Goletta verde, il report: “Il 70% delle spiagge liguri occupato da stabilimenti e campeggi, un bene pubblico nelle mani dei privati”
Genova. In Liguria è emergenza spiagge libere. È quanto emerge dal Report Spiagge 2024 di Legambiente che sottolinea come in Liguria ci siano elementi positivi legati alla qualità del mare e dei servizi ma altrettante criticità sul piano dello spazio lasciato alle spiagge libere, l’erosione costiera e sull’adattamento al cambiamento climatico.
Sulla stessa linea anche le associazioni che oggi pomeriggio alle 17.30 parteciperanno all’incontro “Sos Spiagge Libere” a bordo di Goletta Verde ormeggiata al porto di Santa Margherita Ligure (GE), località dell’ultima tappa della 39esima edizione della campagna a difesa dei mari e delle coste italiane.
«Circa il 70% delle coste liguri è occupato da stabilimenti balneari, campeggi o complessi turistici, lasciando solo il 22% di spiagge libere e un 8% di spiagge libere attrezzate.
Di fatto un bene pubblico in mano ai privati», la denuncia di Stefano Bigliazzi, Presidente Legambiente Liguria anticipando l’incontro “SOS Spiagge libere” che si svolgerà questo pomeriggio a bordo di Goletta Verde attraccata nel Porto di Santa Margherita Ligure.
Secondo i dati demaniali su 63 comuni costieri, 21 non rispettano la soglia minima del 40% di spiagge libere o libere attrezzate prevista dalla legge regionale ligure del 2008 (L.R. 13/2008). Con alcune situazioni “limite” nel savonese con Spotorno che ha solo 3,15% di spiagge libere; Loano solo il 4,67%; Celle Ligure 8,18%. Anche nel levante ligure non mancano le criticità con Lerici che ha solo il 10,77% di spiagge libere; Santa Margherita il 15,85% e Rapallo il 16,30%.
Un bene pubblico che fa arricchire pochi. Lo spiega Stefano Salvetti, referente nazionale Adiconsum spiagge libere e “Mare libero” per la Liguria: «Il settore balneare ha un fatturato che supera i venti miliardi e restituisce allo Stato poco più di cento milioni. Facendo pagare una cifra equa si potrebbero invece fare gli interventi necessari di cui le nostre spiagge hanno bisogno. Da vent’anni stiamo aspettando che le concessioni balneari vengano riassegnate con gare pubbliche e invece si va avanti a colpi di proroghe. Inoltre, a gennaio 2025, la Regione Liguria ha approvato una legge che sospende fino al 30 dicembre 2027 l’obbligo per i comuni di mantenere almeno il 40% del fronte mare destinato a spiagge libere. Senza contare la questione delle spiagge libere attrezzate ormai sempre più simili a stabilimenti veri e propri dove la spiaggia scarseggia perché già occupata da ombrelloni e sdraio».
«Il mare è di tutti, non solo di chi può pagarsi un lettino – sottolinea Selena Candia, capogruppo di AVS in consiglio regionale – Purtroppo, la giunta Bucci ha già messo in chiaro la sua volontà in materia di concessioni balneari. Questa amministrazione non intende aumentare la percentuale e la qualità delle spiagge libere. Ben 21 Comuni su 63 sono sotto la soglia minima del 40% di litorale a uso libero e libero-attrezzato. Senza dimenticare che spesso gli spazi per la libera balneazione sono angusti, alla foce dei torrenti o su scogliere poco accessibili, difficili da raggiungere a piedi e da persone con disabilità. La Regione – continua Candia – non ha neppure previsto sanzioni per i Comuni inadempienti: questa omissione la dice lunga sulle reali volontà dell’amministrazione regionale. Infine, bisogna decidere come utilizzare le risorse provenienti dai canoni demaniali, che restano comunque troppo bassi. A nostro avviso, come suggerisce Adiconsum, queste somme potrebbero essere utilizzate per i ripascimenti, permettendo un risparmio di denaro pubblico.»
Del rapporto tra il mare e la città parlerà invece il Direttore del Genova Blue District Claudio Oliva. «Un rapporto quello di Genova col mare, che va rivisto in una prospettiva che tenga insieme le tematiche della trasformazione necessaria a fronteggiare i cambiamenti climatici e il tema del benessere dei cittadini. Il mare e le spiagge dovrebbero essere visti non solo come uno spazio legato all’uso attuale e stagionale (es., balneazione, navigazione, pesca, sport acquatici), ma anche e soprattutto come risorsa di benessere e prossimità aperta a tutti, spazio nel quale generare e sostenere conoscenza, cultura e consapevolezza, terreno di alleanza e cooperazione, palestra per la ricerca e l’innovazione. Le spiagge come punto di connessione della città col mare, con le aree retrostanti, connesse alla costa non solo dal punto di vista ecologico e ecosistemico, ma anche economico, storico-culturale, identitario e sociale, coinvolgendo le realtà che le abitano e le animano, ragionando su nuove forme di utilizzazione per generare benessere, sensi di appartenenza, cultura ed economia. Le risorse di volontà e conoscenza ci sarebbero, se si vorrà andare in questa direzione, attivando un processo comune, aperto e inclusivo».
«Gli eventi estremi sono sempre più frequenti – conclude Bigliazzi – per questo è necessario liberare le nostre spiagge dalle troppe strutture di cemento e procedere con una pianificazione che tenga conto degli obiettivi di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici e del dissesto ed erosione costiera, elevando la qualità della gestione ambientale sostenibile delle nostre spiagge. La sospensione dell’obbligo del 40% di spiagge libere fino al 2027 e le continue proroghe delle concessioni non fanno altro che generare incertezze, penalizzare i cittadini e aggravare le problematiche ambientali. Per questo è necessario raggiungere almeno il 50 per cento di spiagge libere e fare ripartire le gare pubbliche per le concessioni balneari.»