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Giovanni Allevi e la gestione del tumore: «Sono arrivato a pesare 63 chili. Vivo il dolore fisico ogni giorno: la mia anima, però, è disperatamente aggrappata alla vita»

«Il mio corpo è sofferente. Se dovessi usare un’immagine, direi che è un intrico di rovi e di spine. Vivo il dolore fisico ogni giorno: la mia anima, però, è disperatamente aggrappata alla vita».

Lo ha detto il compositore e musicista Giovanni Allevi in un’intervista a Verissimo, parlando del mieloma multiplo con cui convive, dopo una fase acuta che lo ha portato a un punto davvero critico – «sono arrivato a pesare 63 chili» – e dopo aver affrontato cure molto pesanti – «la chemioterapia à un’esperienza forte» –.

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La convivenza con questa patologia non impedirà però al Maestro di suonare in pubblico: a giugno partiranno alcune date per continuare a essere un’artista e mantenere il contatto con il pubblico: la prima si terrà a giugno alle Terme di Caracalla: «Sono solo quattro concerti con orchestra ma per me hanno un significato molto profondo, perché in questa occasione eseguirò e dirigerò la composizione nata dalla trasformazione in note delle sette lettere che compongono il nome mieloma. Il lavoro è nato proprio in ospedale, quando mi sono voluto illudere di avere la meglio sulla malattia».

Mieloma multiplo: cos’è

Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che si sviluppa nel midollo osseo e rappresenta il 10% circa delle patologie ematologiche, colpendo con maggiore frequenza gli uomini rispetto alle donne, soprattutto nella fascia d’età al di sopra dei 60 anni.
Ogni anno, colpisce circa seimila persone in Italia e, a oggi, non ne è nota l’effettiva causa, anche se è stato dimostrato che alla base della malattia c’è una proliferazione anomala di una particolare popolazione di cellule nel midollo: le plasmacellule – ovvero quegli elementi del sistema immunitario che hanno il compito di produrre gli anticorpi (chiamati anche immunoglobuline) per combattere le infezioni – che riproducendosi in maniera incontrollata determinano danni proprio al midollo osseo, con ripercussioni sulla struttura e sulla salute delle ossa.

Sintomi e diagnosi

Dopo aver raccontato i terribili esordi del suo mieloma («Vienna 2022: in quel periodo avevo la febbre da diversi giorni e, soprattutto, un terribile mal di schiena. Così intenso che in quel concerto alla Concert House, sulla bellissima standing ovation che il pubblico mi stava regalando, non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello del pianoforte per il dolore. E quindi si è creato anche un momento di imbarazzo». Allevi ha ricordato anche come ha ottenuto la diagnosi: due settimane dopo, attraverso i risultati di una semplice analisi del sangue e una lastra, che sono bastati per capire che «quello non era semplicemente un mal di schiena, ma il sintomo di una malattia grave portatasi già parecchio avanti: appunto il mieloma multiplo. La lastra aveva anche evidenziato fratture in tutto il corpo: non solo alla schiena, ma anche al femore, al bacino, al cranio. Si trattava in realtà di metastasi ossee».

I campanelli d’allarme

I campanelli d’allarme che devono spingere a fare degli accertamenti: il sintomo più comune è il sintomo che ha allertato Allevi, cioè il dolore alle ossa, localizzato soprattutto a livello della schiena, dell’anca e del costato. Associato al dolore si riscontra spesso una maggior fragilità dell’osso, che si può rompere anche in seguito a traumi. Ma segnali sono anche l’anemia, ossia la diminuzione del numero di globuli rossi, che causa stanchezza, debolezza e difficoltà respiratoria; alti livelli di calcio nel sangue (ipercalcemia), causa di debolezza e confusione mentale, inoltre la grande quantità di immunoglobuline prodotte può provocare danni a carico delle strutture del rene, portando a insufficienza renale. Per la diagnosi, sebbene quella precoce del mieloma multiplo possa essere difficile, poiché molti pazienti non hanno alcun sintomo fino agli stadi avanzati (oppure presentano sintomi generici, come stanchezza e mal di schiena), un semplice esame del sangue e delle urine fornisce una prima indicazione sulla presenza di un tumore delle plasmacellule. In caso di malattia, utilizzando una tecnica di laboratorio chiamata elettroforesi delle proteine, si riscontrano elevati livelli di gammaglobuline.

Altri parametri del sangue possono essere importanti per definire la presenza di mieloma, anche se non sono essenziali per la diagnosi. In particolare, in caso di malattia, in alcuni casi i livelli di emoglobina e piastrine sono bassi, come basso è il livello di albumina se il tumore è in fase avanzata. Anche alti livelli di beta-2 microglobulina e di calcio nel siero indicano che il mieloma ha raggiunto uno stadio avanzato.

Terapie e percorsi di cura

Il mieloma multiplo può essere considerato oggi una patologia cronica e ampiamente trattabile, grazie alla crescente disponibilità di diverse opzioni terapeutiche in grado di tenere sotto controllo il tumore e di migliorare la qualità di vita della persona. I trattamenti inoltre tengono in considerazione l’andamento altalenante di questa malattia, con fasi acute che si alternano ad altre meno acute o anche di remissione.

Si legge sul sito AIRC: «I pazienti con mieloma indolente, in cui il tumore non cresce attivamente e velocemente e non causa danni a ossa o altri organi, in genere non vengono sottoposti a trattamento, ma solo ad attenta osservazione. Per il trattamento dei pazienti con mieloma multiplo sintomatico, ossia con malattia attiva, si utilizzano diverse classi di farmaci. Ai chemioterapici classici (melfalan, prednisone, ciclofosfamide, vincristina, doxorubicina), in anni più recenti si sono aggiunti gli inibitori del proteasoma (bortezomib e carfilzomib) e la talidomide e suoi derivati (lenalidomide, pomalidomide). Inoltre, si sono aggiunte anche terapie più innovative, nello specifico anticorpi monoclonali (elotuzumab, isatuximab, daratumumab) che stimolano l’eliminazione delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario. In genere si impiegano combinazioni dei vari farmaci, talvolta somministrati assieme al desametasone, un corticosteroide. Nei pazienti con meno di 70 anni che non presentano problemi cardiaci, polmonari o epatici o altre controindicazioni possono essere usati trattamenti più intensi associati al trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Il trapianto serve a ripristinare il sistema ematopoietico, responsabile della produzione delle cellule del sangue. Le cellule staminali ematopoietiche vengono prelevate dal sangue o dal midollo del paziente stesso (trapianto autologo o autotrapianto) o di un donatore compatibile (trapianto allogenico o allotrapianto) e poi infuse nel paziente dopo il trattamento farmacologico.

Nel caso di trapianto autologo il rischio che la malattia si ripresenti è piuttosto elevato, mentre nel caso dell’allotrapianto, tale rischio diminuisce :tuttavia in questo caso si possono presentare fenomeni di rigetto, per cui la mortalità è molto più alta di quella che si registra in caso di autotrapianto.

Nel trattamento del mieloma multiplo la radioterapia e la chirurgia sono riservate a casi particolari, mentre hanno un ruolo importante le terapie di supporto, come l’uso di fattori di crescita, per stimolare la produzione dei globuli rossi e dei globuli bianchi, e di bifosfonati, per contrastare il danno osseo».

Nel corso degli ultimi vent’anni la prognosi delle persone affette da mieloma multiplo è dunque notevolmente migliorata, con un netto incremento delle possibilità di ottenere una remissione della malattia prolungata e lunghe sopravvivenze.




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