Calabria

Giovedì un incontro sullo stato dei lavori a Capocolonna

Sono trascorsi oltre 18 anni dall’inaugurazione del Museo archeologico del Parco di Capo Colonna e ben 34 anni dall’approvazione nel 1990 del progetto in Consiglio comunale.
I primi finanziamenti per realizzare il Parco del Lacinio sono stati erogati dalla Regione nel 1996 e subito dopo, nel 1998, con delibera CIPE, dal Governo, che ha stanziato una somma consistente.
In dieci anni, a partire dal 1997, sono stati realizzati ben quattro lotti funzionali di lavori che hanno consentito di consolidare la parte più vulnerabile della falesia, restaurando gran parte delle strutture antiche; di creare un sistema di accessi, recinzioni, videosorveglianze e fruibilità dell’area sacra; di impiantare un bosco mediterraneo che circonda il temenos, come anticamente l’alsos; di eseguire un grande museo archeologico con servizi e depositi; di creare un teatro all’aperto; di mettere a punto il monitoraggio geofisico di tutto il promontorio e della colonna.
Altri enti pubblici, come la Provincia, sono intervenuti, investendo nell’acquisto di immobili che altrimenti sarebbero dovuti essere espropriati.
Già nel 2007 gran parte degli obiettivi, dunque, sono stati raggiunti (ma non completati), consentendo di aprire al pubblico anche il Museo.
Gli avvicendamenti alla Direzione della Soprintendenza regionale, però, hanno causato per qualche anno lo stallo della prosecuzione dei lavori. Viene bloccato, infatti, la realizzazione del 5° lotto che prevedeva l’esproprio del cortile di Villa Albani, la copertura leggera delle Terme, l’accesso alla villa romana dalla strada sacra, lungo la propaggine orientale del promontorio, ma allo stesso tempo viene sventato il tentativo di mettere in mano a soggetti esterni l’intero patrimonio culturale pubblico del Lacinio, in barba a norme e regolamenti anche all’epoca vigenti.
Tra il 2010 e il 2012 riprendono i lavori da parte della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici e della Soprintendenza, in armonia con il Comune; il lotto prevedeva l’“Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica di Capocolonna e messa in sicurezza delle strutture archeologiche riportate in luce” con la realizzazione della pavimentazione del piazzale davanti alla Chiesa e una pesante copertura in c.a. sulle Terme. I due interventi suscitano proteste, interrogazioni parlamentari e visite ispettive da parte del Ministero, motivo per cui il progetto viene realizzato solo in parte.
Anche un recente intervento finanziato con il PNRR, progettato e appaltato dal Comune nel 2023 segue la stessa sorte: prima di iniziare i lavori l’affidamento viene revocato. Le stecca di case abusive, che taglia il promontorio, tra sanatorie e mancate demolizioni resiste, limitando di fatto l’espandersi del Parco.
Sono pronti per essere affidati alcuni importanti lavori programmati dalla Direzione del nuovo istituto “Parchi Archeologici di Crotone e Sibari”, in parte finanziati con il progetto Antica Kroton dalla Regione e in parte con le economie derivanti dall’intervento del 2010 non completato. La Regione Calabria nel frattempo, lo scorso anno, ha completato un intervento urgente di ricarica della scogliera con blocchi di calcarenite al piede della falesia mediante un pontone galleggiante dal mare.
In questo rinnovato interesse pubblico per il Lacinio sembra però che il Master plan del promontorio, voluto nel 2006 dall’allora Soprintendente ad interim, Pietro Giovanni Guzzo, è stato parzialmente disatteso, anche se, d’altra parte, il Segretariato regionale nel 2016 ha ampliato di molto l’estensione del Parco: ma questa è un’altra storia!


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