Lazio

Giornata Mondiale Vittime della strada, domenica 16 novembre presidio su via Cristoforo Colombo

La chiamano “la strada delle croci”. Via Cristoforo Colombo, una delle arterie più trafficate di Roma, è diventata il simbolo di una città che continua a perdere i suoi figli sull’asfalto.

Qui, dove tre anni fa il diciannovenne Francesco Valdiserri veniva travolto e ucciso, e dove pochi giorni fa ha perso la vita Beatrice Bellucci, appena 20 anni, le associazioni e i familiari delle vittime torneranno a farsi sentire.

Domenica 16 novembre, dalle 11 alle 13, Legambiente ha organizzato un presidio di commemorazione e protesta: un momento per ricordare chi non c’è più e per chiedere, con forza, che questa lunga scia di dolore non continui ancora.

“Non sono incidenti: è la velocità, e Roma lo sa”

Da troppi anni, la narrazione pubblica liquida queste tragedie come fatalità. “Destino”, “sfortuna”, “droghe”, “corse clandestine”. Ma le associazioni non ci stanno: la verità è semplice e drammatica allo stesso tempo — la velocità uccide.

Roma è una città che troppo spesso invita a correre anziché a vivere: corsie larghe, rettilinei infiniti, scarsa manutenzione, incroci pericolosi. E su questa infrastruttura inadeguata si abbatte un altro dato: secondo l’OMS, uno scontro su tre è causato dalla velocità eccessiva.

E anche quando si rispettano i limiti, non è detto che basti: una strada dissestata, una visibilità ridotta, un attraversamento mal progettato possono trasformare pochi chilometri orari in una condanna.

Un Paese che piange 3.000 vittime l’anno

Il contesto nazionale è drammatico: ogni anno sulle strade italiane muoiono oltre 3.000 persone, l’equivalente di 16 aerei che precipitano senza sopravvissuti. I feriti sono 200.000.

Le stime ISTAT per il primo semestre 2025 mostrano un lieve miglioramento (-6,8% vittime rispetto al 2024), ma non abbastanza per fermare l’emergenza. E Roma, purtroppo, è una delle città più indietro.

Da gennaio 2025 si contano 97 morti, che superano le 160 vittime se si include anche la provincia. Nel 2024, ISTAT ne ha registrati 115, con 17.000 feriti. Cifre che fanno rabbrividire, ma che ormai sembrano non scuotere più nessuno.

“Basta morti”: la protesta chiede scelte coraggiose

Le associazioni promotrici del presidio lo dicono chiaramente: servono decisioni nette, anche impopolari, per salvare vite.

Chiedono:

infrastrutture sicure,

moderazione reale della velocità,

controlli costanti,

più comunicazione sulla sicurezza,

tutela per i più vulnerabili: pedoni, ciclisti, motociclisti, anziani, bambini, persone con disabilità.

E lanciano una stoccata: strumenti come autovelox e città 30, che all’estero stanno riducendo drasticamente le vittime, in Italia vengono osteggiati. Così come il Piano Nazionale Sicurezza Stradale risulta ancora privo dei fondi necessari.

“Ogni vittima era evitabile”: perché la città deve reagire

La cosa più dolorosa è che molti degli incidenti mortali avvengono sempre negli stessi incroci, con dinamiche identiche. Un copione che si ripete, senza che nulla cambi davvero.

Abbiamo tuttə il diritto di restare vivə e di tornare a casa.” È il messaggio che guiderà il presidio di domenica. Un richiamo a una città che non può più distogliere lo sguardo.

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