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«Ho scelto di morire, ma prima cenerò con centinaia di sconosciuti»: la storia di un uomo con disturbo bipolare che ha chiesto l’eutanasia

«Ciao, sono Joseph, sono bipolare e mi sono trasferito nei Paesi Bassi per porre legalmente fine alla mia vita». Con queste parole, Joseph Awuah-Darko, 28 anni, ha comunicato in un video su Instagram la sua decisione. Artista britannico-ghanese, da tempo combatte contro un disturbo bipolare che ha reso la sua esistenza un alternarsi logorante di picchi e cadute. Dopo anni di trattamenti falliti, ha scelto di trasferirsi nei Paesi Bassi per intraprendere un percorso di eutanasia legale per sofferenza psichica.

Il disturbo bipolare, secondo il National Institute of Mental Health, si manifesta con oscillazioni estreme dell’umore, dall’euforia incontenibile alla depressione più paralizzante. Chi ne soffre spesso fatica a mantenere relazioni, lavoro e una quotidianità stabile. Per Joseph, il dolore era diventato insopportabile, al punto da spingerlo a chiedere l’approvazione per l’eutanasia, un processo che nei Paesi Bassi può richiedere fino a quattro anni. In Olanda l’eutanasia è diventata legale con l’approvazione, nell’aprile 2001, della legge sulla cessazione della vita su richiesta e sul suicidio assistito, entrata in vigore nell’aprile 2002.

Nel video su Instagram, Awuah-Darko racconta di svegliarsi ogni giorno con «forti dolori», che lo hanno portato a optare per una morte medicalmente assistita. Ha passato cinque anni a riflettere sulla decisione prima di presentare una richiesta ufficiale al Centro di esperti in eutanasia dei Paesi Bassi.

«Non sto dicendo che la vita non valga la pena di essere vissuta. Lo è, assolutamente. Ma il peso della mia mente è diventato insostenibile», ha scritto sui social. Eppure, la sua storia non è solo quella di una scelta estrema. Dopo aver condiviso la sua decisione, centinaia di persone lo hanno contattato, invitandolo a cena. Da qui è nato il «Last Supper Project», il «progetto dell’ultima cena», un tour di cene in giro per il mondo per connettersi con estranei e condividere storie.

Parigi, Milano, Bruxelles, Berlino: finora Joseph ha partecipato a 57 cene e ne ha programmate altre 120 fino ad agosto. «Mentre affronto questa transizione, perché non connettermi con le persone attraverso il cibo?», ha raccontato al Times. «Trovo una gioia profonda nel decentrarmi dalla mia storia e immergermi in quelle degli altri».

Nonostante l’accoglienza calorosa del progetto, la sua sofferenza non è svanita. Nei video continua a mostrare con trasparenza la sua lotta quotidiana. «Mi sveglio ancora con un dolore profondo», ha confessato. Ma se il «Last Supper Project» diventasse la sua missione, aggiunge, non gli dispiacerebbe affatto.

Se tu o qualcuno che conosci sta pensando al suicidio, contatta un’associazione come Telefono Amico Italia al numero 02 2327 2327.


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