Salute

Gaza, Albanese a La7: “È genocidio, non sterminio. Non conta il numero di vittime ma la volontà di distruzione”

Botta e risposta a Piazzapulita (La7) tra Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, e il conduttore Corrado Formigli sulla qualificazione giuridica dei crimini commessi da Israele sulla Striscia di Gaza.
Formigli chiede un chiarimento sulla parola ‘genocidio’ alla giurista, autrice del libro “Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina” (ed. Rizzoli): “Io non mi appassiono molto alle questioni terminologiche, ma ai fatti a cui assistiamo. Qualcuno potrebbe obiettare che oggi, dal fiume Giordano al mare, ci siano più palestinesi che israeliani e quindi il genocidio inteso come sterminio di un intero popolo non si attagli a questa definizione”.

Albanese chiarisce subito che si fa spesso confusione tra “sterminio” e “genocidio”: ” È un ragionamento davvero odioso quello basato sui numeri: come dire ‘non sono morti tutti, quindi non è genocidio’. Ma la distruzione di un popolo è un’altra cosa. Basta leggere gli storici israeliani dell’Olocausto, come Amos Goldberg o Omer Bartov: la Shoah non è cominciata con lo sterminio e i campi di concentramento, ma lasciando morire di fame gli ebrei nei ghetti. Il genocidio non è definito dal numero delle vittime, ma dall’intento deliberato di distruggere, anche solo in parte, un gruppo in quanto tale”.

“Allora lei pensa che ci sia un progetto di sterminio dell’intera popolazione palestinese da parte degli israeliani?”, chiede il conduttore.
La giurista ribadisce: “Si confondono i due crimini: il genocidio è diverso dallo sterminio perché lo sterminio può esistere all’interno del genocidio oppure no. Quello che conta nel genocidio è l’intenzione di chi commette il crimine: uccidere, creare condizioni di vita intollerabili, affamare, infliggere sofferenze psichiche e fisiche, impedire le nascite. Questi atti, se supportati dall’intenzione di distruggere un gruppo in quanto tale, configurano un genocidio.”.

Alla domanda su cosa dovrebbe fare il governo Meloni, Albanese risponde in modo netto: “Dovrebbe prendere molto sul serio la diffida firmata da dieci coraggiosissimi giuristi che chiedono la sospensione dell’accordo di partenariato con Israele, cioè l’accordo di cooperazione militare. È un atto formale, già inviato al governo. Quell’accordo va assolutamente sospeso. La Gran Bretagna ha sospeso solo una piccola parte degli accordi, 30 su circa 300, quindi la sua è stata una iniziativa di postura. L’Italia, invece, resta molto più sfacciata”.

Infine, Albanese spiega il senso del suo libro:“L’ho scritto per rompere questo sonno di pietra. Il genocidio palestinese non sarà l’ultimo della storia, ma potrà diventare il modello con cui si gestiranno le masse se non ci svegliamo”.


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