Basilicata

“Habanero”, 10 imputati a processo in ordinario

Inchiesta “Habanero”: a giudizio dieci imputati accusati a vario titolo di omicidio, estorsione, appalti truccati, usura e droga: il 10 luglio al via il processo in ordinario. Riflettori puntati sulla ’ndrina di Acquaro e la strage dell’Ariola


VIBO VALENTIA – Si apre un nuovo e delicato capitolo di giustizia in Calabria con l’avvio imminente del processo nato dall’inchiesta “Habanero” coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e condotto dai carabinieri, che ha acceso i riflettori su una vasta rete criminale radicata nelle Preserre vibonesi – tra Acquaro, Soriano, Gerocarne, Arena e Dasà – ma con tentacoli estesi in Piemonte, Abruzzo fino in Svizzera: il giudice per l’udienza preliminare Piero Agosteo ha infatti disposto nella giornata odierna il rinvio a giudizio – quindi sosterranno il rito ordinario – per dieci imputati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidi aggravati, narcotraffico, estorsioni, concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d’asta, sequestro di persona, concorrenza illecita, e altri gravi reati.

GLI IMPUTATI NEL PROCESSO CON RITO ORDINARIO

A comparire davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Vibo Valentia dal 10 luglio saranno pertanto Giuseppe Chiera (36 anni, Soriano Calabro), Cosmo Damiano Inzitari (47, Acquaro), Rinaldo Loielo (29, Rondissone, TO), Luca Marano (45, Chieti), Filippo Monardo (28, Soriano Calabro), Francesco Sorleto (45, Acquaro), Pasquale Rottura (30, Acquaro). Per tre imputati accusati del triplice omicidio di Gerocarne (la cosiddetta “Strage dell’Ariola”), il processo si terrà il 16 luglio davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro: Angelo Maiolo (40, Montesilvano), Francesco Maiolo (45, Montesilvano), Francesco Maiolo (41, Brandizzo, TO). I fratelli Angelo e Francesco (46) sono reclusi in regime di carcere duro.

LE PARTI CIVILI AL PROCESSO “HABANERO”

Si sono costituite parti civili i familiari di Stefano Barilaro, ucciso nella strage dell’Ariola – in cui rimase vivo ilario Chiera – rappresentati dall’avvocato Michele Gigliotti, oltre al Ministero dell’Interno, il Commissario straordinario per le vittime di racket e usura, oltre a numerosi Comuni delle Preserre: Acquaro, Arena, Dasà, Gerocarne, Sorianello e Vazzano.

IL COLLEGIO DIFENSIVO AL PROCESSO

Il processo ordinario di “Habanero” vede, inoltre, la partecipazione di un nutrito gruppo di avvocati provenienti da tutta Italia, tra cui Vincenzo Cicino, Giuseppe Gervasi, Alice Massara, Pamela Tassone, Cataldo Intrieri, Luigi Chiappero, Luca Cianferoni, Sandro D’Agostino, Giuseppe Di Renzo, Michelangelo Miceli, Laura Castellano, Alessandro Diddi, solo per citarne alcuni. Una rappresentanza legale ampia, segno della complessità del processo e del rilievo nazionale dell’inchiesta.

IL FILONE DEGLI ABBREVIATI DI “HABANERO”

Quindici imputati hanno optato per il rito abbreviato, con requisitoria del pm Andrea Buzzelli prevista per il 29 settembre e discussione il 6 ottobre e tra loro figurano Luciano Barone, Cosimo e Francesco Bertucci, Cristian Domenico e Francesco Capomolla, Francesco Antonio Ciconte, Domenico Fusca, Giorgio Galiano, Sandro Ganino, Nicola Antonio Papaleo, Rodolphe Pinto, Vincenzo Pisano, Francesca Silipo, Giuseppe Taverniti e Francesco Tarzia (quest’ultimo inizialmente stralciato e poi riunito).

LA STRAGE DELL’ARIOLA

Tra i reati più gravi contestati dalla Dda vi è l’omicidio di Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilaro, avvenuto il 25 ottobre 2003 a Gerocarne, nella frazione Ariola. L’azione di fuoco – costata la vita a tre uomini e il ferimento di un quarto – è considerata dall’accusa un atto di ritorsione mafiosa messo in atto dai Maiolo per vendicare la “lupara bianca” che avrebbe colpito due familiari, Rocco e Antonio Maiolo, negli anni ’90. La strage, secondo l’accusa, venne compiuta con premeditazione, crudeltà, futili motivi e con l’aggravante mafiosa, per rafforzare l’associazione della ’ndrina di Acquaro, in un contesto di guerra per il controllo del territorio. Inizialmente tale reato era contestato anche a Gaetano Emanuele tuttavia la sua posizione è stata stralciata in sede di richiesta di rinvio a giudizio.

LA ‘NDRINA DEI MAIOLO DI ACQUARO E LA RETE CRIMINALE

Nell’ambito dell’inchiesta, le intercettazioni e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia hanno consentito di delineare una struttura gerarchica mafiosa, quella dei Maiolo operanti ad Acquaro, Arena e Dasà, con rapporti stabili tra le cosche delle Preserre e quelle di Limbadi, Sant’Onofrio e Vibo Valentia, evidenziando la presenza di un vero e proprio “direttorio criminale” incaricato di coordinare strategie, risolvere faide e gestire attività economiche illecite sul territorio. Tra gli affari illeciti emersi figurerebbero, pertanto, appalti pilotati, estorsioni, traffico di droga, rapine, coltivazioni di stupefacenti e uso sistematico della violenza per il controllo economico e sociale delle comunità locali.

“Habanero” si conferma una delle operazioni più incisive condotte negli ultimi anni contro le mafie vibonesi, svelando intrecci che hanno superato i confini regionali e coinvolto dinamiche criminali su scala interprovinciale e internazionale. Con il processo ormai alle porte, le aule giudiziarie si preparano ad affrontare uno dei più imponenti procedimenti antimafia dell’ultimo decennio in Calabria.


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