Economia

Gas, la spinta asiatica ridisegna i flussi

Il mercato mondiale del gas sta entrando in una fase di riequilibrio, con il baricentro che si sposta progressivamente verso l’Asia. Secondo le nuove proiezioni dell’Agenzia internazionale dell’energia, pubblicate a fine ottobre, dopo il rimbalzo del 3% registrato nel 2024 la crescita rallenterà nel 2025, con un incremento inferiore all’1%, per poi stabilizzarsi intorno all’1,9% nel 2026 e accelerare nuovamente fino al 2030, quando la domanda mondiale è attesa in aumento di circa il 9%, trainata da Cina, India e Sud-est asiatico. Nel periodo 2024-2030, l’aumento complessivo stimato è di 380 miliardi di metri cubi (billion cubic metres, bcm), con l’Asia-Pacifico che contribuirà per quasi la metà della crescita e il Medio Oriente per circa il 30%. L’Europa, pur avviata a un ridimensionamento dei consumi, resta un attore strategico nella riorganizzazione dei flussi globali, impegnata a bilanciare sicurezza energetica e obiettivi climatici. Le proiezioni Iea prevedono che il mix energetico europeo vedrà scendere la quota del gas dal 23% del 2023 a poco più del 18% entro il 2030, con una riduzione netta dei volumi importati di oltre 100 miliardi di metri cubi rispetto ai livelli pre-crisi.

Il World Energy Review (Wer) di Eni conferma il cambio di passo. Dopo la volatilità degli anni successivi alla pandemia e alla guerra in Ucraina, il 2024 ha segnato un ritorno alla stabilità per il mercato mondiale del gas, in linea con le stime della Iea. La domanda globale è aumentata del 3%, pari a 4.120 miliardi di metri cubi, con la crescita concentrata in Asia (4,7%) e Medio Oriente (3,6%). In Europa la ripresa si ferma all’1%, su un trend di lungo periodo negativo, mentre la produzione mondiale sale dell’1,2%, con due terzi realizzati nei Paesi non Ocse. Le riserve restano fortemente polarizzate: Medio Oriente e Russia detengono oltre il 70% del totale, confermando la dipendenza strutturale delle economie importatrici.

Il gas naturale liquefatto rappresenta la leva principale di questo nuovo equilibrio. Nel 2024 il commercio mondiale di Gnl è aumentato di circa 15 miliardi di metri cubi, portando la capacità di liquefazione a 660 bcm e quella di rigassificazione a oltre 1.500. L’Asia-Pacifico è oggi il principale polo di produzione, seguita da Americhe e Medio Oriente. Stati Uniti e Qatar, secondo la Iea, realizzeranno circa il 70% della nuova capacità di liquefazione entro il 2030, per complessivi 300 miliardi di metri cubi annui. Solo nel 2025, negli Stati Uniti sono stati approvati progetti per oltre 90 bcm, che rafforzeranno la posizione americana come primo esportatore mondiale. Sul fronte della domanda, l’Asia concentra la quota maggiore dei consumi. La regione importa oggi circa 270 milioni di tonnellate di Gnl, che potrebbero salire a 500 milioni entro il 2050. La Cina guida questa espansione con 76 milioni di tonnellate già oggi e una domanda destinata, secondo le proiezioni, a raddoppiare entro il 2032. L’aumento dei consumi asiatici risponde a due esigenze: sostituire gradualmente il carbone — che copre ancora circa il 35% della produzione elettrica mondiale — e garantire accesso all’energia a centinaia di milioni di persone che ne sono prive. Il gas rimane così una fonte di continuità energetica, ma anche un terreno di competizione geopolitica.

Grafico a cura di Silvano Di Meo

Grafico a cura di Silvano Di Meo 

Per l’Europa questa evoluzione rappresenta una sfida diretta. La fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina e il calo del 9% delle importazioni via pipeline nel primo semestre 2025, segnalato dall’Istituto per l’economia energetica e l’analisi finanziaria (Ieefa), hanno accelerato la conversione verso il Gnl. Nel frattempo, Bruxelles si prepara a chiudere definitivamente la porta al gas e al petrolio russi. Le Commissioni per l’Industria e per il Commercio internazionale del Parlamento europeo hanno approvato il 16 ottobre un piano che vieta, dal 1° gennaio 2026, tutte le importazioni di gas naturale russo con eccezioni temporanee per i contratti già in essere. Dal 2021 al 2024 la domanda complessiva di gas nell’Ue si è ridotta del 20%, e Bruxelles punta a tagliare le importazioni di un ulteriore 25% entro fine decennio grazie a rinnovabili ed efficienza. Nel frattempo, con la transizione verso il Gnl, l’Europa si è trovata a competere con l’Asia per gli stessi carichi.

Grafico a cura di Silvano Di Meo

Grafico a cura di Silvano Di Meo 

I tradizionali contratti di lungo termine via gasdotto, stabili e meno soggetti alle oscillazioni, hanno lasciato spazio a forniture spot via nave, più flessibili ma anche più vulnerabili alle variazioni dei prezzi. La situazione resta fragile. Le tensioni in Medio Oriente e le incertezze sull’economia asiatica continuano ad alimentare volatilità e a frenare gli investimenti. Dal 2026 l’entrata in funzione di nuovi terminali di liquefazione negli Stati Uniti, in Qatar e in Canada dovrebbe contribuire a riequilibrare il mercato, ma la stabilità dei prezzi dipenderà ancora dalla forza della ripresa globale e dagli sforzi per sostituire il carbone con il gas nei Paesi emergenti.


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