gli avvisi di garanzia oggi sono trampolini di lancio
di Francesco Canosa
Se un qualsiasi genio del male si risvegliasse da un lungo sonno e osservasse lo stato attuale del pianeta, vedendo in che mani è finito, stapperebbe una bottiglia. Soddisfatto, tornerebbe a dormire, convinto che il suo lavoro sia stato portato a compimento. A governare sono i “cattivi” — o perlomeno quelli che il pensiero dominante definisce tali. Ogni pezzo del puzzle è al suo posto.
C’è il ciuffo biondo a Washington, che si diverte a fare la scheggia impazzita, tenendo in ostaggio un intero pianeta.
Lo zar del terzo millennio in Russia.
Lo spietato Netanyahu, pronto all’occupazione totale della Striscia di Gaza.
E un vento nazionalista che soffia su tutta Europa, rendendola ancora più inerme di quanto già non fosse.
Eppure, comandano loro.
E, nella maggior parte dei casi, lo fanno in maniera del tutto legittima.
E se a risvegliarsi fosse invece il tessitore del male nostrano per antonomasia, il maestro venerabile Gelli — sarebbe ancora più felice. Felice perché, appena un mese fa, la Cassazione, con la sentenza del 1° luglio, ha ribadito la matrice neofascista della Strage di Bologna, insieme al coinvolgimento della P2 e dei servizi segreti.
Eppure c’è ancora chi, al governo, si ostina a non volerlo ammettere.
Su tutti la presidente Meloni, pronta a condannare la strage ma non la sua matrice neofascista.
E allora, oltre a stappare la bottiglia, Gelli si concederebbe anche un brindisi.
Perché dalle nostre parti, la situazione è forse persino migliore.
L’asse del Paese si è spostato sempre più verso un senso di impunità dilagante, in un clima quasi anestetizzato.
Prendiamo ad esempio i vari avvisi di garanzia a Ricci e Sala, che — per onor di cronaca — andrebbero ben distinti dal caso Toti, anche se qualcuno ha provato a paragonarli, giusto per buttarla in caciara. Lì, infatti, c’era un presidente di Regione, posto agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione che poi successivamente decise di patteggiare ammettendo di fatto le proprie colpe.
Siamo andati oltre ogni previsione.
Nemmeno la tessera pidiueista più ottimista avrebbe potuto immaginare tanto: un mondo in cui l’etica e la morale non sono più requisiti.
Basta il consenso.
Dimentichiamoci le fughe ad Hammamet: oggi non si scappa, si rilancia.
Gli avvisi di garanzia funzionano come trampolini di lancio per mostrare il proprio strapotere, da estendere alla prossima legislatura.
Ed è così, ad esempio, che il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si dimette per ricandidarsi, perché “il futuro lo decidono i cittadini”. Che è un po’ come dire: facciamo come ci pare, tanto vi va bene lo stesso. E noi questo lo sappiamo.
E lo rispettiamo.
D’altronde, fu la folla a scegliere Barabba.
E quella folla, oggi, è ancora lì.
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