Giovani, ricercatori e precari: eccellenze del Cnr a rischio in Umbria
L’Umbria, con oltre 60 ricercatori precari attivi – 44 dei quali a Perugia – riflette una condizione che riguarda più di 4mila lavoratori a livello nazionale. I precari operano nei sei istituti locali del Consiglio nazionale delle ricerche, impegnati in settori strategici come il monitoraggio dei rischi naturali (Irpi), la tutela della biodiversità (Ibbr e Isafom), lo studio dei materiali (Iom e Scitec) e l’analisi degli effetti dell’inquinamento sugli ecosistemi (Iret). Giovedì 29 maggio una delegazione dei ricercatori precari ha incontrato la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi e l’assessora al sociale Costanza Spera per chiedere sostegno sul piano nazionale.
Il quadro Durante l’incontro sono emerse le criticità strutturali del sistema ricerca: instabilità contrattuale, fondi insufficienti, governance assente e blocco delle procedure di stabilizzazione, nonostante lo stanziamento previsto dalla Legge di bilancio 2024. «A dicembre – spiegano i ricercatori – è stato approvato un emendamento che consentirebbe la stabilizzazione di appena 160-180 unità su oltre 4mila, ma ad oggi nessuna procedura è stata avviata». Il quadro è aggravato dall’impossibilità di bandire nuovi assegni di ricerca, dall’abolizione delle borse per gli over 35 e dal rischio di interruzione dei contratti legati al Pnrr, molti dei quali in scadenza. I precari chiedono l’avvio immediato di manifestazioni di interesse, una governance stabile per il Cnr – che a livello nazionale manca di una presidenza e un consiglio di amministrazione – e l’apertura di concorsi che valorizzino l’esperienza oltre a un piano biennale di assunzioni a tempo indeterminato.
Lettera ai parlamentari «Il precariato non può diventare la norma nella ricerca pubblica – ha dichiarato la sindaca Ferdinandi – Se vogliamo che l’Umbria sia davvero una terra di innovazione, dobbiamo trattenere i nostri talenti. Scriverò ai parlamentari eletti in Umbria per chiedere risorse adeguate, strumenti normativi efficaci e un impegno concreto per il futuro del Cnr». Sebbene il Comune non abbia competenze dirette in materia, l’amministrazione ha garantito il proprio sostegno affinché le istanze vengano portate sui tavoli regionali e nazionali. «Si parla sempre di cervelli in fuga – hanno concluso i ricercatori – ma noi siamo cervelli che vogliono restare».
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