Gaza, la Freedom Flotilla pronta a salpare dall’Italia per rompere l’assedio: “Ognuno di noi ha l’obbligo morale di fare qualcosa”

Riparte dall’Italia la missione della Freedom Flotilla. Dopo aver subito un attacco di un drone un mese fa al largo delle coste di Malta, la nave umanitaria proverà nuovamente a “rompere l’assedio” di Gaza in modo non violento per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Partirà nel weekend del 30 maggio e 1 giugno da Catania, dopo una due giorni di incontri aperti a tutta la popolazione. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a Gaza. Un viaggio che potrebbe durare dai sette ai dieci giorni. Ma il condizionale è d’obbligo.
“A Maggio, droni israeliani hanno bombardato la “Conscience” in acque europee, ma questo non ci fermerà” scrivono in una nota gli organizzatori. Per questa ragione, la Freedom Flotilla chiede ai cittadini e ai media di “fare rumore con noi” perché “la vostra copertura e solidarietà ci aiuteranno a garantire la nostra sicurezza”. La missione della nave rimane la stessa di un mese fa. “Navigheremo per consegnare un carico di speranza, solidarietà e aiuti simbolici e contribuire a stabilire un corridoio marittimo popolare verso Gaza che non sia sotto il controllo della potenza occupante”. Nelle ultime settimane, qualcosa è cambiato. “Qualche aiuto umanitario è entrato nella striscia ma sono quantità irrisorie” racconta al Fatto.it Simone Zambrin, attivista italiano che fa parte della Freedom Flotilla insieme a tante altre attiviste da tutta Europa.
Tra queste c’è anche Greta Thunberg: “Il mondo non può stare a guardare in silenzio – ha detto la giovane svedese in un video messaggio – assistiamo a due milioni di persone che soffrono la fame. Ognuno di noi ha l’obbligo morale di fare tutto quello che può per combattere per la Palestina libera”. Lo sa bene il dottore Mohammed Mustafa che nel 2024 ha lavorato all’ospedale Nasser di Gaza: “Tanto per farvi capire com’è la situazione: c’era un solo termometro in tutto l’ospedale, mancava la garza per curare le ferite, usavamo punti di sutura che non erano adatti per gli usi umani”. L’appello è rivolto ai cittadini e ai governi: “Unitevi a noi per rompere l’assedio, mentre aiutiamo ad aprire un corridoio popolare da e per Gaza. Ora più che mai, il popolo palestinese di Gaza ha bisogno che aumentiamo i nostri sforzi – conclude la Freedom Flotilla – questo è il momento di alzare la voce e chiedere la fine della deliberata campagna della fame di Israele, la fine del genocidio, dell’occupazione militare e di decenni di colonizzazione”.
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