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Hegseth nei guai per un’altra chat


Hegseth nei guai per un'altra chat

Il capo del Pentagono finisce nuovamente nella bufera, e sempre per colpa di una chat. Pete Hegseth, secondo quanto riporta il New York Times, ha condiviso dettagli sugli attacchi degli Usa in Yemen in un gruppo privato su Signal a cui partecipavano sua moglie, suo fratello e il suo avvocato. È la seconda volta che il segretario alla Difesa viene accusato di aver condiviso informazioni militari sensibili con personale non autorizzato dopo l’imbarazzante episodio del chat-gate, quando era stato incluso per errore anche il giornalista Jeffrey Goldberg, direttore di The Atlantic.

Il presidente Donald Trump continua a difenderlo, e a margine delle celebrazioni pasquali alla Casa Bianca, ha detto che «Hegseth sta facendo un grande lavoro, chiedete agli Houthi», bollando le ultime notizie come «fake news» che sembrano messe in giro da «impiegati insoddisfatti». Questo è ciò che accade quando l’intero Pentagono si schiera contro di te e contro i grandi cambiamenti che vuoi apportare – precisa la portavoce di Pennsylvania Avenue Karoline Leavitt – Purtroppo ci sono persone in quell’edificio a cui non piacciono i cambiamenti, quindi stanno organizzando fughe di notizie e mentendo ai media».

Il segretario alla Difesa, da parte sua, assicura di aver parlato con il presidente: «Continueremo a combattere, siamo sulla stessa lunghezza d’onda». E con la Cnn attacca i media: «È quello che fa la stampa. Si avvalgono di fonti anonime, ex dipendenti scontenti, e cercano di ferire e attaccare le persone, rovinando loro la reputazione. Ma con me non funzionerà». Stando a quanto riferisce il Nyt, Hegseth ha condiviso informazioni sensibili sugli attacchi del 15 marzo già al centro del chat-gate anche in un secondo gruppo su Signal, indicando «gli orari di volo degli F/A-18 Hornet che prendevano di mira gli Houthi in Yemen». La chat, oltre alla moglie Jennifer e al fratello Phil, includeva «una decina di persone della sua cerchia personale e professionale». E a differenza della prima che era stata creata dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, in questo caso l’autore sarebbe stato proprio Hegseth. Intanto, in un durissimo editoriale su Politico Magazine, l’ex portavoce della Difesa John Ullyot, dimessosi la settimana scorsa, spiega che il Pentagono è nel «caos totale» ed è improbabile che Hegseth rimanga al suo posto. Ullyot denuncia un clima di «disfunzione», «falsità» sul motivo per cui tre alti funzionari sono stati licenziati pochi giorni fa e continui passi falsi ai massimi livelli del dipartimento. «Hegseth sta guidando una sconcertante purga…potrebbero esserci altri licenziamenti». Secondo l’ex portavoce il segretario alla Difesa sarebbe sempre più isolato, ed «è difficile immaginare che rimanga al suo posto ancora a lungo».

Nel frattempo il vice capo di stato maggiore Darin Selnick, e altri due consiglieri senior, messi in aspettativa per non meglio specificate fughe di notizie, in un comunicato spiegano che i funzionari del Pentagono hanno «diffamato la nostra reputazione con attacchi infondati. Non sappiamo nemmeno per cosa siamo stati indagati»


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