrogen Valley promosse dal Mase.
Alla luce delle criticità evidenziate e delle proposte già avanzate da Teha a inizio 2024, risulta necessario orientarsi verso un modello virtuoso, come quello tedesco che adotta un approccio olistico e di governance unificata: la strategia tedesca è direttamente sviluppata dalla collaborazione di 6 ministeri (economia, ambiente, digitalizzazione, trasporti, ricerca, sviluppo e affari esteri) supportati da esperti tecnici. Inoltre, è basata su una governance dinamica che prevede un continuo aggiornamento rispetto agli sviluppi tecnologici e di mercato.
“Le Hydrogen Valley possono svolgere un ruolo determinante nel rafforzare le filiere locali – ha dichiarato Alessandro Viviani, associate partner, Teha Group -, ma l’attuale contesto presenta il rischio che molte iniziative non giungano a compimento o, ancor peggio, che i volumi incentivati non trovino un’adeguata allocazione tra i consumatori. In assenza di un effettivo sviluppo del mercato, diventa cruciale una visione politica chiara e coerente, capace di concentrare le risorse su progettualità in grado di garantire un ritorno concreto, in particolare in termini di sviluppo tecnologico e indotto industriale del Paese. Un ulteriore elemento di criticità è l’assenza di una cabina di regia nazionale capace di coordinare le iniziative a livello territoriale, favorendo, ad esempio, sinergie tra le Hydrogen Valley e il settore del trasporto pubblico. Attualmente, la mancanza di un coordinamento strutturato genera inefficienze e frammentazione, ostacolando la realizzazione degli investimenti e la messa a terra dei progetti previsti”.
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