guida per manager nelle scelte cruciali
Nella routine della giornata lavorativa spesso si perde di vista un elemento importante, ovvero che il lavoro può essere un aspetto, anche se non l’unico, che contribuisce a costruire un senso per la nostra vita. Seppur abbia perso centralità, il lavoro resta infatti una dimensione importante nella vita delle persone e secondo gli esperti di management può contribuire, a certe condizioni, a rendere una vita significativa. Ecco perchè le imprese non devono trascurare questo aspetto. Ma quali caratteristiche deve avere il lavoro perchè accada questo?
«La risposta non è univoca e nemmeno semplice perché sono in gioco sia una dimensione oggettiva, sia una soggettiva – sottolinea Stefania Contesini, coordinatrice della Philosophy and Business Unit e Responsabile del Laboratorio Filosofia Impresa, Università Vita-Salute San Raffaele che proprio di recente ha portato a riflettere sulla questione. Ci troviamo nella stessa situazione in cui si trovò Agostino, a proposito del concetto di tempo: «Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più. Per dimensione oggettiva intendo la realizzazione di condizioni che favoriscono nelle persone la percezione di senso. Tra le prime ci sono condizioni riferite alle caratteristiche del lavoro e alla sua organizzazione e meno a quelle che, pur importanti, possono migliorare l’ambiente lavorativo (dai sistemi di welfare, ai benefit, etc). Come spiega l’esperta, benessere e significatività, pur avendo una certa affinità, non sono completamente sovrapponibili. Tra le prime vi sono certamente la chiarezza rispetto a compiti e responsabilità; l’autonomia e discrezionalità nell’interpretazione e gestione del proprio ruolo e nelle decisioni importanti a esso collegate; possibilità di una visione ampia del processo nel quale il lavoro è inserito e consapevolezza delle sue ricadute; essere messi nelle condizioni di ricevere (e dare) riconoscimento; evitare continue e disorientanti pratiche di riorganizzazione e ristrutturazione, motivate unicamente da obiettivi di performance e profitto. «Solo per citare le più comuni, spesso disattese- aggiunge Contesini -. Evidentemente anche ricevere un compenso dignitoso in linea con il proprio impegno rientra in queste».
Il ruolo dei lavoratori
Tuttavia, questa dimensione oggettiva non è sufficiente e si deve tener conto delle preferenze, delle attitudini, dei piani di vita delle persone, caratteristiche individuali che risentono delle differenze generazionali, culturali, e quindi delle diverse concezione del lavoro e delle aspettative nei suoi riguardi. Per questo è sempre importante stare in ascolto delle persone, dei loro desideri e bisogni e creare le condizioni per un confronto intergenerazionale. «Ma non basta – sottolinea ancora l’esperta -. Anche i singoli devono fare la propria parte, ovvero devono riconoscere e valorizzare, quando presenti, le condizioni che le imprese mettono loro a disposizione, ma soprattutto devono prendersi cura di ciò che fanno nella propria attività professionale. Ciascuno, nel proprio ruolo, deve contribuire con il proprio operato, con le proprie competenze cognitive, emotive e sociali e con la propria sensibilità valoriale a produrre senso nel proprio lavoro. La significatività, quando emerge, dipende dal contributo di entrambi, dell’organizzazione e dei singoli.
Filosofia d’impresa e gestione delle crisi
Il senso del lavoro e la sua significatività possono essere d’aiuto quando si gestiscono le crisi d’impresa. Ovvero quando un’azienda deve ridurre personale oppure intervenire sullo smart working o limitare alcune agevolazioni concesse ai suoi dipendenti. «Attenzione per filosofia di impresa non è da intendersi un insieme di norme, regole, comportamenti fissi e definiti cui l’impresa deve sottostare, solo perché qualche filosofo glielo dice – dettaglia ancora Contesini – ma è da intendersi come quell’attività in cui si coinvolgono gli attori organizzativi a ripensare in modo critico-costruttivo il senso del fare impresa e le sue finalità, così come la funzione manageriale nei suoi aspetti fondativi, nei suoi obiettivi e strumenti. Perchè fare impresa oggi piu che mai richiama la creazione di valore». Ma come deve essere inteso il valore ? Nel libro “Fare impresa con i valori”, Contesini, con il collega Roberto Mordacci, direttore della Philosophy and Business Unit di UniSR, propongono una concezione del fare impresa che può servire da bussola ai manager di oggi e di domani nelle scelte, anche quelle più difficili e conflittuali. Secondo questa proposta lo scopo del fare impresa è sì creazione di valore, definizione su cui tutti convergono, dove però il concetto di valore è da intendersi in senso plurale e non solo economico, combinazione di tre sfere.
Tre sfere di valori
Quella economica – la necessità della sostenibilità economica dell’impresa è imprescindibile – quella produttiva, il che significa che la ricchezza si crea facendo “buoni” prodotti e servizi, ovvero facendoli a “regola d’arte” si direbbe in filosofia, rispettando valori intrinseci come qualità, bellezza e trasparenza. La terza sfera di valore è quella etico-sociale, la quale sta a indicare come vengono realizzati questi prodotti e servizi, ovvero il modo in cui si fanno le cose all’interno dell’impresa, se si opera o meno rispettando alcuni valori fondamentali: rispetto, responsabilità, integrità, fiducia. Il valore generale dell’impresa si dà quando questi valori sono bilanciati. Quindi per prendere le decisioni non si può guardare solo al profitto, ma nemmeno ai soli valori etico-sociali, se questo significa la bancarotta. Certo il licenziamento fatto solo per creare valore per gli azionisti, in particolare se l’azienda è fiorente, non è compatibile con questa visione, così come non lo è la decisione di azzerare totalmente lo smart working per un’ansia di controllo che implica la totale assenza di fiducia. Di fronte a ogni scelta sono i decisori aziendali che, avendo come orientamento l’integrazione tra le tre sfere, devono di volta in volta mettere in atto la propria capacità deliberativa e di giudizio per fare la scelta migliore.
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