Gauss Fusion “accende” Giga: la prima centrale europea a fusione commerciale
Gauss Fusion – l’alleanza greentech paneuropea fondata nel 2022 da imprese private di Italia, Germania, Francia e Spagna – ha presentato il 9 ottobre il Conceptual Design Report (Cdr), il progetto concettuale completo della centrale Giga, primo passo concreto verso una centrale a fusione su scala commerciale.
Il documento, sviluppato in tre anni con il contributo di partner di cinque Paesi, definisce l’architettura tecnica, le basi di sicurezza, la roadmap industriale e le strategie di qualificazione dei materiali. È un traguardo che segna il passaggio dalla ricerca alla costruzione, in linea con il piano tedesco da 2 miliardi di euro per la fusione annunciato dal governo di Berlino.
Il progetto Giga rappresenta la concretizzazione della visione di un vero “Eurofighter della fusione”, programma congiunto che mira a consolidare una filiera industriale europea capace di garantire la sovranità energetica del continente. L’investimento stimato per il primo reattore “first-of-a-kind” è compreso tra 15 e 18 miliardi di euro, con l’obiettivo di completarlo entro la metà degli anni 2040. L’Italia gioca un ruolo centrale nella rete industriale di Gauss Fusion, grazie a Asg Superconductors (Famiglia Malacalza) tramite Hofima, affiancata da Enea, dal Consorzio Icas e da Simic. Un sistema di competenze che spazia dalla superconduttività all’ingegneria meccanica avanzata e che contribuisce allo sviluppo di componenti chiave per la futura centrale.
“Dimostriamo che l’industria europea, e in particolare quella italiana, possiede già oggi le capacità necessarie per passare dalla visione alla realtà ingegneristica”, ha commentato Milena Roveda, ceo di Gauss Fusion. Il Cdr affronta tutte le principali sfide tecnologiche del settore: il ciclo chiuso del trizio, la produzione e gestione dei materiali soggetti a carichi termici e neutronici estremi, la qualificazione dei magneti superconduttori e l’adozione di strategie di riciclo dei materiali attivati. A differenza della fissione, la fusione non produce scorie radioattive di lunga durata, e gran parte dei materiali può essere riutilizzata dopo pochi decenni.

L’approccio ingegneristico si ispira all’aerospazio e utilizza la concurrent engineering, metodo che consente a team interdisciplinari di lavorare in parallelo su diversi sistemi progettuali, riducendo tempi e costi. Il chief technology officer di Gauss Fusion, Frédérick Bordry, ha sottolineato che la sostenibilità economica dipenderà dalla capacità di affrontare queste sfide “per rendere la fusione non solo tecnicamente realizzabile, ma anche commercialmente sostenibile”.
Tra i partner europei figurano Alsymex, Assystem e Cea in Francia; Idom e Ifmif-Dones in Spagna; RI Research Instruments e Bruker Eas in Germania. Le collaborazioni con il Max Planck Institute for Plasma Physics, il Karlsruhe Institute of Technology e il Forschungszentrum Jülich proseguiranno nella prossima fase, che prevede la revisione del Cdr da parte di un comitato indipendente entro gennaio 2026. “Riuscire a rendere la fusione una fonte di energia pulita, scalabile e illimitata – ha concluso Frank Laukien, presidente non esecutivo e azionista di maggioranza di Gauss Fusion – significherà garantire all’Europa indipendenza energetica e un futuro più sostenibile”.
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