Toscana

“Giustizia per Ylenia”, mamma Cristina porta in tribunale la Asl


“Oggi è la festa della mamma e io sono qui, da sola, a chiedere giustizia per mia figlia”. Cristina Fioretti è la mamma di Ylenia Cavallini, una ragazza aretina morta a soli 28 anni all’ospedale San Donato. A strapparla all’affetto della madre e dei suoi cari, dopo lunghe ore di sofferenza, nel dicembre del 2021, è stato un infarto intestinale (in seguito ad una patologia chiamata megacolon tossico). Una tragedia che scosse Arezzo, in quei giorni travolta come il resto d’Italia dalla pandemia. Nei giorni scorsi ha preso avvio il procedimento civile, nel quale è stata chiamata in causa la Asl Toscana Sud est. Secondo i familiari della ragazza infatti ci sarebbero stati “errori di valutazione all’interno del Pronto soccorso” che avrebbero concorso al tragico epilogo. 

Giovedì scorso i legali di famiglia (rappresentata da Luca Bufalini) e Asl si sono trovati di fronte al giudice. I familiari hanno avanzato la richiesta di un accertamento tecnico preventivo: un procedimento cioè che ha il compito di accertare, nel contraddittorio tra le parti, quale fosse “lo stato dei luoghi o la qualità o la condizione delle cose”. In altri termini, fare chiarezza su ciò che è avvenuto nelle ore di agonia in cui Ylenia era in ospedale: se ci siano state o meno responsabilità. 

Il prossimo 20 maggio ci sarà un’udienza a trattazione scritta in base alla quale il giudice nominerà il Collegio peritale per svolgere l’accertamento tecnico preventivo.

La storia di Ylenia

Oggi mamma Cristina, determinata a chiarire cosa sia accaduto alla figlia, ripercorre quelle drammatiche ore. Ripartendo dal Natale 2021, quando tutta la famiglia era riunita per festeggiare. L’indomani, di prima mattina, però, la ragazza ha avvertito un malore: vomito e fortissimo mal di pancia. Le fecero una puntura di Plasil che non portò a miglioramenti. Alle 13 fu chiamata l’ambulanza: “Ylenia stava male – racconta Cristina – tanto è vero che i sanitari che erano in ambulanza le assegnarono un codice giallo, perché aveva l’addome teso. Ma nonostante stesse malissimo, in pronto soccorso le fu assegnato un codice verde, ovvero un codice minore. Così le cose sono andate per le lunghe.”

Cristina non poté seguire la figlia in ospedale: era periodo Covid, l’ingresso nelle strutture sanitarie era precluso. Intanto alla giovane fu fatto un prelievo del sangue e le analisi parlavano di un’infezione. Fu prescritta una tac: prima che venisse eseguita passarono altre ore, fino alle 19. 

In questo lasso di tempo Ylenia e la mamma restarono in contatto telefonico. Chiamate strazianti, una delle quali condivisa anche sulla pagina “Giustizia e Verità per Ylenia, nelle quali la 28enne esprimeva tutta la sua sofferenza. “Mamma non ce la faccio a parlare”, lo diceva alle 21, 17. Con un filo di voce rispondeva “No” alla domanda se le avessero somministrato qualche cura. Solo dopo le 22 la gravità della situazione sarebbe emersa, ma a quel punto era troppo tardi. “I medici però non mi avvertirono della gravità della situazione” dice oggi la madre, solo nel cuore della notte fu richiamata per essere avvisata che la figlia era stata sottoposta a intervento e intubata. 

Madre i figlia non si parlarono più: un dolore questo che pesa sul cuore di Cristina come un macigno “perché so che mia figlia ha sofferto da sola”. La donna rivide Ylenia solo pochi minuti prima che morisse, il 27 dicembre, poco dopo le 14. 

La richiesta di verità

Adesso per mamma Cristina c’è la speranza di far emergere la verità sulla morte della figlia. “Nelle cartelle cliniche ci sono cose che non tornano, ad esempio ho trovato scritto che alle 21,15 era sottoposta a visita medica. Ma Ylenia alle 21,17 era al telefono con me, come è possibile”.

In sede penale la vicenda è stata archiviata. Stando alla perizia disposta dalla Procura nel maggio del 2022 non sarebbe stato riscontrato un nesso causale tra i ritardi e la morte. Con l’accertamento richiesto adesso, viene chiesto che i consulenti medici rispondano a specifici quesiti: tra questi anche capire se una diagnosi tempestiva avrebbe evitato il decesso o se avesse dato a Ylenia più possibilità di sopravvivere.  


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