Gli attacchi russi non si fermano: ucciso anche un bimbo di un anno
Al netto delle preziose parole di pace pronunciate da Papa Leone, il conflitto prosegue, e all’orrore della quotidianità si aggiunge quello delle testimonianze, dei ricordi agghiaccianti, della tangibilità di quanto il male sia un pozzo senza fondo. In rete gira un video che documenta l’operazione Pipe dello scorso marzo, quando l’esercito russo utilizzò un gasdotto in disuso per penetrare nelle retrovie nemiche e colpire di sorpresa, e alle spalle, i soldati di Kiev nel Kursk.
Cento persone alla volta avanzarono attraverso un tubo del gas sotterraneo, con un diametro di 1,4 metri, per 16 chilometri. “E’ stata una strage, con centinaia di morti – racconta nel video il soldato Igor Garus, uno dei superstiti – alcuni miei commilitoni sono morti per mancanza di ossigeno e per le esalazioni di metano, altri sono impazziti e si sono suicidati. I corpi dei soldati deceduti potrebbero essere rimasti nel tubo, dal momento che i sopravvissuti non potevano prenderli e avevano l’ordine di scavalcarli”. Inoltre, secondo Garus, le truppe non avevano abbastanza viveri. “L’acqua ci era stata sottratta dai combattenti dell’Akhmat, che erano più vicini all’ingresso. La spazzatura e i rifiuti organici si sono accumulati all’interno e i militari, uscendo, erano sporchi, stremati e febbricitanti”. Ai morti nel gasdotto vanno aggiunti quelli che sono stati congedati d’urgenza e deceduti nelle settimane successive. Per alcuni blogger militari avrebbero perso la vita circa 500 soldati. L’operazione Pipe, avvallata da Putin, fu progettata dal generale ceceno Apti Alaudinov, che dopo aver mandato al massacro i suoi ragazzi ha ottenuto la carica di professore ad honorem all’Università statale del Sud-Est di Kursk.
Ieri la Russia ha lanciato il più grande attacco di droni e missili dall’inizio della guerra prendendo di mira principalmente la parte occidentale del Paese. L’aeronautica ucraina ha precisato che l’esercito di Mosca ha lanciato 728 droni e 13 missili ipersonici Kinzhal, aggiungendo che i suoi sistemi di difesa aerea hanno intercettato 711 velivoli senza pilota e che almeno sette vettori sono stati distrutti. La Russia fa sapere di aver colpito uno stabilimento a Lutsk, dove vengono riparati i motori dei jet, e gli aeroporti di Ozernoye e Kharkiv. Durante le operazioni a Lutsk alcuni velivoli sono penetrati sul territorio polacco, provocando la risposta polacca che ha pattugliato l’area con i suoi caccia. Era già accaduto il 29 giugno. Il blitz di ieri ha provocato la morte di 3 civili. In Rete sta girando l’immagine di Dmytro, bimbo di un anno ucciso da un attacco russo nel Donestk.
L’industria russa continua ad acquisire slancio e gli analisti militari prevedono che entro l’autunno verranno lanciati più di mille droni al giorno. Kiev ha risposto colpendo il territorio russo con 86 velivoli senza pilota.
Sul campo, nel 1.232° giorno di scontri, le truppe di Mosca hanno guadagnato terreno nel Donetsk, e per il portavoce del Cremlino Peskov “lo stanno facendo per creare una zona cuscinetto e garantire la sicurezza del Donbass”.
“Sicurezza” che nel Donetsk è costata la vita a 8 civili colpiti da bombe aeree. Tre russi, tra i quali un bambino di 5 anni, sono morti in un attacco ucraino a Kursk. La regione di Sumy, bombardata, è in totale black out.
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