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ha senso fare il nome del ristorante?

La vicenda della bambina morta dopo aver mangiato un piatto di gnocchi è una di quelle che non vorremmo mai sentire: ma ha senso fare il nome del ristorante e pubblicare foto?

Bambina morta per un piatto di gnocchi: ha senso fare il nome del ristorante?

La vicenda è tragica, di quelle che non vorremmo mai sentire. Una bambina di nove anni è venuta a mancare dopo avere mangiato un piatto di gnocchi. Le prime ipotesi, stando a quanto ricostruito, vertono su di uno choc anafilattico per la celiachia e le altre allergie di cui soffriva, tra cui quella al frumento.

La piccola aveva pranzato con la madre in un centro commerciale, e avrebbe cominciato a sentirsi male una volta tornata a casa. Spasmi, vomito e difficoltà respiratorie: i genitori provano con il Ventolin, un noto broncodilatatore, ma la situazione continua a precipitare. Secondo quanto fatto trapelare la bimba arriva all’ospedale più vicino già in arresto cardiaco. Per lei, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.

Ma il ristorante?

gnocchi di patate conditi con il pomodoro

La tragedia è profonda e nerissima. I Nas avrebbero già visitato il ristorante, e riscontrato la presenza di pasti per celiaci nel menu. La stessa madre ha spiegato di avere chiesto di controllare il pacco degli gnocchi poi mangiati dalla piccola, e uno dei cuochi ricorda chiaramente la richiesta. La domanda, dunque, sorge spontanea: ha senso fare il nome del ristorante?

Al tempo della stesura di questo articolo le indagini devono ancora accertare se le norme sulla segnalazione degli allergeni siano state correttamente applicate dal locale, o diversamente se ci possa essere stato qualche altro errore da parte del personale. In altre parole: non è ancora chiaro se il ristorante abbia una qualche responsabilità nella vicenda.

Pubblicare nome e foto del locale in questione, dunque, pare sbagliato e anche dannoso: l’opinione pubblica, notoriamente volatile, potrebbe decidere da sé che sia colpevole. E cambiare le sentenze, specialmente quelle che si formano in questi frangenti, è un’attività pressoché impossibile.

La nostra non è una denuncia personale, ma generale: siamo convinti che, con le indagini ancora irrisolte, sia meglio mantenere il riserbo. Lo stesso titolare del locale, d’altronde, ha rotto gli indugi per dire la sua: “Siamo tra i migliori nell’ambito gluten free, abbiamo addirittura due cucine separate per chi ha intolleranze o allergie”. Staremo a vedere.


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