Giurato Numero 2 | Indie For Bunnies
Arrivare a 94 anni come Clint Eastwood dovrebbe essere l’obiettivo di ciascuno di noi. Perché, mettendo da parte la capacità di fare grande cinema dei più grandi, a stupire e fare invidia sono la lucidità di pensiero e l’incapacità di smettere di interrogarsi. Domande etiche, morali e politiche serpeggiano in superfice e nel sottosuolo di tutte le sue ultime prove, ancor più proprio in quest’ultimo “Giurato numero 2″.
Nicholas Hoult e gli altri personaggi, siano essi giurati o funzionari di giustizia, vengono calati dal regista americano in una messinscena che più sobria non si può. Tra i toni neutri della fotografia, le sale beige del tribunale e le inquadrature di maniera, a risaltare sono solo le loro parole, i loro dubbi, i pregiudizi, le sferzate (tra e fuori dalle righe) al sistema di giustizia americano. A svettare più di tutto il resto, il dilemma etico ancestrale del protagonista – del quale, non aveste visto il film, è meglio non dire nulla.
Ovviamente, un film del genere non può prescindere da un parco attori di lusso, perfetto nelle performance misurate richieste dalla direzione del vecchio Clint. Da questo punto di vista Hoult è una sorpresa incredibile, mentre la Colette e J.K. Simmons centrano, al loro solito, due prove impeccabili.
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