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Giro d’Italia, Simon Yates conquista la maglia rosa sul Colle delle Finestre. A Roma la conclusione

Tra i due litiganti il terzo gode. Eccolo qua il colpo di scena che non t’aspetti. Quello che ribalta tutti i pronostici. E che ancora una volta ribadisce che il ciclismo non è uno sport tutto calcolabile, tutto giocabile sugli algoritmi, sulle radioline e sui computer. Perchè se così fosse non saremmo qui a parlare del nuovo vincitore di questo Giro d’Italia, l’inglese Simon Yates, che con un’azione a sorpresa, sul Colle delle Finestre, strappa la maglia rosa a Isaac Del Toro, il giovanissimo messicano da undici giorni al comando della classifica. Del Toro L’aveva conquistato nella decima tappa, quella di Siena delle Strade Bianche e l’ha persa di nuovo nella polvere dello sterrato del Colle delle Finestre, la micidiale rampa con 45 tornanti che se la prendi come l’ha presa Yates ti porta direttamente al Paradiso. Un Paradiso in rosa che suona come una grande rivincita per questo corridore di 32 anni che proprio sul Colle delle Finestre nel 2018 aveva clamorosamente perso la maglia rosa e il Giro quando ormai credeva di averlo in pugno. Sette anni dopo, quasi una nemesi, come se quel tremendo schianto l’avesse trasformato in una lezione di vita, questo campione schivo e riservato, con le lacrime agli occhi e la voce rauca per la commozione, si è ripreso il maltolto con una azione strepitoso realizzata con la spinta del cuore e la fredda lucidità dell’esperienza.

Un celebre massima di un grande filosofo inglese, Bernard Shaw, ammonisce che gli uomini dall’esperienza non hanno mai imparato nulla. Beh, Simon Yates, forse non sarà un pensatore così profondo come Shaw, di sicuro però ha imparato quella severa lezione del Giro 2018 che si è portato con sé come una cicatrice per questi sette anni. Per scalzare Del Toro e anche Carapz, dai quali aveva un ritardo in classifica di un minuto e 21”, il capitano della Visma Leale e Bike si è inventato un piccolo capolavoro di tattica e astuzia lasciandoli andare allo sbaraglio sul Colle delle Finestre dove i due duellanti fin dalle prime rampe, per i veementi attacchi di Carapaz, se le sono date di santa ragione. Come due pugili che vogliono sferrare il colpo del ko all’ultima ripresa. Solo che il Colle delle Finestre è una salita lunga ed estenuante, con al bici che ti scappa all’indietro, che non ti permette di buttarti allo sbaraglio sprecando preziose energie che possono venire utili nell’ultima parte, in quel falsopiano che dopo il Colle porta al traguardo del Sestriere. Ebbene Yates, che davanti poteva contare sul potente aiuto del compagno Van Aert, mandato in avanscoperta con un gruppo di fuggitivi- tra i quali emergerà il vincitore di tappa , ’australiano Chris Harper – Yates potendo contare su questo importante punto di riferimento, lasciati sfogare Del Toro e Carapz, è poi scattato in proprio sorprendendo i due rivali. I quali ,troppi impegnati a marcarsi uno con l’altro (vai tu o vado io?) hanno permesso all’inglese di accumulare allo scollinamento un vantaggio cospicuo, di circa un minuto e 40”. Un buon vantaggio, certo, ma che poteva essere recuperato nella discesa e sul falsopiano che precede l’arrivo del Sestriere. Qui il blitz della nuova maglia rosa si è completato. Grazie infatti al supporto di Van Aert, generoso e potente passista, Yates non solo ha conservato il vantaggio ma l’ha dilato a più di cinque minuti. Una enormità che fa capire quanto Del Toro e Carapaz, alla vigilia di questa tappa da tutti indicati come probabili vincitori del Giro, si siano lasciati sfuggire dalle mani una corsa che ormai era quasi in pugno. Del Toro probabilmente ha pagato la giovane età (21 anni e l’inesperienza (“Sono comunque contento di quello che ho fatto, questo secondo posto mi servirà per il futuro”), Carapaz invece ha proprio sbagliato tattica giocando tutte le sue carte già dalle prime rampe del Colle delle Finestre, una salita che fa sempre la differenza, come era già capitato in negativo ad Yates e invece in positivo a Chris Froome nel 2018 e a Paolo Savoldelli nel 2005. E’ uno snodo, una sorta di setaccio, che non scherza. Qui si fa il Giro e infatti questo corridore inglese, che sbagliando l’avevamo definito “temporeggiatore”, ha gettato le basi della sua impresa. Un’impresa straordinaria, realizzata proprio nel giorno del giudizio, prima di trasferirsi a Roma per la tappa conclusiva che riceverà anche la benedizione di Papa Leone 14.

Se quella di Yates, piccolo grande capitano coraggioso, è stata un’impresa che resterà nella lunga storia del Giro e del ciclismo, va anche detto che i due rivali, Del Toro e Carapaz, e le loro squadre, hanno compiuto un quasi imperdonabile errore di valutazione e strategia. “Era difficile scegliere come muoversi, se avessimo messo un uomo avanti forse ci sarebbe mancato dietro, ma in questi casi si rischia sempre di sbagliare…” ha detto Mauro Gianetti, team principal della Uae Emirates, la squadra di Del Toro che finora aveva sempre imposto il controllo della corsa. “Comunque Simon Yates è stato incredibile, non ha seguito l’attacco violento di Carapaz, e dopo, grazie anche all’aiuto di Van Aert, è andato a vincere questo Giro prendendosi una grande rivincita proprio su questa salita. Di più non potevamo fare, però abbiamo scoperto un campione come del Toro, un campione intelligente che piace e che in futuro ci darà tante soddisfazioni”. Tutto vero, tutto giusto, il ragazzo ha solo 21 anni. “Ha il futuro nelle sue mani” come osserva Rafal Maika, luogotenente di lungo corso nella Emirates. “Vedrete che tornerà qui per vincere il Giro e e anche il Tour”.

Può darsi, le premesse ci sono, però vedersi sfuggire un Giro così praticamente all’ultima giornata, non è proprio il massimo. Resta comunque la grandissima impresa di Simon Yates. Campione astuto e tenace che ha saputo aspettare e colpire per ultimo.


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