Viaggi e turismo

Gita ad Anacapri con sosta al raffinato Capri Palace

Anacapri non è Capri. Ad Anacapri la fila non si fa ai bar della piazzetta, ma all’ingresso della seggiovia che porta in cima al Monte Solaro per ammirare durante la salita il Golfo di Napoli in tutta la sua liquida meraviglia. Nella parte più alta dell’isola, c’è un altro tipo di viaggiatore, più interessata alla natura e alla sua bellezza che alla mondanità. L’hotel di lusso di Anacapri, quello vero e storico è il Capri Palace, il primo del gruppo Jumeirah in Italia, ma anche il primo a puntare sulle potenzialità del turismo nella zona più alta dell’isola dove fino a meno di un secolo fa si arrivava solo a piedi o con l’asino. A crederci era stata la famiglia Cacace, che ad Anacapri aveva aperto una boutique elegantissima – Mariorita, dai nomi dei fondatori – e nel 1953 aveva aperto accanto un piccolo hotel destinato a fare di Anacapri il posto per viaggiatori ugualmente raffinati ma precursori di un interesse per la natura selvaggia.

In effetti è accaduto proprio così, anche grazie a Tonino, figlio di Mario e Rita, che con la sua sensibilità estetica e culturale ha arricchito l’hotel con opere d’arte di grande valore. La prima, «Rive e Mari» di Arnaldo Pomodoro, dà il benvenuto a chi arriva: una parete lunga 40 metri che rappresenta un fondale marino e si svolge attorno alla piscina che a sua volta è pavimentata con un mosaico di Velasco Vitali. All’ingresso c’è un gigantesco elmo in ferro di Mimmo Paladino e dentro la collezione si sviluppa con dipinti, sculture e video installazioni fino a formare un piccolo preziosissimo museo che tutti possono ammirare anche solo ordinando un drink al bar.

Arte ed eleganza in cima alla collina

La collezione d’arte, l’eleganza innata dei Cacace, l’altra geniale intuizione di ospitare una spa medica all’avanguardia e di creare un ristorante di pesce e frutti di mare a picco sul mare (il Riccio) hanno collocato Anacapri e il suo cinque stelle tra le destinazioni top del mondo.

Per mantenere la posizione però oggi servono più esperienze e stimoli che il general manager Ermanno Zanini con il suo team giovane e creativo sta man mano introducendo. Le nuove regole dell’alta ospitalità di oggi sono state osservate. A partire dalla gastronomia. Il due stelle Michelin c’è: L’Olivo. L’ammiccante fusion Zuma anche. Gli irresistibili classici di mare napoletani (aragosta e frutti di mare a gogo) si mangiano al Riccio, e di fianco, nel nuovo e altrettanto panoramico Amare, Franco Pepe fa la sua pizza fenomenale. Per il rinnovo dell’hotel è stato scelta una celebrità, Patricia Urquiola, regina dell’architettura alberghiera. Ha cominciato con cinque suite, bellissime, spaziose, con i colori dell’isola (mare e limone) e la piscina che ora, attorniata da palme e ombrelloni gialli su un prato all’inglese appare come un’oasi. È un primo step, un esempio di come diventerà a breve l’hotel con un progetto che – dice Urquiola – «è la sua lettera d’amore a Capri».

Il panorama sui Faraglioni

Non manca niente per stare bene. Ti alzi all’alba per camminare sulla montagna fino a vedere i Faraglioni o sul Sentiero della Filosofia e la sera, sul tuo terrazzo, aspetti il tramonto e il raggio verde nell’istante in cui il cielo cattura il sole! Questa, con una colazione piena di cose squisite (pastiera e sfogliatelle fresche non mancano mai) e un drink alla sera, è la vera magia di stare nell’hotel storico di Anacapri. Se nei lunghi corridoi ti sembra di aver incontrato il fotografo Maurizio Galimberti o qualche altro artista, probabilmente era l’impressione giusta, perché con diversi collage è uno degli autori della collezione e di alcuni dei libri che si trovano sparsi nella lobby e nelle suite. C’è anche un libro su Slim Aarons che ricostruisce un’epoca del jet set, di cui Capri era senz’altro una delle mete preferite. La seggiovia va, sempre (anche inverno). C’è molta gente in fila, e spaventa pensare alla folla che si radunerà in cima al monte, a 850 metri. Niente paura, come tutti i turisti salgono, si fanno una foto con il panorama e riscendono in seggiovia. Chi ama camminare nella natura può spingersi qualche centinaio di metri più in là per non trovare nessuno e pensare che tutta la bellezza di verde, mare e luce che circonda è un privilegio riservato solo a lui.


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