Gli agricoltori della Corea del Sud protestano contro il divieto di carne di cane
Mentre tutto il mondo plaude alla decisione della Corea del Sud di vietare produzione, commercio e vendita della carne di cane, ecco che gli agricoltori scendono in piazza per protestare
Se la maggior parte delle persone sta applaudendo al divieto di produzione, commercio e vendita di carne di cane nella Corea del Sud, c’è una categoria che non è per niente contenta della cosa. Ovviamente si tratta degli agricoltori e allevatori che producono tale carne di cane, i quali sono scesi in piazza per protestare rumorosamente contro tale divieto.
Ovviamente c’è anche chi protesta contro il divieto di carne di carne in Corea del Sud
Sono 200 gli agricoltori e allevatori sudcoreani che allevano cani destinati al consumo umano che hanno da poco tenuto una manifestazione di protesta a Seoul, proprio vicino alla sede del presidente. La richiesta, neanche a dirlo, era di abolire la nuova legge che vieta la vendita della carne di cane.
La polizia locale si è trovata costretta a respingere una folla di decine di agricoltori che stavano cercando di occupare la strada davanti alla sede presidenziale, con l’intenzione poi di liberare sul posto cani tenuti in gabbia e trasportati su un camion.
Solo che la polizia ha deciso di perquisire quel camion sospetto: ispezionandolo e sollevando delle coperte che coprivano il carico, hanno scoperto la presenza dei cani in gabbia.
Se ricordate qualche tempo fa il partito al potere del presidente Yoon Suk Yeol ha presentato un disegno di legge per vietare l’allevamento e la vendita di cani destinati al consumo umano. La legge prevede anche un risarcimento finanziario per coloro che operano in tale settore e che, per effetto della legge, dovranno chiudere o riconvertire in qualche modo la propria attività entro tre anni dall’entrata in vigore.
I membri del partito sono stati chiari: forti anche della disaffezione delle nuove generazioni di sudcoreani per tale barbara pratica di allevamento, ecco che è giunto il momento di porre fine a tutto ciò, visto anche che c’è stato ampio sostegno pure da parte dell’opposizione e dei cittadini.
Ormai nella Corea del Sud il cane è diventato un animale domestico da compagnia a tutti gli effetti: sono più di 6 milioni le famiglie che hanno un cane. E lo stesso Yoon e la moglie Kim Keon Hee hanno dei cani, fra cui un cane guida ormai in pensione e un cane da salvataggio.
Inoltre un sondaggio Gallup dello scorso anno mostrava come i due terzi degli intervistati si opponesse al consumo di carne di cane. Solamente l’8% aveva confessato di aver mangiato carne di cane nel corso dell’ultimo anno, un netto calo rispetto al 27% del 2015.
È giunta dunque l’ora di porre fine a tale pratica. Ma non per chi alleva questi cani. Ju Yeong-bong, che ha guidato l’ultima manifestazione, ha affermato che i politici non hanno alcun diritto di cancellare così un settore dell’industria. E non hanno neanche diritto di decidere cosa la gente debba mangiare.
Si è poi giustificato sostenendo che tutti i paesi in cui si allevano animali ad un certo punto hanno mangiato cani e ci sono ancora paesi in cui tale pratica è permessa. Ok, qualcuno gli faccia notare che il fatto che una cosa venga fatta, non vuol dire che sia lecita. E che se una cosa è stata fatta in passato, non significa che debba perdurare ancora adesso.
Tornando alla manifestazione in piazza, gli agricoltori hanno protestato sostenendo di essere stati esclusi dalla discussione e che i ristori promessi non bastano (e quando mai sono sufficienti?). Così ecco che si sono riversati in massa davanti all’ufficio del presidente. La polizia, in netta inferiorità numerica, è stata costretta a erigere delle barricate per impedire ai manifestanti di raggiungere la sede del presidente.
Alcuni dei manifestanti sono poi stati arrestati.
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