Società

Giovani e botulino, aumenta l’uso del Botox tra gli under 30 e i medici lanciano l’allarme

Aumenta l’uso del botulino tra i giovani, in particolare gli under 30, spesso influenzati dagli standard creati dai social e dai filtri, ma anche dalla cosiddetta medicina estetica easy, esplosa con l’apertura dei Botox bar dall’approccio medico più informale, prezzi più democratici (a volte addirittura rasentando il low cost), ambientazione della clinica pop, accogliente, colorata e divertente.

La news arriva dall’Aiteb, associazione di medici chirurghi senza fini di lucro che punta a sviluppare le conoscenze scientifiche sul botulino e sulle sue applicazioni in medicina estetica, e che, pur non fornendo dati a riguardo, fotografa un fenomeno attuale. Era stato già stato registrato in un’indagine a fine 2024 di Facile.it, commissionata agli istituti di ricerca mUp Research e Bilendi, che negli ultimi due anni su circa 7,3 milioni di italiani che si sono avvalsi di protocolli di medicina estetica o chirurgica, il 30% è under 25. «È il caso di fare presente che per i minori di 18 anni serve la firma di entrambi i genitori», chiarisce l’Aiteb.

Secondo la ricerca dopo gli under 25, la fascia che ne fa maggior ricorso è quella dei 25 – 35enni (25%). Sono circa 670.000 i giovani che, prima dei 25 anni, sono passati da un chirurgo estetico; addirittura 1,5 milioni se allarghiamo agli under 30. In particolare le richieste di iniezioni di botulino tra le donne sono aumentate dell’1,8%.

«È un soprattutto un fenomeno di marketing alimentato dalle aziende che producono i presidi (al quale i medici si prestano volentieri) per rendere popolare l’idea che se già tutti lo fanno, usano il botulino, non ti peserà farlo, e questo fa aumentare il business. Una decina di anni fa si parlava degli uomini che affluivano in massa negli studi di medicina estetica, solo per attirarli davvero», ha commentato Giovanni Salti, presidente di Aiteb.

«La realtà è che ci sono molti medici giovani in questo settore, che rinunciano a priori all’idea di specializzarsi (dal momento che in Italia uno può far tutto anche da non specialista, questo è un altro problema) e cominciano a lavorare come medici estetici creando campagne pubblicitarie sui social. È un problema di ordine generale. Per esercitare la medicina estetica non serve alcuna specializzazione. Peraltro per la legge italiana un laureato in medicina e chirurgia può esercitare in tutte le aree specialistiche senza specializzazione, a parte anestesia e radiologia. La specializzazione è considerata indispensabile solo per essere assunti in reparti ospedalieri specifici (es. in Urologia si può essere assunti solo se si è specialisti in materia)».

E continua: «Questi medici, che hanno tra i venticinque e i trent’anni hanno frequentemente fra i loro pazienti i loro coetanei o anche la generazione successiva ed è così che i giovani e i giovanissimi iniziano a farsi trattare. In più, tutti questi giovani medici hanno un modello di business non tradizionale per cui fanno “tournée” in giro e si appoggiano a strutture che affittano uno studio (come le strutture che affittano stanze per meeting etc) e spesso tendono a non localizzarsi in una sola area. Chiedono stanze in locazione in un poliambulatorio a Milano, poi la settimana dopo a Verona, poi a Bari e così via. Ovviamente si tratta di strutture mediche, e la cosa è del tutto lecita. Peraltro, da un punto di vista legale, è tutto nelle regole, e nessuno può contestarli».

Di fronte a questo scenario l’Aiteb ha lanciato un allarme: «È compito dei medici guidare le nuove generazioni verso scelte consapevoli. Riceviamo sempre più richieste da ragazze e ragazzi giovanissimi che chiedono di eliminare le linee d’espressione prima ancora che si formino», dichiara Giovanni Salti, presidente di Aiteb parlando del crescente interesse della Generazione Z verso la medicina estetica e l’uso precoce della tossina botulinica, spesso motivato da modelli estetici filtrati o irraggiungibili proposti dai social.

«La medicina estetica non dovrebbe mai rincorrere le mode,- spiega Salti, «è un atto medico, che implica una valutazione clinica, psicologica ed etica. Ai giovani dobbiamo insegnare che la bellezza non si costruisce con l’omologazione, ma con l’equilibrio».

«Siamo favorevoli ad un dialogo aperto con le nuove generazioni – aggiunge il presidente -, ma serve una maggiore consapevolezza: i trattamenti vanno eseguiti solo se c’è reale indicazione e sempre da professionisti qualificati».

È mette in guardia: «L’uso scorretto o prematuro del botulino può creare non solo effetti estetici indesiderati, ma anche una dipendenza psicologica dall’immagine. Noi promuoviamo una medicina estetica che aiuti a valorizzare se stessi, non a trasformarsi in qualcun altro».


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