Cultura

HEROINA: Un’eroina che non salva nessuno :: Le Recensioni di OndaRock

Non è facile la vita dell’artista indipendente nell’era digitale, men che mai se si ha l’ambizione di creare qualcosa di personale che non rinunci alla qualità. Ma Sevda Alizadeh sembrava fatta in provetta, tanto era adatta al ruolo; fieramente lesbica, artista a tutto tondo ed emancipata donna d’affari, questa nativa olandese con origini iraniane ha mandato avanti da sola per oltre un decennio un dialogo interdisciplinare contro pregiudizi, divieti e ristrettezze di budget – basti pensare a quell’eredità persiana della quale va fiera, ma che le aveva precluso l’accesso al grande mercato statunitense dopo le manovre della prima amministrazione Trump. Poco male, gli ascoltatori più attenti sono stati testimoni di grande musica e ottime performance, oltre a un immaginario visivo eccellente – qui un breve resoconto dei suoi videoclip preferiti, che mostra anche l’instancabile lavoro che svolge per scovare nuove idee e tecnologie prima che diventino popolari nel mainstream.
Ma durante i suoi viaggi intercontinentali, Sevdaliza è approdata a Porto Rico, e nell’estate del 2023, la sua collaborazione con la rapper Villano Antillano, “Ride Or Die”, si è rivelata un inaspettato successo su TikTok, presto superato dalla versione remix “Pt.2” con l’aggiunta di Tokischa. Galvanizzata dai risultati, l’autrice ha raddoppiato durante un viaggio in Brasile l’anno successivo, stavolta in combutta con la popolare drag queen Pabllo Vittar e la cantautrice francese Yseult: quasi un miliardo di ascolti più tardi, “Alibi” è la sua prima vera grande hit mondiale, che l’ha portata finalmente sugli schermi americani di Jimmy Fallon.

Ecco dunque “Heroina”, lo straniante disco latino di una cantautrice che non parla spagnolo né portoghese e, al netto del coraggio dell’operazione, fatica a trovare una propria collocazione – quest’estate, una scomoda faida contro Arca attorno ai temi di plagio e appropriazione culturale ha creato scompiglio tra i fan, un brutto colpo alla reputazione dal momento che è la stessa Sevdaliza a proporsi come statuaria e infallibile protettrice della comunità Lgbtq+.
Resta il fatto che “Ride Or Die Pt.2” è il solito reggaeton da streaming come se ne sentono a milioni, mentre il grosso del successo di “Alibi” lo si deve al ritornello interamente occupato dal sample di una popolare canzone tradizionale cubana, “Rosa, qué linda eres”. Se già nel precedente “Shabrang” apparivano produzioni trap non proprio eccitanti, ma domate da una presenza inconfondibile, con “Heroina” Sevdaliza appare smembrata sopra i soliti pre-set digitali e soffocata da una manciata di ospiti in subappalto.
Sarebbe bella l’introduzione di “On My Own”, presto persa nel solito riddim, peccato anche per la title track, che tra un andamento scontato e plateali scippi di Missy Elliott purtroppo perde tutta la carica iconica delle liriche. Ma un brano altisonante come “MESSIAH” necessitava tutt’altro arrangiamento, ancor peggio la povera “MARIA MAGDALENA” che sbraita sopra un baile funk in stile Anitta. Quando arriva la canzone latin-pop fatta e finita “NO ME CANSARE”, il risultato è tutto dell’ospite Karol G.

Il punto è che Sevdaliza prende l’arte molto sul serio, un aspetto che certo funzionava nell’eccellente debutto “ISON”, a tutt’oggi il suo lavoro più compiuto e affascinante. Ma per misurarsi col mondo latino, sarebbe opportuno sciogliere le spalle, accennare un sorriso e lasciarsi sopraffare dalla curiosità mantenendo un’impronta personale, tutti aspetti che qui latitano alla grande. I momenti migliori in scaletta sono proprio quelli fuori luogo – “Oxytocina”, adornata da un bel motivo strumentale, “Postergirl”, che tenta la carta Chromatics (?) e il pop anni Novanta di “Angel” che chiude l’ascolto assieme a un’altra possente icona queer, Eartheater
Troppo poco per sollevare le sorti di un album di tredici tracce; “Heroina” è un “colora i puntini” versione turistica, un omaggio riverente ma scontato – ci hanno già provato personalità diversissime tra loro, come Elettra Lamborghini e FKA twigs, con risultati non proprio eccitanti, purtroppo neanche Sevdaliza riesce nell’impresa. Sacrosanto il diritto di cambiar sonorità ed esplorare altri mercati, ma l’ascolto, a questo giro, è davvero insufficiente.

04/11/2025




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