Going Out Of My Head: Odissea elettronica nella Cool Britannia

Cinque ore di musica. Cinquantasei tracce. Quattro CD. Un solo, immenso, glorioso viaggio attraverso la Cool Britannia che fu. La Cherry Red Records celebra come meglio non si potrebbe gli anni d’oro della musica britannica con “Going Out Of My Head – Adventures On The Indie Dancefloor 1995-1999″, un monumentale box set da ascoltare tutto d’un fiato (nonostante la durata biblica). Un’odissea sonora che abbraccia il lustro finale degli anni ‘90, un’epoca in cui la Gran Bretagna danzava e brindava all’alba del nuovo millennio tra club, festival e giornali tappezzati di Union Jack.
Scorrere la lista degli artisti presenti equivale a ricevere un pugno dritto al cuore, almeno per chiunque serbi anche solo un ricordo sfocato di quando il sound britannico – nelle sue mille sfaccettature – dominava il mondo. Dai bagliori del Madchester al Britpop più radiofonico, passando ancora per trip hop, big beat e techno, la compilation fotografa con precisione chirurgica la fusione – per alcuni ancora sacrilega – fra rock ed elettronica. Una contaminazione che, nel Regno Unito di fine secolo, non era più un’eccezione ma la norma.
In quegli anni, infatti, i DJ iniziarono a rubare la scena alle rock band. Nomi come Fatboy Slim e Chemical Brothers scalavano i cartelloni dei più importanti festival europei, spesso oscurando anche i più tradizionali gruppi composti da voce, chitarra, basso e batteria. Dall’esplosione della dance – e dell’elettronica in generale – nacque una sana competizione col rock che venne sancita dalle migliaia e migliaia di remix che pian piano invasero il mercato. Non solo col proposito di piazzare qualche facile B-side, ma anche con la speranza di avvicinare i frequentatori dei rave e delle più tranquille piste da ballo al verbo Brit.
Il successo mediatico della Cool Britannia esplodeva ovunque: sulle copertine dei tabloid, nei concerti colmi di ragazzi in delirio, nelle stanze da letto tappezzate di poster di Blur e Oasis. E mentre i festival si trasformavano nei fenomeni di massa che conosciamo oggi, le chitarre iniziavano a condividere il palco con beat devastanti, synth acidissimi e campionamenti sregolati.
In un contesto del genere, quindi, i remix non potevano che proliferare come funghi. Alcuni autentici capolavori, altri autentiche ciofeche – tanto da far digrignare i denti agli ascoltatori più devoti, costretti a sorbirsi versioni stravolte e non di rado infinite dei loro brani preferiti. Ma la febbre elettronica era incontenibile. Tutti volevano suonare un po’ come gli Underworld o i Prodigy, e l’industria discografica – ancora in preda all’ultimo, vertiginoso trip pre-crisi – sfornava senza sosta ibridi electro-rock a base di house, jungle, techno, industrial e drum and bass.
“Going Out Of My Head” è il racconto lucidissimo di quella sbornia collettiva. Una scivolosa ma affascinante traversata nella musica che infiammava dancefloor, salotti, festival e feste casalinghe in tutto il Regno Unito e non solo, mentre una generazione intera si lasciava andare alle gioie del presente e all’attesa febbrile del nuovo millennio. Il cuore pulsante della compilation, in caso non l’abbiate capito, sono proprio i remix. E, per nostra fortuna, i selezionatori della Cherry Red Records hanno fatto un lavoro certosino: i brani inclusi sono il meglio del meglio, anche se – inevitabilmente – alcune esclusioni eccellenti pesano.
I nomi presenti, tuttavia, bastano e avanzano per solleticare la memoria e far scattare la nostalgia: Charlatans, Blur, Supergrass, Super Furry Animals, Gomez, Shed Seven, Ocean Colour Scene, Sleeper, James, Radiohead e Paul Weller, solo per citare i più rappresentativi. Tra chart-topper e beat rilassati, tra remix spacca-casse e viaggi psichedelici, “Going Out Of My Head” non è solo una compilation: è un ritorno a una festa che non è mai davvero finita.
E ora, per chi volesse tuffarsi subito nel cuore di questa epopea sonora, ecco una Top 10 dei brani imperdibili contenuti nel box set – dieci gemme capaci di racchiudere l’essenza di un’epoca:
SUPERGRASS
Sun Hits The Sky (Bentley Rhythm Ace Remix)
Il remix di “Sun Hits the Sky“ dei Supergrass a cura dei Bentley Rhythm Ace offre una reinterpretazione super-energica e adrenalinica del brano originale, arricchendolo con elementi elettronici e big beat tipici dello stile del duo di Manchester.
SNEAKER PIMPS
6 Underground (Perfecto Mix)
Una raffinata rivisitazione club-oriented del celebre brano trip-hop degli Sneaker Pimps tratto dall’album “Becoming X” (1996). Il remix porta la firma di Paul Oakenfold, uno dei più influenti DJ e produttori della scena elettronica inglese, che con il suo tocco infonde al pezzo un’energia nuova, più incalzante e pulsante, pur mantenendo intatta l’atmosfera enigmatica e sensuale della versione originale.
PIERRE HENRY
Psyché Rock (Malpaso Mix by Fatboy Slim)
In questa celebre versione remixata da Fatboy Slim di “Psyché Rock”, l’elettronica d’avanguardia degli anni ’60 si fonde con il groove pulsante tipico del big beat anni ’90. Un pezzo che ha avuto una grande influenza culturale in ambito pop, considerando il fatto che ha chiaramente ispirato la sigla d’apertura di “Futurama”, serie animata creata dal papà de “I Simpson” Matt Groening.
REST ASSURED
Treat Infamy (12 Inch Club Mix)
Si tratta di un lunghissimo remix semi-strumentale in chiave trance, dal sapore ipnotico e psichedelico, che si sviluppa lentamente attorno al celebre sample orchestrale reso immortale da “Bitter Sweet Symphony” dei Verve, che qui viene rielaborato e dilatato in una dimensione totalmente nuova.
TERRORVISION
Tequila (Mint Royale Shot)
Travolgente remix del più celebre brano dei Terrorvision, vera e propria hit in UK (tanto è vero che, nel 1999, vinse pure il “Kerrang! Award for Best Single”). Questa versione del pezzo, molto meno rock dell’originale, ha lo spirito irriverente e festaiolo tipico dei migliori party anthem anni ’90, impreziosita da un retrogusto psichedelico che l’avvicina alle sonorità dell’epocale “Brimful of Asha” dei Cornershop.
ARTHUR
Lose Your Mind (Skint Remix)
Un remix atmosferico e pieno zeppo di scratch che stravolge totalmente un bel brano funk rock dei dimenticatissimi Arthur, una band di Brighton attiva nei primi anni ’90. Il risultato è un interessante equilibrio tra hip hop e house, perfetto per chi ama le contaminazioni di genere.
JAMES
Waltzing Along (Havin’ It Rock Opera Mix)
Anche una ballad, se remixata con un pizzico di originalità, può diventare un martellante pezzo da discoteca. In questo caso “Waltzing Along” dei James si trasforma in una lunga danza big beat/psichedelica, con venature funk e house, caratterizzata da un ipnotico loop di batteria, un giro di basso acidissimo e un riff minimal di chitarra elettrica che somiglia un po’ a quello di “Firestarter” dei Prodigy.
BABYLON ZOO
Spaceman (Arthur Meets the Spaceman Mix)
Questo remix dell’unica hit prodotta dai Babylon Zoo amplifica le atmosfere disturbanti dell’originale con un’impronta più cupa e stratificata. Le venature trip hop e industrial avvolgono l’ascoltatore in un paesaggio sonoro alienante e ipnotico. L’inquietudine cresce lentamente, seducente e velenosa, fino a esplodere nel celebre ritornello che qui appare solo in coda.
SKUNK ANANSIE
Brazen (Weep) (Dreadzone Remix)
Questo remix trasfigura l’originale degli Skunk Anansie in una lunga immersione dub, dove tutto inizia tra riverberi ovattati e beat rallentati. La voce di Skin emerge pian piano dalla coltre di fumo, mentre il groove cresce lentamente sotto la spinta di un giro di basso che più ripetitivo non si può. Poi esplode: un synth acidissimo squarcia il brano e lo trasforma in un vortice elettronico, ipnotico e travolgente.
CATATONIA
Road Rage (Midfield General’s Shootout Mix)
L’energia rock del brano originale si dissolve in atmosfere trip hop avvolgenti e sensuali. Il cuore pulsante di questa metamorfosi sonora è un incalzante loop di batteria – un vero marchio di fabbrica degli anni ’90 “musicali”.
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