Lazio

Gli obiettivi sensibili

È davvero un momento difficile da superare per tornare poi ad essere liberi di vivere come un tempo. Guerre a destra e a sinistra, localizzabili sulla carta geografica mondiale, non invitano certo il turista a girovagare per il globo, perché come se non bastassero i missili che solcano i cieli sulle nostre teste, il pericolo degli attentati terroristici fa più paura.

Mi spiegò un amico militare, un colonnello di artiglieria, che: dove c’è la guerra vai preparato.
Conosci il rischio che incombe su di te e indossi l’elmetto, Serve a qualcosa? No, ma il semplice fatto di sentirtelo sul capo è confortante, nella consapevolezza di aver fatto il tuo dovere di
prevenzione procedurale. Ma non puoi andare in piazza, allo stadio o al teatro per il concerto dei tuoi beniamini, bardato da prima linea. Il terrorista colpisce in uniforme civile e anonima, quanto più possibile.

Salvarsi dal terrorismo richiede di essere distanti dall’attentato, nel momento in cui viene effettuato, con fortunata fatalità. E questo non vale soltanto se ti trovi in Belucistan, ma anche se sei appena uscito di casa, in un supermercato affollato, per l’acquisto del latte o di una mezza pagnotta per la cena. Puoi farne a meno? No.

Ma se ti investono con un furgone per le vie di Los Angeles, insieme a un’altra dozzina di persone, perché eri là, curioso di visitare Hollywood, allora se sopravvissuto ti ritrovassi all’ospedale, chissà quanto rimpiangeresti di non essere rimasto a casa tua, con la piscina comunale a due passi, godibile e con remoto rischio di attentato, in quanto più controllabile all’ingresso, specie nei momenti nei quali l’attenzione al possibile terrorista induce ad un controllo più accurato.

A Roma sono stati censiti più di 4000 obiettivi sensibili da proteggere ed è scontato che non puoi proteggerli tutti. Quindi, se fossi un terrorista, prediligerei scegliere come obiettivo la folla, dove morti innocenti lasciano una traccia di terrore e raccapriccio nella popolazione colpita e nel governo della nazione che dovrà chiedersi perché sia stato scelto proprio quell’obiettivo che riguarda casa nostra e non quella altrui.

Perché scarsamente protetto e difendibile? Forse. Ma anche perché, se rivendicato, sarà reso manifesto quale sia lo sgarro, agli occhi degli attentatori, che lo ha generato.

Sinceramente, non ho un suggerimento da diffondere, se non quello predicato da mio nonno che, memore delle due guerre mondiali – la prima partecipata, la seconda subita – dal 1945 in poi, aveva imparato a ripetere il suo mantra: se non è proprio necessario che vi muoviate, ragazzi, state a casa vostra. E a costo di essere asfissiante, ce lo ripeteva con maggiore frequenza nei momenti di tensione.

Di certo, l’ultima volta ce lo avrebbe ripetuto dopo l’attentato alle torri gemelle. Non lo fece perché qualche anno prima se n’era andato lui, definitivamente, raccomandando ai nipoti: non rammaricatevi per la mia partenza, perché sono io che compiango voi lasciandovi in un mondo tanto traballante, come non avrei mai voluto.

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