“Hikikomori”, in Italia una legge per riconoscere e affrontare l’isolamento giovanile

“Hikikomori” è un termine giapponese entrato nel lessico italiano per designare un fenomeno che, da tempo, non riguarda più soltanto l’Asia orientale. In Piemonte, il Consiglio regionale ha approvato la prima legge italiana esplicitamente rivolta al contrasto dell’isolamento sociale giovanile, un atto che riconosce il fenomeno come questione di salute pubblica e chiama in causa una pluralità di attori istituzionali e sociali.
Le caratteristiche del fenomeno
Il ritiro sociale volontario colpisce prevalentemente giovani tra i 14 e i 30 anni, ma non mancano segnalazioni anche oltre questa fascia anagrafica. La sua forma più riconoscibile si manifesta in una chiusura radicale all’esterno: la persona si rinchiude nella propria abitazione, evita ogni contatto diretto con coetanei, scuola, lavoro, talvolta anche con la famiglia convivente. Non si tratta di un comportamento episodico, ma di una condizione che si protrae per almeno sei mesi. I casi gravi superano spesso l’anno.
Alla base non vi è una singola causa, ma un insieme di fattori: pressione scolastica, difficoltà relazionali, esperienze di bullismo, disturbi d’ansia o depressivi, fragilità familiari. Un elemento costante è la frustrazione rispetto a un modello sociale percepito come inaccessibile o ostile. A differenza del semplice disagio adolescenziale, l’hikikomori implica una rinuncia progressiva alla socialità e un disinvestimento da ogni progetto futuro condiviso.
Il contesto italiano
Le stime più recenti indicano circa 100.000 giovani in condizioni di isolamento sociale grave in Italia. La diffusione del fenomeno appare trasversale ai territori e agli ambienti sociali.
Un’indagine condotta in Piemonte nel 2023 ha rilevato che una scuola su tre segnala almeno un caso sospetto. Nel biennio post-pandemico, gli episodi di ritiro sono aumentati, anche in relazione all’abitudine all’interazione mediata dagli schermi. A livello nazionale, la questione è stata oggetto di alcune mozioni parlamentari, ma finora non ha prodotto provvedimenti legislativi diretti.
La risposta normativa del Piemonte
La legge approvata dalla Regione Piemonte, nei giorni scorsi, interviene con un approccio integrato. Prevede la costituzione di un Osservatorio regionale per monitorare il fenomeno, la formazione di insegnanti e pediatri per il riconoscimento precoce dei segnali, il sostegno psicologico ai nuclei familiari coinvolti, campagne di informazione nelle scuole e un finanziamento annuo a favore di progetti del terzo settore.
Viene inoltre istituita la “Giornata dell’Ascolto”, fissata al 21 ottobre, come momento di sensibilizzazione pubblica. La legge, pur con risorse contenute, introduce un quadro di riferimento operativo che mancava e delinea un metodo di lavoro fondato sulla collaborazione tra scuola, sanità, servizi sociali e realtà associative.
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