Groenlandia: arriva la moglie di Vance, il governo protesta. Trump jr e gli altri parenti: la politica estera Usa fatta dal clan del tycoon
In principio fu Donald Jr. Il rampollo del presidente degli Stati Uniti atterrò a Nuuk il 7 gennaio, due settimane prima che il padre si insediasse alla Casa Bianca e pochi giorni dopo che l’illustre genitore aveva ribadito la volontà che la Groenlandia diventasse territorio statunitense. Poi l’isola è andata al voto, vinto dal Partito democratico e dal nazionalista Naleraq, entrambi sostenitori dell’indipendenza dalla Danimarca, impegnati nella formazione del nuovo governo. Ora altri parenti del clan presidenziale sono attesi nell’ex colonia danese e l’esecutivo non reagisce bene.
In settimana sull’isola sono attesi la “Second Lady” Usha Vance, moglie del vicepresidente JD Vance, con suo figlio maggiore e una rappresentanza statunitense. Della delegazione, riporta il New York Times, farà parte anche il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz. Il gruppo, secondo una nota della Casa Bianca, visiterà siti storici del patrimonio groenlandese e assisterà all’Avannaata Qimussersu, la gara nazionale di slitte trainate da cani. Le emittenti danesi Dr e Tv2 affermano che la visita ha carattere privato – come quella di Trump jr. – e che le richieste di incontri ufficiali con esponenti politici danesi e groenlandesi sono state respinte.
La visita non piace, però, al primo ministro uscente Mute B. Egede, che ha definito la delegazione “altamente aggressiva“. Lo sforzo dei groenlandesi di essere diplomatici “rimbalza su Donald Trump e la sua amministrazione nella loro missione di possedere e controllare la Groenlandia”, ha detto il premier, che sarebbe rimasto particolarmente turbato dal coinvolgimento di Waltz: “Cosa fa il consigliere per la sicurezza nazionale in Groenlandia?” ha chiesto. “L’unico scopo è dimostrare potere su di noi”. “La sua semplice presenza in Groenlandia alimenterà senza dubbio la fiducia americana nella missione di Trump e la pressione aumenterà”, ha aggiunto. “Va detto chiaramente che la nostra integrità e democrazia devono essere rispettate senza interferenze straniere“, ha detto Egede, secondo cui quella della delegazione statunitense “non può essere vista solo come una visita privata”.
Non è l’unico caso in cui parenti di Trump o di esponenti della sua amministrazione intervengono in questioni di politica estera. Il 19 marzo Donald jr è volato in Serbia nel pieno delle proteste di piazza contro Aleksandar Vucic. Il rampollo presidenziale ha incontrato il presidente serbo per parlare degli aiuti esteri degli Stati Uniti. Il tutto mentre un altro parente di Trump, il genero Jared Kushner, sta portando avanti il progetto per costruire un Trump International Hotel a Belgrado, che sarebbe il primo immobile con il marchio del tycoon sul suolo europeo. L’hotel dovrebbe essere costruito nel sito dell’ex quartier generale del Ministero della Difesa jugoslavo, bombardato dai caccia della Nato nella la campagna di raid aerei che nella primavera del 1999 pose fine alla guerra del Kosovo, su terreni che ora sono di proprietà del governo serbo.
La visita è stata giustificata dall’entourage di Donald jr. come l’occasione per intervistare Vucic per Triggered with Donald Trump Jr., il podcast del figlio del presidente: “Don conduce uno dei più grandi podcast politici al mondo ed era in Serbia esclusivamente in qualità di conduttore di podcast per un’intervista”, ha detto il portavoce Andy Surabian. Ma ha avuto anche un risvolto politico: il primogenito del presidente ha approfittato del colloquio per esprimere il suo sostegno a Vucic. Un endorsement accolto con soddisfazione dal ministro degli Esteri Marko Djuric, che in un’intervista televisiva dopo la visita ha sottolineato che che la presenza del figlio di Trump ha fornito “un grande slancio per un eccellente inizio delle relazioni con la nuova amministrazione”. Risultato: le parole di Donald jr. e di Djuric hanno trasformato il viaggio a Belgrado nella rappresentazione plastica della commistione ormai esplicita tra la politica estera di Trump e gli interessi finanziari della sua famiglia.
Il primogenito avrebbe avuto un ruolo anche nel dossier ucraino. Secondo Politico Donald Jr. avrebbe fatto parte insieme al cognato Kushner, al controverso conduttore di talk show conservatore Tucker Carlson e all’inviato Steve Witkoff della delegazione che nelle scorse settimane ha avuto colloqui segreti con i rivali politici interni di Volodymyr Zelensky nel tentativo di portare l’Ucraina a elezioni anticipate. “Come si fa a indebolire Zelensky e a renderlo più accondiscendente? Beh, ci si impegna con i suoi avversari politici e gli si dimostra che gli Stati Uniti hanno altri partner ucraini e altre opzioni”, ha osservato, intervistato dal sito, un esperto di politica estera repubblicano. La notizia non è stata smentita dall’entourage di Donald jr.
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