Società

Giulia Cecchettin, l’onorevole Martina Semenzato: «Lavoriamo per portare a scuola educazione di genere, sentimentale e finanziaria»

Cosa non funziona in un Paese, il nostro, in cui in un anno vengono uccise da partner o ex partner 105 donne? L’ultima è Giulia Cecchettin, aveva solo 22 anni, è stata uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta e la sua storia si è trasformata in un grido di rabbia e dolore destinato a segnare un prima e un dopo nella battaglia contro la violenza di genera in Italia. Come si contrasta, davvero, la violenza? Ce lo chiediamo da giorni, da mesi. Da quando il numero dei femminicidi nel nostro Paese è rimasto costante. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dal Viminale, delle vittime del 2023, 82 sono state uccise in ambito familiare/affettivo. Tra loro, 53 hanno trovato la morte per mano del partner o di un ex partner. «Omicidio di Stato», ha gridato Elena Cecchin, sorella di Giulia, già ribattezzata l’Antigone della battaglia per tutte le donne. «L’altro giorno pensavamo tutte a Elena Cecchettin, e oggi è lei che sta pensando a tutte noi», ha scritto l’autrice Valeria Parrella. «Ogni tanto, nella storia, una Antigone si alza accanto al corpo di chi deve seppellire e va davanti al coro del popolo e davanti al tiranno, e dimostra che quel dolore può essere lotta». La voce costante è quella che chiede scusa a Giulia, perché non è stata protetta. Perché, anche questa volta, non ci siamo riusciti. Come società civile, come classa politica e dirigente, come istituzioni. Perché? Lo abbiamo chiesto all’onorevole Martina Semenzato, presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.

In queste ore si parla di una possibile votazione lampo per il nuovo Ddl a contrasto della violenza sulle donne. Di cosa si tratta e quali fondi coinvolge?
«Il Ddl di cui si discuterà con procedura d’urgenza al Senato è il provvedimento Roccella, Piantedosi, Nordio già votato all’unanimità alla camera, che irrobustisce il Codice Rosso. Tra i provvedimenti: il potenziamento dell’ammonimento prefettizio, l’estensione dell’ambito di applicazione delle misure coercitive, il potenziamento dell’istituto di sorveglianza speciale, la specializzazione e la formazione a più livelli, la tutela dei minori legata alla violenza assistita, la specializzazione dei pubblici ministeri, la provvisionale a titolo di ristoro anticipato, fino all’arresto in flagranza differita, solo per citarne alcuni».

Action Aid, come ogni anno dal 2015, ha raccolto i dati sui fondi utilizzati per il contrasto alla violenza di genere. Spicca un -70 per cento in un anno per i fondi a sostegno della prevenzione.
«Per quanto mi riguarda partiamo dai dati e dai numeri oggettivi. Con il governo, già a partire dalla legge di bilancio del 2023, le risorse del fondo antiviolenza sono state incrementate di 16 milioni a regime (un incremento di circa il 50%) e nel ddl della legge di bilancio per il 2024 è previsto un ulteriore incremento a regime di 4 milioni di euro e il rifinanziamento strutturale del reddito di libertà per le donne vittime di violenza per un importo di 6 milioni di euro annui. Inoltre il prossimo riparto, per il quale lo scorso 9 novembre è stata raggiunta l’Intesa in Conferenza Stato Regioni, potrà contare su una dotazione di 55 milioni di euro, la più alta in assoluto. In tale ambito, per la prima volta, un importo di ben 9 milioni di euro (a fronte dei 40 per i Centri Anti Violenza e le Case Rifugio) è destinato esclusivamente all’empowerment delle donne come misura di prevenzione verso ogni forma di violenza.

Le vittime continuano ad aumentare. Cosa non funziona?
«Bisogna educare gli uomini alla cultura del rispetto a partire dalla famiglia e nel quotidiano. La violenza di genere è un fenomeno strutturale e non è una questione di donne ma di uomini. Dobbiamo scardinare vecchie forme di patriarcato a cui oggi si uniscono nuove forme discriminatorie di genere. Lavorare su una preventiva ed efficace valutazione e gestione del rischio di letalità, di reiterazione e di recidiva è fondamentale».

In Italia, a differenza di diversi Paesi in Europa, l’educazione all’affettività e sessuale non è obbligatoria. State lavorando perché questo cambi?

«Si lavora al protocollo d’intesa con il Ministro dell’Istruzione e del Merito e con il Ministro della Cultura, con il quale saranno avviate iniziative di educazione e sensibilizzazione rivolte al target scolastico, con l’obiettivo di potenziare in modo strutturale quella prevenzione primaria essenziale per una significativa riduzione del fenomeno della violenza maschile sulle donne. La commissione è un tavolo di sintesi straordinario, che fin dalla sua costituzione ha scelto il metodo del dialogo e del confronto. Stiamo lavorando con maggioranza e opposizione sul tema dell’educazione di genere, sentimentale e anche dell’educazione finanziaria».

Ci sono proposte di legge sul tema, oltre a quella della deputata Stefania Ascari che poche settimane fa in Parlamento è stata pesantemente attaccata dalla maggioranza?

«Diverse sono le proposte sul tema da entrambi gli schieramenti, il nostro lavoro è trovare una strada comune su cui convergere, in maniera educata e rispettosa».

È in contatto con la famiglia di Giulia Cecchettin? 
«A questa domanda rispondo con #iosonogiulia. Il resto è rispetto e umanità».

Cosa pensa della violenza che si è scatenata su Elena Cecchettin, accusata dal deputato Stefano Valdegamberi di fare una «recita»?

«Qualsiasi commento oggi è superfluo e fuori luogo. La strumentalizzazione distrae dal contenuto: il rispetto per il dolore e per la famiglia di Giulia».

Cosa significa per lei ricoprire questo ruolo?
«Da questa legislatura la Commissione per la prima volta è Bicamerale, composta da 36 commissari di cui 32 sono donne, nel rispetto del principio di proporzionalità e della rappresentanza dei vari Gruppi parlamentari. È una Commissione che definisco “super partes” perché la violenza di genere non ha colore politico, lavoriamo per dare suggerimenti rapidi e veloci al Governo. Il compito è svolgere indagini sulle reali dimensioni, condizioni, cause dei femminicidi e della violenza di genere».

Qual è il suo obbiettivo?

«Il mio obbiettivo è una Commissione che esca dal Palazzo e lavori con i territori, per parlare più velocemente ai cittadini, soprattutto a quelli più giovani attraverso nuovi linguaggi: arte, musica, libri, sport, film. Accanto al lavoro ordinario ho dato vita ad un Taccuino Bimestrale che raccoglie eventi di varia natura per sensibilizzare sempre sul tema della violenza contro le donne: si chiama appunto Nuovi Linguaggi contro la Violenza di Genere. Dal convegno sul Testo Unico promosso alla Suprema Corte di Cassazione, al film la Terra delle Donne di Marisa Vallone in proiezione il 24 novembre alla Camera, alla Mostra d’Arte contemporanea in Biblioteca San Macuto “Uomini che parlano alla donne, donne che parlano di uomini”, al progetto con la Nazionale Italiana Calcio Olimpionici e Campioni dello Sport e il Gruppo sportivo Fiamme Gialle “Io ci metto la faccia, non le mani”, fino al videoclip dell’avvocato Valentina Ambrosio “L’amore non fa così” e dell’omonimo libro. Mi sento l’onore di presiedere questa commissione, ma anche l’onere e il peso quotidiano della sofferenza».

Da quando è stata formata, lo scorso luglio, su quali fronti è stata impegnata la Commissione?

«Il tema focale della mia Commissione riguarda la violenza economica, intesa come atto di controllo e monitoraggio del comportamento di un uomo in termini di uso e distribuzione del denaro, minaccia di negare risorse finanziarie o impedimento ad avere un lavoro in autonomia o una entrata finanziaria personale. Un tema complesso molto poco esplorato anche dal punto di vista normativo e dei dati. Tra i 12 punti programmatici della commissione troviamo anche formazione a più livelli, sanità, ruolo dei media, analisi di casi e sentenze, analisi degli scenari internazionali e dei relativi ordinamenti e l’adozione di un Testo Unico ovvero una raccolta sistematica e organica dei vari interventi legislativi che hanno creato una stratificazione normativa, nell’ottica di una loro migliore intelligibilità».


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