Economia

Gauss Fusion mappa 900 siti in Europa per la prima centrale a fusione


La corsa europea alla fusione compie un passo decisivo verso l’industrializzazione. Gauss Fusion, la società greentech impegnata nella realizzazione della prima centrale a fusione commerciale del continente, ha completato un ampio studio di mappatura dei siti potenzialmente idonei, in collaborazione con la Technical University of Munich (Tum). Il lavoro segna il passaggio dalla fase di ricerca a quella di pianificazione industriale, dopo la consegna del Conceptual Design Report (Cdr) alla Cancelleria tedesca.

Lo studio ha individuato circa 150 cluster industriali e oltre 900 siti in tutta Europa che potrebbero ospitare la prima generazione di impianti a fusione. La selezione si basa su criteri tecnici stringenti: stabilità geologica e sismica, condizioni meteorologiche, connessioni alle reti elettriche esistenti e disponibilità di sistemi per il raffreddamento e il recupero del calore. L’obiettivo è garantire sicurezza, efficienza e sostenibilità nel lungo periodo, accelerando il passaggio dalla sperimentazione all’adozione industriale. I siti mappati si distribuiscono in Italia, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Repubblica Ceca, con una forte concentrazione in aree industriali e urbane ad alta intensità energetica. Molti dei luoghi individuati coincidono con infrastrutture energetiche dismesse o riconvertibili, inclusi ex impianti nucleari o centrali a carbone, dove esistono già competenze, connessioni di rete e percorsi autorizzativi potenzialmente riutilizzabili.

Per l’Italia i risultati sono particolarmente rilevanti. Il nostro Paese emerge come uno dei più promettenti: 22 cluster e 196 siti sono stati considerati idonei. La dorsale principale corre lungo l’asse del Po, tra Milano, Cremona e Venezia, in un corridoio che combina densità industriale, capacità di rete e infrastrutture energetiche consolidate. L’area di Cremona si distingue per la vicinanza a stazioni elettriche ad alta tensione. Al Sud, invece, sono stati individuati 15 cluster di dimensioni più contenute, soprattutto lungo le coste, aprendo scenari di riequilibrio territoriale e valorizzazione degli asset esistenti. “I futuri impianti a fusione non saranno isole nel territorio, ma parte integrante delle filiere produttive e delle reti energetiche”, spiega Milena Roveda, ad di Gauss Fusion. “Questo studio dimostra che l’Europa, e l’Italia in particolare, dispone già delle condizioni per accelerare il passaggio verso la fusione su scala industriale. È un passo concreto verso un modello energetico più sicuro, competitivo e sovrano”.

Secondo Frédérick Bordry, chief technology officer della società, lo studio rappresenta un vero cambio di passo: “Siamo passati dalla progettazione all’implementazione. Ora disponiamo di una metodologia e di un database geospaziale che consentono di valutare nuove proposte in modo sistematico, trasparente e basato su evidenze, trasformando il percorso europeo della fusione in una realtà operativa”. I risultati saranno ora condivisi con governi, autorità regolatorie e partner industriali in tutta Europa. La selezione finale del sito per il primo impianto a fusione commerciale è attesa entro la fine del 2027. La fusione entra così, per la prima volta, nella fase in cui la geografia industriale europea diventa parte integrante della strategia energetica del futuro.


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