Hrim-2, il missile balistico sviluppato da Kiev capace di colpire bersagli fino a 300 chilometri

L’Ucraina ha compiuto un progresso significativo nel campo della difesa strategica con l’introduzione del sistema missilistico balistico nazionale Hrim-2, caratterizzato da una gittata operativa stimata intorno ai 280-300 chilometri. Questo sistema rappresenta un elemento importante nella struttura difensiva di Kiev, consentendo la proiezione di forza profonda nel territorio nemico, aspetto fondamentale in un conflitto ad alta intensità e di logoramento. Il missile, sviluppato dal bureau di progettazione Yuzhnoye e prodotto presso lo stabilimento Yuzhmash di Dnipro, è dotato di una testata convenzionale con carico utile fino a 400-500 kg, superiore rispetto a molti omologhi occidentali. La piattaforma mobile su cui è montato garantisce elevata flessibilità tattica, rapidità di schieramento e capacità di occultamento, elementi essenziali per la sopravvivenza e l’utilizzo ripetuto in teatro operativo. Ciò consente di colpire con precisione nodi di comando, centri di controllo e infrastrutture logistiche russe, generando un impatto strategico significativo.
Cosa sappiamo dell’Hrim-2
Il sistema Hrim-2, noto anche come Grom o Sistema Missilistico Operativo-Tattico Sapsan, è stato concepito da KB Pivdenne e PA Pivdenmash come una tecnologia balistica tattica innovativa che integra le funzionalità di missile a corto raggio con quelle di un lanciatore multiplo di razzi, incrementando le capacità di fuoco e mobilità delle forze armate ucraine. La versione originaria “Sapsan” prevedeva una gittata di circa 500 chilometri per uso interno, mentre la versione Hrim-2 è stata limitata a 280 chilometri per conformarsi alle restrizioni imposte dal Missile Technology Control Regime (MTCR), che mira a contenere la proliferazione di missili con gittate superiori ai 300 chilometri.
Secondo le analisi, si tratta di un missile monostadio a propellente solido, capace di trasportare testate convenzionali fino a 500 kg, lanciato da un veicolo semovente che può trasportare e lanciare due missili contemporaneamente, garantendo mobilità e capacità di reazione rapida sul campo. Lo sviluppo del sistema è iniziato nei primi anni 2000 per rispondere all’esigenza di sostituire l’obsoleto missile sovietico Tochka-U, che presentava limitazioni operative e dipendenza da manutenzioni russe. Nonostante alcune interruzioni dovute a crisi finanziarie, il progetto ha ripreso vigore con l’escalation del conflitto con la Russia a partire dal 2014, portando infine a risultati concreti nel 2024-2025, con test e primi impieghi operativi.
Vantaggi comparativi e implicazioni nell’equilibrio di potere regionale
L’armamento potrebbe offrire vantaggi strategici rispetto ai missili di origine straniera in dotazione all’Ucraina, come gli ATACMS statunitensi e gli Storm Shadow-SCALP anglo-francesi, in particolare per l’assenza di vincoli politico-operativi nell’uso su obiettivi all’interno della Federazione russa. Tale autonomia, quindi, potrebbe conferire a Kiev una sovranità strategica più ampia, eliminando ritardi e limitazioni derivanti da autorizzazioni esterne. Inoltre, la testata più pesante e la precisione balistica migliorata potrebbero potenziare l’efficacia degli attacchi, ampliando l’impatto contro obiettivi critici. Pur confrontandosi con sistemi di Mosca come l’Iskander-M o nordcoreani come il KN-23, l’Hrim-2 si distingue per la produzione completamente nazionale, elemento che garantisce maggiore controllo tecnico e logistico.
Dimensioni industriali e conseguenze della capacità missilistica indigena
La presenza di uno stock operativo di Hrim-2, seppure non reso pubblico in termini quantitativi, sembra segnare una fase evolutiva per la difesa ucraina, che si sposta da semplice beneficiaria di armamenti stranieri a produttrice autonoma di sistemi strategici. L’obiettivo industriale di una produzione mensile tra 40 e 50 unità testimonia la volontà di Kiev di consolidare una capacità di deterrenza sostenibile nel tempo, fondamentale in uno scenario di guerra prolungata e asimmetrica. Questo sviluppo mira a rafforzare la posizione geopolitica di Zelensky, riducendo la dipendenza da forniture esterne e stimolando potenziali collaborazioni industriali e tecnologiche con i partner Nato.
Parallelamente, la capacità di colpire con precisione le infrastrutture militari e le linee logistiche russe intensifica la pressione sul dispositivo di difesa di Mosca, contribuendo a un riequilibrio strategico nel teatro euroasiatico.
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