Gli Usa muovono i bombardieri stealth: ecco il nuovo obiettivo

Nubi di guerra si addensano sul Medio Oriente. Gli Stati Uniti spingono sull’acceleratore della politica di massima pressione nei confronti dell’Iran inviando nella base Usa di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, almeno tre bombardieri stealth B-2 Spirit. Una mossa che per gli esperti sarebbe legata anche ad un imminente inasprimento della campagna di raid aerei contro i miliziani Houthi in Yemen, sostenuti dalla Repubblica Islamica.
Gli Spirit, arrivati dalla base Whiteman nello Stato del Missouri, hanno raggiunto questa settimana l’installazione militare situata nel territorio britannico delle isole Chagos. Il portavoce dell’U.S. Strategic Command ha confermato il dispiegamento inquadrandolo negli sforzi del Pentagono volti “a scoraggiare, rilevare e, se necessario, sconfiggere gli attacchi strategici contro gli Stati Uniti e i suoi alleati”.
I bombardieri stealth, ciascuno del valore di oltre due miliardi di dollari, sono dotati di tecnologie che li rendono invisibili ai radar nemici e sono progettati per essere armati con armi convenzionali o nucleari. Il B-2 è l’unico aereo di questo tipo in dotazione agli States in grado di trasportare la GBU-57 Massive Ordnance Penetrator, una bomba “bunker buster” che può raggiungere obiettivi collocati in profondità.
Le caratteristiche degli Spirit li rendono particolarmente adatti per eseguire attacchi contro le strutture costruite nel sottosuolo dagli islamisti in Yemen e, soprattutto, contro quelle realizzate dal regime degli ayatollah in Iran per portare avanti il loro programma nucleare al centro di un delicato negoziato internazionale. I due Paesi si trovano, rispettivamente, a circa 2500 e 3300 miglia dalla base di Diego Garcia, entro quindi il raggio di autonomia dei B-2, stimato in 6900 miglia.
I bombardieri, operativi ormai da tre decenni, sono stati utilizzati di rado dal Pentagono: la prima volta in occasione della guerra in Kosovo e l’ultima ad ottobre del 2024 per colpire obiettivi legati agli Houthi a Sanaa. Per gli analisti il governo americano guidato dall’allora presidente Biden ha usato lo Yemen per dimostrare di avere mezzi e determinazionare per attaccare l’Iran. Una strategia simile a quella seguita dall’attuale amministrazione repubblicana.
Gli Spirit arrivati in questi giorni sono stati accompagnati da aerei cargo C-17A Globemaster III, velivoli che possono trasportare personale, equipaggiamento di supporto e munizioni per operazioni di bombardieri a lungo raggio. Secondo John Hannah, che fu consigliere per la Sicurezza nazionale dell’ex vicepresidente Dick Cheney, “questa concentrazione senza precedenti di potenza di fuoco schiacciante” americana in prossimità della regione mediorientale segnala agli Houthi che, a meno che non si ritirino immediatamente, “le cose per loro stanno per peggiorare di molto”.
A rafforzare il messaggio nei confronti dei miliziani yemeniti e dell’Iran, Washington ha anche dato il via libera all’invio nell’area della portaerei USS Carl Vinson in aggiunta alla USS Harry Truman. Il presidente statunitense Donald Trump ha lasciato intendere che la questione iraniana verrà risolta, con un accordo o con una soluzione militare, entro un paio di mesi. Intanto le autorità del regime hanno fatto sapere che non intendono avviare colloqui diretti con gli Usa sul loro programma nucleare ma hanno lasciato aperta la porta a negoziati indiretti “come in passato”.
Il presidente del parlamento di Teheran Mohammad Qalibaf ha puntualizzato che se gli americani dovessero attaccare la Repubblica Islamica “l’intera regione esploderebbe come un deposito di munizioni per una scintilla” aggiungendo che, in quel caso, le basi Usa e quelle dei loro alleati “non saranno sicure“.
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