Gaza, Israele annuncia «pausa tattica» per motivi umanitari. La nave Flotilla ci riprova, l’Idf blocca la missione
L’esercito israeliano ha annunciato una “pausa tattica” delle sue operazioni nella Striscia di Gaza per permettere un maggiore afflusso di aiuti umanitari nel territorio. La tregua, si legge in un comunicato pubblicato su Telegram, sarà in vigore dalle 10:00 alle 20:00 di oggi ora locale (le 9:00-19:00 in Italia).
La “pausa tattica” sarà in vigore a livello locale «ogni giorno fino a nuovo avviso»: lo ha reso noto l’Idf su Telegram. «La pausa avrà inizio nelle aree in cui l’Idf non è operativa: Al-Mawasi, Deir al-Balah e Gaza City, ogni giorno fino a nuovo avviso», si legge in un comunicato stampa.
Camion di aiuti umanitari hanno così iniziato a muoversi dall’Egitto verso la Striscia di Gaza, riportano i media locali. Israele ha affermato che da oggi saranno istituiti «corridoi umanitari» per garantire la circolazione in sicurezza dei convogli delle Nazioni Unite che consegnano aiuti alla popolazione dell’enclave palestinese e che saranno implementate “pause umanitarie” nelle aree densamente popolate.
Intanto il segretario di Stato americano Marco Rubio ha detto alle famiglie degli ostaggi israeliani che gli Stati Uniti «devono cambiare strategia a Gaza». Lo ha detto il corrispondente da Washington di Axios, Barak Ravid, citando fonti che hanno partecipato all’incontro.
E la barca Handala, 37ma missione in 18 anni della Freedom Flotilla, si è avvicinata alle acque di Gaza facendo scattare nella serata di ieri il blocco della sicurezza marittima israeliano. Le immagini in diretta hanno mostrato i soldati salire a bordo. «L’Idf impone il blocco della sicurezza marittima sulla Striscia di Gaza ed è preparata ad affrontare una serie di scenari», ha affermato l’esercito. A bordo i 21 attivisti di 10 nazionalità dell’ong pro-palestinese, tra i quali due italiani, hanno aspettato l’inesorabile trappola dell’intercettazione e dell’arresto da parte dell’Idf, nella quale si infilano volontariamente e da soli, facendo – qui il j’accuse dell’Ong – quello che “dovrebbe fare la comunità internazionale”. I 21 attivisti annunciano che, quando scatterà l’arresto, faranno collettivamente uno sciopero della fame, non solo per protestare contro Israele e il “genocidio” di Gaza, ma diretto «ai governi del mondo che hanno mancato di difendere il diritto internazionale», che «hanno abbandonato i palestinesi» e «deluso l’umanità», chiedendo che siano «dichiarati responsabili», come recita un drammatico post dello stesso equipaggio della Handala pubblicato su X. L’Handala chiede ai governi dei 10 paesi di provenienza «protezione e un salvacondotto per i loro cittadini a bordo», che «stanno facendo ciò che dovrebbero fare i governi», cioè: portare aiuti umanitari a «rompere l’assedio illegale di Israele su Gaza».
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