Google, seconda condanna negli Stati Uniti: “Monopolio illegittimo nella pubblicità online”
ROMA – Governo americano contro Google: due a zero. Dopo una prima condanna per “monopolio illegittimo” nella ricerca, arrivata lo scorso agosto, ieri il colosso digitale ha perso anche il secondo filone della sua battaglia contro l’antitrust Usa. Riguarda il mercato della pubblicità online, la principale fonte dei suoi sconfinati ricavi. E anche qui la corte della Virginia, nella persona della giudice Leonie Brinkema, ha stabilito che la società “ha agito in maniera illegale per mantenere il suo monopolio (…) danneggiando i clienti, la competizione e, in ultima istanza, chi consuma informazione nel web aperto”. La sentenza rappresenta un ulteriore colpo per Alphabet/Google – il cui titolo in Borsa è subito scivolato del 3% – perché potrebbe ridisegnarne la struttura societaria: tra i rimedi possibili infatti, in entrambe le cause, c’è anche quella più estrema dello “spezzatino”, cioè l’obbligo per la società di vendere parte delle sue attività per ristabilire la concorrenza.


Nello specifico, la causa intentata nel 2023 dal dipartimento del Giustizia contro Google, riguarda l’intricato sistema di aste attraverso cui la società vende spazi pubblicitari su siti terzi. Anche grazie all’acquisizione di DoubleClick nel 2008, la società si è assicurata il controllo del mercato da entrambi i lati, gli editori che offrono gli spazi pubblicitari e le società che li vogliono acquistare. Nella sentenza fiume della giudice Brinkema, 115 pagine, si legge che “Google ha attuato una serie di pratiche anticompetitive per acquisire e mantenere un potere monopolistico (…) legando insieme per oltre un decennio il suo servizio per gli editori e la sua piattaforma di scambio attraverso politiche contrattuali e integrazione tecnologica”. Non è stato invece rilevato un monopolio in un terzo mercato, quello degli strumenti attraverso cui gli inserzionisti comprano gli spazi.
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