Geolier incanta ancora una volta la sua città: «Napoli mi ha scelto»
Il palco è imponente. Il concerto si apre con lui, sollevato su una torretta a 18 metri d’altezza, tra i led che scandiscono a caratteri cubitali le lettere del suo nome. Sotto di lui, una band di musicisti e un’orchestra composta da ventitré elementi. Dopo essersi presentato al pubblico con il primo freestyle, scende dall’alto per approdare sul palco. I brani in scaletta sono 43, lo attendono tre ore di show. Il pubblico, forse non serve nemmeno specificarlo, è coinvolto fin dal primo minuto. In ogni zona dell’Ippodromo si canta e molte volte si urla: «Ho bisogno di avere a che fare con la mia gente», ci aveva detto prima del live. Ha retto tutto da solo, ha chiamato solo pochi ospiti: «Solo amici veri: Rocco Hunt, SLF, Lazza e Luché. La musica per me è intimità. Se non sei mio amico, non riesco nemmeno a fare una strofa con te», ha spiegato.
La scaletta si muove tra classici e brani recenti, alternando bangers come Money, Moncler e Napol****no, a passaggi più emotivi come Tu ed io, Chiagne con Lazza e L’ultima poesia. A metà del concerto il momento più spettacolare: cinquecento droni si alzano nel cielo, sincronizzati in uno show mai visto prima in Italia. Formano immagini ben riconoscibili: il Vesuvio, il suo nome, la scritta Napoli e Maradona che calcia un pallone: «L’idea dei droni è vecchia, ci pensavamo da anni. Costava troppo, ora ce l’abbiamo fatta, volevo dare qualcosa anche a chi è in fondo. L’idea è nata guardando uno spettacolo con mia nipote. Mi ha colpito e ho pensato: devo farlo». L’ultima composizione è quella che scatena il pubblico: 26 giugno 2026, Stadio Diego Armando Maradona. L’annuncio della nuova data del tour negli stadi arriva così. Dopo San Siro a Milano, l’Olimpico a Roma e il Franco Scoglio a Messina, Napoli ha la sua tappa. E mentre tutti sono distratti a guardare i droni lui che fa? Vola. Geolier viene sollevato sopra il pubblico con un sistema di imbracature. Sorvola il parterre cantando Campioni d’Italia e P Secondigliano: «L’idea è venuta a me, insieme al mio team. L’ippodromo è molto lungo e chi sta dietro non vede nulla. Volevo attraversare tutto lo spazio per arrivare a tutti, senza differenze di biglietto», aveva raccontato.
Forse non ci siamo abituati proprio a tutto. In effetti chi ha mai visto qualche artista in Italia volare sopra il pubblico? Geolier è stato il primo, com’è stato il primo in molte altre cose. Ma ora la domanda sorge spontanea, dopo tutto questo, cos’altro si può fare? Quando gli viene chiesto quale potrebbe essere la prossima location, magari più grande, ci confida un segreto: «In realtà vorrei fare le cose piccole. Questo me l’ha spiegato Jovanotti, mi ha detto: “Gli stadi sono dispersivi, io voglio guardare la gente negli occhi”. Per questo vorrei fare delle date nei teatri, anche solo piano e voce. Magari partendo dal teatro San Carlo». Un successo dopo l’altro, e la sensazione che non abbia alcuna intenzione di fermarsi. Sappiamo che è già al lavoro per un nuovo disco.
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