Società

Giorgia Surina: «A Mtv ci mandavano in onda senza preparazione, ma fu la nostra forza. Eravamo influencer ingenui. La chiusura? Mi rattrista, ma serve un’alternativa che non siano i social»

«Ogni volta che si parla di Mtv ci scappa un sorriso: a me, ma anche a chiunque l’abbia vissuta da spettatore». Giorgia Surina – milanese, classe 1975 – è stata uno dei volti storici di MTV tra il 1999 e il 2006, età dell’oro, quando con Marco Maccarini conduceva TRL, tra i programmi più visti dello storico emittente tv musicale che a breve, nel Regno Unito, chiuderà i battenti tranne che nel canale centrale, dove la musica di fatto non c’è. È la coda lunga di un declino della parte legata ai videoclip cominciato almeno dieci anni fa, in Italia e nel resto del mondo. «Non so che dire», riflette lei, che allora intervistava gli artisti in piazza e oggi conduce Shaker su RTL 120.5 e il podcast sempre di interviste Vita futura (prodotto da Vois). «Mi viene solo questo: mi spiace per chi non c’era, non sa cosa si è perso».

Che cos’è stata Mtv Italia a cavallo del Duemila?
«Un canale generazionale. Venivamo da grandi cambiamenti sociali, avevamo bisogno di un punto di riferimento ed MTV lo è stato, eccome. La musica era lo sfondo, il connettore, specie attraverso i videoclip, su cui allora gli artisti puntavano tantissimo. Ma c’era anche molto altro: MTV era un modo di stare al mondo, uno stile di vita; curiosi, spontanei, affamati. Era una comunità».

Come ha preso la notizia della chiusura?
«Mi rincuora sapere che almeno un canale resta, certo la fine di quelli musicali mette nostalgia, ma era preventivabile. L’errore – se di errore si può parlare – è stato commesso più di dieci anni fa, quando i social e le piattaforme di streaming hanno cominciato a incidere sul nostro modo di vivere e di fruire la musica. È tutto frammentato e individuale: il bello di MTV era il sentirsi parte di una comunità, l’essere tutti lì, nello stesso momento, per assistere all’intervista della star di turno».

Sembrano racconti di una vita fa.
«Non ci prendiamo in giro: è cambiato il mondo. Però Mtv avrebbe potuto sintonizzarsi con le nuove generazioni esattamente come aveva fatto con la mia, che ancora le vuole bene, non ha mai dimenticato ciò che è stata e ne porterà avanti il ricordo. Le dico di più: oggi una Mtv come quella non può funzionare, lo dice la realtà, ma dall’altro lato non c’è un’alternativa. C’è ancora bisogno, credo, di una Mtv. Ma vedo che nessuno investe in tal senso».

La musica è sparita dalla tv, in generale.
«Si dice che non porta ascolti, quindi a parte singole serate – o a parte Sanremo – non si fa più. Ma vedo, per esempio con la radiovisione di RTL, che in realtà la gente è interessata. Un margine c’è».

Come entrò a Mtv?
«Un gioco del destino. Era il 1997, mi prestai a due provini, entrambi con due tv che stavano per sbarcare in Italia: uno per Disney Channel, l’altro per Mtv. Nonostante le sensazioni positive, dal primo venni scartata, appena pochi giorni prima di sapere che Mtv mi avrebbe presa. Davvero, è stato un regalo: se Disney Channel avesse puntato su di me, forse non sarebbe mai successo tutto questo».


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