“Gli adulti vi criticano? Succede da millenni, non ascoltateli. Siete il centro del mondo, siate pieni di vita”: la lettera di Brunello Cucinelli ai giovani
In un’epoca segnata da incertezze, crisi e un bombardamento mediatico che spesso dipinge le nuove generazioni come svogliate o superficiali, arriva una voce controcorrente, carica di speranza e di fiducia nel futuro. È quella di Brunello Cucinelli, stilista, imprenditore illuminato e filosofo del “capitalismo umanistico”, che ha affidato a una lunga e appassionata lettera aperta un messaggio diretto ai giovani, sulla scia delle parole che già gli aveva dedicato nella sua lectio in occasione della laurea ad honorem conferitagli dall’Università di Caserta.
Lungi dal voler aggiungere la sua voce al coro millenario delle critiche, Cucinelli inizia proprio smontando questo cliché. Rievoca figure storiche e pensatori che, nel corso dei secoli, hanno puntato il dito contro i loro giovani contemporanei: “Un sacerdote dell’antico Egitto li critica per la disobbedienza nei confronti dei genitori, Socrate li giudica maleducati e irrispettosi, Boccaccio li attacca e li definisce rammolliti, vanitosi”. Una costante storica, insomma, che dimostra come ogni generazione adulta tenda a lamentarsi di quella successiva. L’invito implicito di Cucinelli è chiaro: non lasciatevi scoraggiare da questi rimproveri, che si ripetono da sempre, ma guardate avanti.
L’imprenditore umbro, che ha costruito un impero sul cashmere ma soprattutto su una filosofia aziendale basata sull’armonia, sul rispetto per il lavoro e sulla dignità umana – “l’antitesi dell’irrequietezza malsana” del tardo capitalismo – vede nei giovani la chiave per un “destino migliore per il mondo e l’umanità”. Un destino che, sottolinea, “riposa nelle loro mani”. La giovinezza, scrive Cucinelli, “è il momento migliore per sviluppare quei valori che diventeranno poi le fondamenta per la costruzione di persone sane, volenterose, di buon cuore, pronte ad avere un ruolo in società”. È un’età di potenziale infinito, “il momento in cui si può essere tutto e chiunque, in cui si può e si deve sognare in grande, mettendo le basi per realizzare poi quei grandiosi progetti, senza farseli rubare“. In questo percorso di crescita, un ruolo fondamentale è attribuito all’istruzione e alla cultura. “È un privilegio [la scuola], perché fino ad una certa età vi educa e poi vi istruisce; siate grati alla scuola, che vi porta vicino ai libri“, esorta lo stilista, autore lui stesso de “Il sogno di Solomeo. La mia vita e l’idea del capitalismo umanistico”.
L’intera lettera è un appello a una “umanistica rivoluzione”: un cambiamento profondo che, partendo dalle radici della nostra cultura e della nostra storia (da qui le citazioni che spaziano dall’antico Egitto a Seneca e Sant’Agostino), sappia costruire un futuro basato su valori solidi e autentici. Quali? Cucinelli invita a riscoprirli e a coltivarli: la verità, la giustizia, la bellezza, l’armonia, il rispetto per la dignità umana e per il pianeta. Un messaggio di incoraggiamento potente, che restituisce ai giovani un ruolo centrale e una grande responsabilità, invitandoli a non subire passivamente le critiche, ma a diventare protagonisti attivi nella costruzione di un domani migliore, armati di sogni, cultura e solidi principi. Ecco la lettera integrale di Brunello Cucinelli:
O miei cari giovani,
la vostra umanistica rivoluzione volge il cuore al futuro, ma guarda al passato, e dal passato apprende che molti uomini importanti, nel corso di secoli hanno criticato quelli della vostra età con parole severe.
Sacerdote dell’antico Egitto: Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico, i nostri ragazzi non ascoltano più i loro genitori, la fine del mondo non può essere lontana.
Incisione su di un vaso di argilla nell’Antica Babilonia (5000 anni fa): Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore. I giovani sono maligni e pigri. Non saranno mai come la gioventù di una volta. I giovani di oggi non saranno capaci di mantenere la nostra cultura.
Esiodo: Non c’è alcuna speranza per l’avvenire del nostro paese se la gioventù di oggi prenderà il potere domani. Questa gioventù è insopportabile, senza ritegno, terribile.
Socrate: La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell’autorità, non ha alcun rispetto degli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola sono cattivi.
Seneca: (La gioventù è) dedita ai piaceri e infiacchita dalla corruzione di un’epoca contrassegnata dalla luxuria. Il quadro a tinte fosche di questi giovani debosciati si chiude con la considerazione che: essi, nati deboli e smidollati, non salvaguardano la loro castità e insidiano l’altrui.
Sant’Agostino: È pericolosa la piaga della gioventù, perché i giovani si accendono di passioni, si gonfiano di speranze, si consumano nei piaceri, ma la loro è una speranza di disperati, speranza di cose che periscono, la quale stimola la passione senza soddisfarla e rende incapaci di sopportare il confronto con la verità.
Boccaccio attacca i “giovani moderni”, vanitosi, senza pudore e “rammolliti dalle troppe delicatezze”.
O miei diletti giovani,
ogni giorno penso a voi come al centro del mondo; quando ero bambino i miei occhi erano fissi sui miei genitori, e dalle loro azioni, proprio nei primi anni, imparai le regole della vita, quelle regole che l’istinto, secondo natura, non mi aveva saputo dare.
Guardo a voi, giovani, e vi vedo nel tempo passato e nel Tempus novum che sta per arrivare.
Dobbiamo nutrirci della speranza, ma questa da sola forse non è sufficiente, e allora dobbiamo anche mettere in pratica l’azione, come una sorta di umanistica rivoluzione illuminata dalla memoria, e fissa sul domani, perché il futuro è una promessa, e il dono che ci aspetta, che aspetta voi, donne e uomini del domani, dobbiamo desiderarlo; a questo servono i valori, che danno il senso alla vita.
Per decine di secoli abbiamo avuto valori che oggi a volte sono messi in discussione; si parla di cambiamento, si parla di adattamento al cambiamento come unica strada per essere felici; ma è anche vero che i valori fanno comunque parte dell’umana condizione, e per questo hanno dimora nell’eterno. Di certo senza di essi il Tempus novum che ci attende diventerebbe una vana chimera; i filosofi antichi ci hanno detto che la felicità non è un diritto, ma un desiderio legittimo al quale aspirare, un fine che si raggiunge con l’armonia del cuore e della mente.
Se vi è una parte della vita dove nascono i valori questa è la giovinezza, quando ogni sentimento, ogni ardire, ogni passione è tutt’uno con il vigore strepitoso della natura, quello che ci dona i tramonti infuocati, le aurore sublimi, il vento, il sole e il profumo di mille e mille fiori che nascono spontanei nei campi chissà da quale parte del mondo.
Vedo voi, o giovani, come uno di quei fiori, anche voi pieni di vigore, profumati dei vostri sogni e dei lontani orizzonti che la vostra anima abita. La giovinezza mi sembra il luogo più incantato e più ferace; ogni ricordo mio di quei tempi è intriso di qualche eccesso di significato che oggi appena percepisco in momenti speciali; ma so che nulla è più come prima, quando nell’immaginazione una semplice barchetta intagliata nel legno diventava un piroscafo che attraversava l’oceano, e quel pezzo di legno significava molto di più della sua forma e della sua materia.
A volte si vede intorno a noi come un mal dell’anima, una mancanza di desiderio, ma Platone, nel poetico mito di Poros e Penia, genitori di Eros, ci ha raccontato con parole incantate che il desiderio è figlio della mancanza. Amare mi sembra una condizione sublime, ma se volete che viva a lungo, fate in modo di mancare un pochino alla persona che amate.
Non so, o miei cari giovani, se queste parole accarezzino la vostra anima, ma se vorrete desiderare il Tempo nuovo, se lo renderete reale e vivo, dovrete abitarlo con quella misura che i greci ci hanno insegnato, a poco a poco, rispettandolo come figli del Creato, così non brucerà nel vento, ma vivrà in eterno; tutto questo, ne sono convinto, non può accadere senza una umanistica rivoluzione, e voi ne potrete essere il motore.
Ricordatevi che la scuola, per voi, è un privilegio, perché fino ad una certa età vi educa, e poi vi istruisce; siate grati alla scuola, che vi porta vicino ai libri, e anche quelli, per desiderarli, è bene che manchino un poco, e li si ameranno di più se per leggerli dovremo andare a cercarli in una biblioteca, magari prenderli in prestito, e li terremo con la massima cura, perché presto dovremo riconsegnarli.
Una biblioteca, diceva Adriano imperatore, è come un granaio dell’anima; nutritevi, o giovani, di quel grano, vivete la biblioteca non come un deposito del sapere, ma come un generatore di conoscenza; da quei libri può nascere il sogno di una umanistica rivoluzione.
Diceva Aristotele che la mente non si apre se prima non si apre il cuore: allora voi, proprio voi, che vivete in ogni parte del vasto mondo dove vi immagino, voi che oggi soffrite per un certo mal dell’anima, armatevi del sogno, della fratellanza, della mitezza, della misura, e con queste armi gentili, vi prego, divenite attori di una umanistica rivoluzione volta al Tempus novum.
Miei cari giovani, vi prego, smentite quei saggi, che furono forse deboli nelle riflessioni che avete letto; siate piuttosto lo specchio di un’altra realtà, che vedo io, e non solo io, quella di giovani pieni di amore, simboli di vita, ardimentosi, scrigni di pietre preziose, espressione della natura che procede continuamente creando, bisognosi di qualcosa che solo noi genitori, nonni, e adulti, possiamo darvi: un ascolto, una parola, una carezza; tali cose sono il nutrimento dell’anima.
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