Gli occhi di Minghelli e un Arezzo troppo perfetto. Cosmi incanta piazza Grande
“Botoli trova poi, venendo giuso,
ringhiosi più che non chiede lor possa,
e da lor disdegnosa torce il muso”
Serse Cosmi ha aperto così, citando Dante, il capitolo dedicato ad Arezzo del suo spettacolo. Un modo per ricordare anche Beppe Aratoli, cronista de La Nazione, che per la prima volta lo definì un botolo ringhioso a tutti gli effetti, sdoganando definitivamente quell’allenatore che piano piano aveva iniziato a conquistare i tifosi. Era il 1995 e stava per cominciare un quinquennio che avrebbe portato in dote due promozioni, il recupero di una passione sfilacciata dagli eventi e un rapporto destinato a resistere al trascorrere del tempo.
C’era tanta gente in piazza Grande ad ascoltare la voce inconfondibile di Serse, narratore della sua carriera calcistica intrecciata a una vita densa di episodi, aneddoti, retroscena. “Solo Coppi temo” è uno spettacolo allestito grazie alla regia di Alessandro Riccini Ricci e ai testi di Valeria De Rubeis, alcuni dei quali ispirati all’autobiografia “L’uomo del fiume” pubblicata nel 2002. La data di ieri è stata organizzata da Discover Arezzo all’interno della rassegna “PensArti – I giorni del pensiero artistico”.
Il nome di battesimo, scelto dal padre Antonio in omaggio a Serse Coppi, rappresenta il punto di partenza della storia, che poi si articola lungo i successi nei dilettanti con la Pontevecchio e il rapporto simbiotico con Genova e con il Genoa, grazie anche alla musica di Faber, passando per la vittoria di San Siro con il Perugia in serie A e il ricordo accorato di Luciano Gaucci: “Un visionario che, quando allenavo ad Arezzo, ha saputo vedere per me un futuro che gli altri non immaginavano nemmeno”. Ma dentro ci sono anche Cantona, Crozza e una visione del calcio un po’ controcorrente, come d’abitudine. Il tutto rielaborato tramite i ricordi dell’infanzia, il legame indissolubile con il Tevere, l’amore per il pallone.
Toccante il capitolo aretino. La Giostra del Saracino, la sciarpa amaranto, la trippa al sugo, la prima casa di Giovi e le passeggiate in centro, fino alla squadra del 1999/2000 che sfiorò la serie B. Cosmi ne ha snocciolato la formazione: Tardioli; Di Loreto, Ottolina, Bacci, Di Sauro; Caracciolo, Martinetti; Rinino, Bazzani, Antonioli, Tarana. “Per quattro mesi giocò un calcio straordinario che, lo dico senza presunzione, in quel periodo nessuno giocava. Forse la troppa perfezione fu il suo unico limite” la chiosa declamata dalla terrazza di Fraternita. E poi il ricordo di Minghelli, con l’immagine di Lauro che campeggiava sul ledwall: “Non era un giocatore ma un simbolo di grinta, di attaccamento alla maglia. Era il mio capitano. Se n’è andato il 15 febbraio 2004, il giorno della Madonna del Conforto. Ma la sua testimonianza di forza e grinta ha lasciato una luce di memoria che brilla ancora oggi nei ricordi di tutti noi”.
Lacrime e poi applausi.
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