Ambiente

Gli italiani chiedono più impegno sui migranti e sull’unione fiscale

Dal Green Deal, al NextgenerationEU fino al ReArm Europe (ridefinito European Defence) sono diverse le più recenti politiche strategiche elaborate dalla Ue. Considerando il punto di vista degli italiani su quali aspetti sia più necessario orientare l’azione dell’istituzione europea nel prossimo futuro, emergono indicazioni interessanti che mettono in evidenza le sensibilità del Paese.

In cima alla classifica rilevata (Community Research&Analysis per Federmeccanica) troviamo il tema che negli anni recenti ha rappresentato uno degli scogli principali dell’Italia in seno europeo: la questione della gestione dei flussi di migranti. Questo è l’aspetto che gli interpellati segnalano come prioritario nelle politiche della Ue (71,6%). Seguono più staccati, ma comunque contrassegnate da una significativa rilevanza, altre politiche ritenute importanti. In primo luogo, una maggiore omogeneità dei regimi fiscali a livello europeo (67,4%), la politica energetica comune (66,9%) e un maggior coordinamento delle politiche industriali (63,1%). La competizione economica esistente anche all’interno della Ue, la questione energetica emersa con grande forza con l’avvio del conflitto russo-ucraino e una politica industriale coordinata che riesca a fare fronte comune alle guerre dei dazi e ai Paesi competitori (si vedano le vicende legate all’automotive, alla transizione green e così via) rendono queste tematiche prioritarie negli interventi da realizzare.

Non mancano poi altri ambiti di rilievo, ma che assumono un’importanza percepita meno decisiva o, comunque, più controversa. Si pone, in virtù dei conflitti bellici alle porte dell’Europa, il tema della politica per la sicurezza e la costruzione di un esercito comune considerata sì importante (64,2%), ma con una quota di disaccordo significativa (16,9%). Parimenti, l’impegno verso una politica estera comune (58,7%) è altrettanto centrale, ma non sono pochi che non la intravedono così cruciale (13,5%). Nella medesima posizione si collocano altre due linee strategiche come la costruzione di un modello di welfare e di mercato del lavoro più omogeneo (60,4%) e una politica commerciale più coordinata a livello continentale (58,7%).

Infine, ma non per importanza, risulta divisiva nell’opinione degli italiani la prospettiva di ulteriori allargamenti ad altri Paesi candidati all’ingresso nella Ue. In questo caso, gli interpellati si contrappongono in modo equilibrato fra quanti ritengono necessari ulteriori processi di inclusione (34,1%), da un lato, e, dall’altro, chi esprime una netta valutazione contraria (33,2%).

Vale la pena sottolineare come gli «euroscettici» e gli «antieuro» (si veda la puntata precedente pubblicata sul Sole 24 Ore dell’8 aprile), nonostante le perplessità e le contrarietà espresse, in materia di politiche europee da realizzare non siano così distanti da chi vede con maggiore favore la Ue («euroconvinti» e «eurotiepidi»). Prendendo in esame le diverse politiche proposte, per la quasi totalità degli «euroscettici» si supera la soglia del 50% di quanti considerano molto e moltissimo importante perseguire le diverse politiche. In misura inferiore, ma analogamente avviene anche per gli «antieuro». In un unico punto si marca una differenza notevole: la questione di ulteriori allargamenti ad altri paesi.


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