Golf, all’Argentario l’Open d’Italia. Occhi su Paratore, “ragazzo di casa”
Il ragazzo, 17 anni, sedeva al suo banco di Liceo a Roma quando fu richiamato alla cattedra. Un messaggio da casa gli intimava di raggiungere al più presto l’Aeroporto di Fiumicino, destinazione Londra. Per lui, che era già uno dei più promettenti giovani golfisti europei, si era liberato un posto nel tabellone del torneo di Wentworth, il più importante del Continente dopo il British Open (che in pratica equivale a Wimbledon del tennis). Giusto il tempo di preparare la sacca, qualche indumento di gioco e via. Paratore Renato, di lui stiamo parlando, sarebbe tornato a rispondere all’appello della classe solo la settimana dopo. Oggi, dieci anni dopo, “Renatino” (bel diminutivo per un ragazzone di 1 metro e 91) si accinge a disputare per la 14esima volta il nostro massimo torneo. La sua è una storia particolare.
Folgorato dal gioco a un ricevimento di nozze
Non aveva dieci anni quando sua madre, per liberarsene a un ricevimento nuziale in corso presso un Circolo di golf, lo autorizzò ad allontanarsi per provare qualche colpo. Il maestro che gli mise in mano il bastone non voleva credere che non avesse mai giocato. Folgorato, non ha smesso più, sfoderando un talento e una tenacia che lo spinsero a decidere, ancora adolescente, che sarebbe vissuto di Golf professionistico, a qualsiasi livello. Mica facile enunciare un progetto così in una famiglia con un papà docente accademico di geografia e un nonno, Ettore Paratore, che è stato il più grande latinista della nostra storia. Scomparso nel 2000 il grande Professore (monumentale punto di riferimento per chiunque abbia svolto studi classico-umanistici) non ha fatto in tempo ad assistere ai successi del nipotino, per il quale magari avrebbe potuto coniar una traduzione latina dell’espressione “giocare a golf” (azzardiamo indegnamente: “Pilam metallico cum baculo pecutere”).
Un successo italiano manca
Oggi si presenta al via dell’82esimo Open d’Italia come uno dei capofila della pattuglia italiana in cerca di una vittoria che manca dal 2016, quando Francesco Molinari bissò a Monza il suo primo successo ottenuto 10 anni prima a Milano, al Castello di Tolcinasco. La carriera professionistica di Paratore ha conosciuto “picchi” immediati. Non aveva ancora compiuto vent’anni quando si aggiudicò il Nordea Masters in Svezia nel ‘17, per poi ripetersi, nel 2020, in Inghilterra. Come spesso accade nel golf, a quei successi è seguito un periodo di appannamento che lo ha costretto a scendere di categoria, nel circuito minore (equiparabile a una serie B calcistica). Ma il talento non si è mai spento e quest’anno è arrivata una doppietta di successi negli Emirati Arabi in aprile, in due settimane consecutive che, in pratica, gli garantirà il ritorno sul Tour maggiore la prossima stagione. Dovesse vincere qui, come molti si augurano, la promozione sarebbe immediata.
La pattuglia italiana
Il campione in carica è il tedesco Marcel Siem, impostosi nel ‘24 a Cervia.La pattuglia italiana è folta e vede in prima linea Edoardo Molinari, accreditatissimo vicecapitano di Ryder Cup e autentico genio delle statistiche applicate al Golf. Con lui, tra gli altri, Guido Migliozzi, reduce dall’US Open, e Francesco Laporta, che è il più regolare attualmente in tema di piazzamenti, ma è sempre in caccia del primo titolo sul Tour maggiore. Non ci sono Matteo Manassero, che sta per diventare papà proprio in questi giorni e Francesco Molinari, impegnato negli Stati Uniti.
Qui all’Argentario, campo bello e impegnativo, Paratore è considerato un ragazzo di casa. Era la mèta delle vacanze estive della sua famiglia e considera questo campo, dove ha speso molti giorni di allenamento, la sua seconda casa golfistica, dopo il Parco di Roma, che l’ha visto nascere agonisticamente. Conosce bene il campo e le sue insidie, dunque. Ma se bastasse conoscere il campo (condizione necessaria e utile, ma non sufficiente) ognuno vincerebbe a casa sua. Cosa che non accade. Ci sarà da lottare fino a domenica.
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